Spirito di scissione
16 Aprile 2010
Giulio Angioni
Mi pare ovvio che oggi inganna e s’inganna chi dice che le distinzioni tra essere di sinistra ed essere di destra non hanno senso. Oggi come ieri essere di sinistra significa ritenere che un mondo siffatto è da cambiare. Essere di destra significa invece accontentarsene: anche senza darsene una ragione, ma perché conviene hic et nunc. Da chi pensa così, e agisce di conseguenza, io mi separo, specie se ritiene che non c’è niente da fare perché sarebbe naturale che le cose stiano così, che al massimo ci sono i santi e un’altra vita in cielo per cambiarle una volta per tutte, sì, da questa destra io mi separo, mi scindo e la combatto. Uso, come scriveva Gramsci in carcere, lo spirito di scissione, che consegue alla coscienza della subordinazione e alla strumentalità dei più a vantaggio di pochi. Oggi il mondo è ancora così, anzi è ancora più dura ed evidente la divisione tra ricchi e poveri, dominanti e subalterni, su scala mondiale. Però fa problema e imbarazza tutta questa spinta a prendere partito che ci agita di questi tempi: prendere partito di solito con animo da tutto o niente, o con me o contro di me, tutto buono o tutto cattivo. Da ultimo, per esempio, addirittura pro o contro Beppe Grillo, mentre continua lo schierarsi dividendosi in pro o contro il nostro referendum sardo sulla legge statutaria, e il pro o contro il PD e una volta scelto il PD il pro o contro questo o quel candidato a dirigerlo, con la complicazione ulteriore sarda del pro o contro Soru per questo e per quest’altro. Beppe Grillo, dicevo. Come si può avere anche verso di lui, verso l’ultimo Grillo di questi giorni, un atteggiamento da netto pro o contro, da tutto o niente, da nemico a nemico, che magari, mussolinianamente, va odiato? Per me Grillo dice cose condividibili, spesso in modo eccessivo, ma contro Grillo dicono cose condividibili o non condividibili anche certi marpioni della politica politicante. Come si può non essere d’accordo con Grillo che prende a male parole certi uomini e certi comportamenti della politica politicante? E come non diffidare di certi consensi a Grillo da parte sia della politica politicante e sia dei più ingenui e genuini impegni di certi suoi seguaci entusiasti? Perché mi devo schierare come in battaglia all’ultimo sangue? Io di Grillo non potrò mai avere il piglio e lo stile, come non potrò mai avere il piglio e lo stile di un D’Alema, a parte i contenuti dei loro discorsi, variamente condivisibili, variamente contestabili. Io invece vorrei non dovere sempre e ogni giorno continuare a schierarmi, non dover entrare in qualche rango, non dover prendere nettamente partito. Perché, sempre solo per esempio, io condivido molto di quelli del no al referendum statutario sardo ma condivido anche molto delle ragioni del sì nel medesimo referendum. E non mi venite a dire che questo è fare il pesce in barile, che è tartufismo, voler piacere a tutti e simili infamie. No, perché invece io nel non volermi schierare nettamente armi e bagagli né con Grillo né con i suoi bersagli io poi, altro che voler piacere a tutti, me la devo vedere sia con Grillo e sia coi suoi bersagli, eventualmente. Tanto poi le vicende del mondo e della vita ti fanno sempre combattere su più fronti, anche se troppi ti spingono sempre a schierarti solo su un fronte, tutto per gli amici e tutto contro i nemici. Insomma, vorrei che ci fossero meno occasioni di doversi schierare nettamente. Spesso lo schierarsi è un’esagerazione, un’esasperazione, un sopruso, un partito preso, appunto. Sono stufo di dover agire, parlare e persino sentire solo per partito preso, anche se non devo fare nessuno sforzo per prendere partito contro la destra italiana di oggi. Sarà un modo di sentire anche questo in linea coi tempi, quando tutto è commisto e incerto, centro, destra e sinistra, persino grillismo e antigrillismo, soriani e antisoriani, mentre invece tutto è relativo, a cominciare da quanto importa. Già, relativo, relativismo, eccola la parola, la nozione e l’atteggiamento che troppi ti vogliono far credere il peggiore, dal papa e gli ayatollah e ai paladini di questo e di quello. Se non diventasse subito anch’esso un partito agguerrito ed esclusivo e antirelativistico, posto che ne avessi l’energia, fonderei un partito di chi sostiene le buone ragioni del non dover agire e pensare per partito preso, ma in pro del puro e semplice pensare e comprendere e cercare di combinare meglio qualcosa, consci della relatività del punto di vista. Insomma, il qualunquismo, sta già concludendo qualcuno. No, il meglio verso cui possiamo tendere qui e ora, almeno di questi tempi post-guerra fredda e postmoderni e post-tutto sebbene decisamente antiterroristici, sembra proprio solo la ricerca del male minore, mentre anche quello che credevamo l’ultimo bene laicamente irrinunciabile, la nostra sacrosanta democrazia, cerca di imporsi qua e là a forza di distruzione, di tortura, di morti ammazzati. Ma poi, a forza di prendere partito a ogni soffio di vento, si distingue ancora il grande vento lungo della storia?
28 Aprile 2010 alle 16:55
Caro Giulio, grazie di questo pezzo. Io sento sempre più spesso questo imbarazzo. Recalcitro a schierarmi ed ho voglia di farlo. Gli antichi simboli del lavoro operaio e contadino li trovo ancora validi, bellissimi, evocativi, assieme alle idee di rivolta che non sono mai morte. Però essi non possono avere spazio vero in uno scenario che rende ogni scelta uguale e pateticamente falso essere pro e contro. Bisogna navigare apertamente – anche quando siamo in una qualsiasi riunione ed in una qualsiasi associazione del meno peggio – in quel mare grande più grande del mediterraneo sommato agli oceani, tenere vive le passioni, in funzione il cervello e sfuggire a questa rappresentazione gridata di opposti apparenti che ci pervade quotidianamente attraverso il teatrino dell’impolitica.
Assordano quelle urla che furono inaugurate simbolicamente, e non solo, da ‘A bocca aperta’ di Gianfranco Funari. Ogni tanto ci tocca fare un breve approdo per scegliere il meno peggio, ma subito bisogna riprendere la rotta (eppur bisogna andare) ed elaborare qua ma altrove un percorso diverso. Ovviamente esplicitandolo, come in fondo, anche in questa nicchia digitale, si prova a fare. E chissà, tra l’altro, che non ci riconsegni il gusto sano di un salutare, non fasullo, pro e contro.