Solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici della Portovesme Srl e ditte d’appalto
29 Dicembre 2024[red]
La Federazione PCI Sulcis Iglesiente solidarizza con i lavoratori e le lavoratrici della Portovesme Srl e delle ditte d’appalto.
A ridosso del periodo di festività assistiamo, con la chiusura della linea zinco, al pacco natalizio somministrato al territorio da parte della Portovesme Srl, la quale prosegue nella produzione di scorie da stoccare nelle nostre discariche ma taglia il lavoro. Se prima avevamo scorie e lavoro, oggi abbiamo solo scorie, un bel passo in avanti.
La vertenza della Portovesme Srl e di tutte le vertenze dell’industria di Portovesme dimostra come sia controproducente, sia per il Lavoro che per l’Ambiente, l’egemonia della logica dell’impresa e del mercato. Essa, ancora una volta, si mostra inadeguata ai nuovi emergenti bisogni di progresso sociale ed economico.
Volgiamo dunque la nostra piena solidarietà a chi lavora nel Polo Industriale, ma anche a chi non lavora o non lavora più, a chi è costretto a vivere sospeso nella roulotte degli ammortizzatori sociali e dell’assistenzialismo, unica risposta che i governi nazionali sanno dare, piegati come sono ai diktat delle imprese: una vicinanza che si estende di riflesso a tutte le disoccupate e disoccupati, precarie e precari.
D’altronde, non sembra che nel territorio si vada verso una vera mobilitazione per chiedere il rilancio dell’industria attraverso un piano industriale e investimenti pubblici che propongano delle filiere produttive che concorrano al soddisfacimento della domanda nazionale delle materie prime storicamente lavorate a Portovesme. Per far ciò occorre una ripianificazione e riqualificazione tecnologica degli impianti, un intervento diretto dello Stato, un nuovo protagonismo del Lavoro ed una mobilitazione politica e culturale che non sottostia più al controllo della logica del profitto d’impresa, la quale non rappresenta più una via sicura da percorrere, se mai lo fosse stata.
Lo ripetiamo ancora: riteniamo che occorra cambiare radicalmente l’approccio avuto finora; occorre sviluppare un piano industriale nazionale in cui vengano rilanciate le filiere produttive del Polo, in un’ottica di contribuzione al soddisfacimento del fabbisogno nazionale.
Lo Stato deve avere un ruolo centrale nella realizzazione e nella gestione degli investimenti, nazionalizzando le produzioni, stavolta con un’elevata attenzione all’impatto ambientale e alla salute.
Occorre inoltre un corposo rinnovamento tecnologico impiantistico e di processo, nonché un vasto, serio e credibile piano di bonifiche, argomento spesso dimenticato o trattato con superficialità.
Senza un vero Piano Industriale per la Sardegna e per il Paese, gli impianti di Portovesme e di tutti i poli produttivi, non solo sardi, rimarranno in balia degli interessi privati di investitori ai quali non interessa nulla dei lavoratori e delle lavoratrici; le vertenze continueranno, l’emergenza lavoro non avrà fine e gli impianti verranno definitivamente spenti.