Cagliari al verde
16 Settembre 2010Stefano Deliperi
Centinaia di cagliaritani, nei giorni scorsi come in pieno agosto, si sono trovati in Piazza Garibaldi contro l’ipotesi, tanto cara all’Amministrazione comunale della capitale del Mediterraneo, di far fuori un bel po’ di alberi. Una mobilitazione un po’ insolita per una città generalmente sonnacchiosa e pigra.
Come mai? Forse i cagliaritani iniziano ad averne le tasche piene di alcuni vezzi della propria amministrazione comunale.
Infatti, la premura del Comune di Cagliari verso il proprio verde pubblico è famosa: dagli alberi ad alto fusto della Via Amat (una delle poche vie alberate di Cagliari), deportati per far spazio a un parcheggio interrato privato a fine anni ’90 del secolo scorso, alla scalinata monumentale della Chiesa dei SS. Giorgio e Caterina, realizzata su un’area di verde pubblico lungo la Via Scano, dal tentativo abortito per la protesta popolare di far piazza pulita degli alberi in Piazza Giovanni XXIII alla recente deportazione delle Jacarandae di Piazza Maxia, l’Amministrazione comunale cagliaritana e i suoi solerti progettisti si sono distinti per un’antipatìa dalle motivazioni sconosciute verso alberi, arbusti e macchie.
Forse sarebbe opportuno indagare nella formazione e nelle pulsioni recondite dell’agronomo dott. Claudio Papoff, dirigente del Servizio verde pubblico del Comune di Cagliari. Ormai soprannominato dalla vulgata cittadina il commissario dell’arcipelago gulag oppure, più prosaicamente, mani di forbice. Per capirci, è il responsabile del procedimento e progettista di quell’osceno scempio ambientale e finanziario di Piazza Maxia, dove sono state deportate le Jacarandae, quello che ha fatto tagliare un pino di 40-50 anni presso la scalinata della Basilica di Bonaria “per esigenze televisive” in vista della visita del Papa (settembre 2008) senza curarsi dell’esistenza del vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni, D.M. 11 febbraio 1961) e che se la prende con gli ambientalisti perché gli impedirebbero di sistemare gli alberi come vorrebbe (vds. Il Sardegna, 28 gennaio 2009).
Insieme a lui fa coppia fissa – nei cartelli “inizio lavori” che annunciano le deportazioni arboree – l’architetto Fernanda Gavaudò, funzionaria comunale dallo sguardo un po’ stranito che occhieggiava dalla pubblicità elettorale delle ultime elezioni provinciali e comunali quartesi a sostegno dei candidati del centro-destra. Inutilmente, visto la scarsa popolarità elettorale manifestata.
Però, forse, anche l’agronomo Papoff e l’architetto Gavaudò sono solo delle vittime, sono solo esecutori condannati a eseguire pedissequamente la volontà altrui e la colpa sarebbe tutta del piano urbano della mobilità (P.U.M.), deliberato dal Consiglio comunale il 28 luglio 2009, che prevede lo scavo di ben 11 parcheggi sotterranei per recuperare 9 mila posti auto, perché – secondo il Comune – solo così sarà possibile pedonalizzare alcune strade cittadine.
Le radici degli alberi – si sa – non vanno d’accordo con i parcheggi interrati: quindi gli alberi vanno deportati altrove, spesso e volentieri in un gulag dietro il quartiere Fonsarda.
Ora è il turno di Piazza Garibaldi. Anch’essa diventerà uno dei tristi luoghi di quell’arcipelago Gulag degli alberi che è diventata ‘sta povera capitale del Mediterraneo?
Se le linee portanti del progetto abortito del 2000 saranno sostanzialmente confermate, saranno deportati anche i maestosi Ficus retusa della piazza, magari per piantare qualcuna delle solite palme e qualche arbusto. 33 alberi che rendono caratteristica la piazza e che, però, non piacciono proprio al dott. Papoff, secondo la relazione da lui stilata.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico hanno già inoltrato (18 giugno 2010) una richiesta di informazioni a carattere ambientale e di adozione degli opportuni interventi al Comune di Cagliari, al Servizio regionale della tutela paesaggistica e alla Soprintendenza per i beni ambientali di Cagliari con la finalità di ricercare – fin nella progettazione – la salvaguardia di un patrimonio arboreo monumentale di importante rilievo.
In più, la Direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio per la Sardegna (organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali) ha assoggettato l’edificio della Scuola Alberto Riva Villasanta, prospiciente la piazza, a vincolo culturale (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni) con proprio decreto 21 luglio 2010 (notificato al Comune di Cagliari il 12 agosto scorso).
La Scuola elementare, realizzata fra il 1912 e il 1930, ha assunto da tempo un ruolo monumentale nella forma urbis cagliaritana. Merita tutela e un suo utilizzo razionale e intelligente, consono al valore dell’edificio e della piazza. Attualmente è in corso un lungo restauro e finora non si sa che cosa il Comune di Cagliari intenda farne.
Una cosa è certa, però: una nuova Piazza Maxia non pare proprio che i cagliaritani la vogliano…
P.S. il Comune di Cagliari ha reso noto che si può scrivere al dirigente del settore competente Gerolamo Solina ([email protected]) per proporre luoghi dove reimpiantare gli alberi. Perché non scrivergli invece dove vorremmo venissero spostati assessori e funzionari comunali che si occupano della materia?
20 Settembre 2010 alle 18:43
Aderisco con entusiasmo alla proposta di Stefano Deliperi di spostare assessori e funzionari comunali invece degli alberi; in più, aggiungerei per loro come punizione esmplare l’obbligo di leggere ed imparare a memoria il bellissimo (ahimé troppo breve) libro di Jean Giono “L’uomo che pantava gli alberi” stando fermi un’ora al giorno (a mezzogiorno) in piazza Maxia per tutti i mesi estivi.
20 Settembre 2010 alle 22:50
bravissima Annamaria!!!