Strategie di Contestazione
16 Novembre 2008Pierluigi Carta
Ormai gli studenti di quasi tutte le università di Cagliari stanno mantenendo un’occupazione simbolica, gestendo vari spazi delle strutture accademiche per scopi essenzialmente pratici ed elaborativi, nonché emblematici. Molte scuole superiori e medie sono autogestite e ospitano giornalmente diverse delegazioni di studenti universitari e professori per una approfondita divulgazione dei contenuti della legge e dei suoi effetti. Decine di professori e ricercatori in tutta Cagliari stanno dando il loro contributo tenendo quotidianamente lezioni nelle piazze della città e presenziando a dibattiti e assemblee essenzialmente di sfondo giuridico e storico, ma anche culturale e scientifico. Ha riscontrato un particolare interesse il seminario tenutosi l’11 novembre presso la facoltà di Economia e Giurisprudenza in viale fra Ignazio, sono intervenute personalità quali Aldo Pavan, Gianmario Demuro, Lucia Cavallini ed Elisabetta Loffredo, che hanno spiegato dettagliatamente i vari punti di incostituzionalità della legge 133 e analizzato il funzionamento delle fondazioni private in generale, nei rapporti con gli atenei in particolare. Dopo il grande corteo che ha riempito le vie di Cagliari il 30 ottobre, gli studenti sardi hanno deciso di aderire all’incontro del 7 novembre, promuovendo una manifestazione alla quale hanno partecipato 6000 universitari e studenti delle medie superiori. La sfilata dal punto di ritrovo prefissato in piazza Carmine ha attraversato via Roma e viale Diaz, per concludersi poi in piazza San Cosimo. Il clima stavolta è stato benevolo e l’affluenza è stata abbastanza larga e spontanea, anche se si temeva un flop mediatico si è riuscito ad evitare l’effetto risacca; in questa città l’animo dei manifestanti era determinato ma festoso, non si è pertanto assistito a scontri né tensioni di alcun genere, come invece è avvenuto a Roma davanti alla stazione metropolitana di Piramide. L’apertura del corteo era affidata ad un gruppo di studenti di Lettere e Filosofia che hanno marciato, col volto coperto da anonime maschere bianche dietro all’oramai famoso “maestro unico”, al ritmo di Another Brick in the Wall dei Pink Floyd; tra i partecipanti era presente anche s’Accabbadora in nero, con tanto di falce, accompagnata dagli psicologi. Gli oramai numerosi gruppi di lavoro delle diverse facoltà stanno profondendo le loro energie nell’attività informativa verso la cittadinanza, per ora il target è perlopiù formato dagli studenti medi e dagli alunni delle scuole primarie. In questo compito ci si è trovati molto agevolati grazie sia all’intervento favorevole di molti presidi e professori, che dal vivo coinvolgimento dimostrato dalla massa studentesca. A tale scopo è stato formato un “gruppo scuola” interfacoltà che si occupa dell’organizzazione delle assemblee nei vari istituti superiori e medi, e della gestione dei contatti tra le varie realtà locali e regionali. Da mercoledì 4 novembre un gruppo di quattro delegati ha presenziato alle assemblee di numerose scuole superiori, tra le quali il Siotto, il Michelangelo, l’Eleonora d’Arborea, il Pacinotti e l’Alberti. Sicuramente per gli studenti di Scienze della Formazione, gli organizzatori della serata di giochi in piazza Carmine il 3 novembre, deve essere stata una grande soddisfazione riscontrare una larga partecipazione di bambini e genitori all’evento. Questi ragazzi contro il “maestro unico” hanno deciso di portare in piazza il Gioco Unico, in tale pomeriggio infatti si è esteso l’invito a tutti i bambini, i genitori, i nonni, le famiglie ed i maestri e le maestre che volevano opporsi all’attuale “riforma”. Il 5 novembre il CdM ha approvato il Decreto Legge n° 180 contenente “disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca”; il quale mitiga i tagli mannaia della L 133 e apre uno spiraglio nel blocco del Turn-over, portandolo dal 20% al 50%, ma solamente per gli atenei “virtuosi”. Tale decreto predispone che dal 2009 il 5% degli FFO (Fondi di Finanziamento Ordinario) verranno ripartiti in base alle pagelle che il Cnvsu (il Consiglio Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario) assegnerà agli atenei sotto valutazione; dal 2010 verranno invece riapplicati i tagli predisposti dalla legge del 2008. Il decreto inoltre contiene misure per favorire il diritto allo studio, quali l’aumento dei posti nelle residenze universitarie e 135 milioni per le borse di studio a favore degli studenti meritevoli e i capaci, resta da chiedersi di che utilità possa essere un numero maggiore di borse di studio se fra breve probabilmente non esisteranno molte strutture accademiche presso le quali andrebbero spese. Questa apertura al dialogo è stata accolta da diversi esponenti dell’opposizione e del mondo accademico con trionfalismi quanto mai impropri, perché non si tratta di altro che di uno zuccherino concesso per frammentare o acquietare la protesta che non accenna ad assopirsi come immancabilmente succedeva ogni anno di riforme. Riguardo all’arbitrarietà e all’inadeguatezza delle valutazioni degli atenei possiamo rapidamente citare l’esempio dell’ateneo di Cagliari, che è stato inserito tra gli atenei virtuosi, in quanto mantiene il bilancio in leggero attivo. Ciò che non viene valutato però dal Cnvsu è il fatto che questa “virtuosità” possa esser stata mantenuta solamente al prezzo di un rilevante aumento delle tasse universitarie nel precedente anno accademico. È accaduto in questi giorni un altro fatto degno di grande attenzione: la lettera aperta scritta da Francesco Cossiga per il Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Il vecchio senatore si ritiene costantemente in dovere di elargire consigli a ministri e comandanti su come gestire questa feroce Onda di protesta che sta dilagando nelle tranquille strade del “Bel Paese”. Nella lettera Cossiga sostiene che per far cessare il movimento studentesco sarebbe saggio da parte delle forze dell’ordine evitare scontri inutili e controproducenti, aspettare che la folla, una volta diventata violenta e sediziosa, si dia al vandalismo e sperare che le proprietà dei normali cittadini vengano danneggiate. Allorché gli scontri avranno causato qualche vittima innocente o qualche ferito grave, quello sarà il momento di disporre un intervento forte e massiccio, senza ovviamente arrestare persona alcuna, ma dando tanto lavoro ai manganelli; sotto l’occhio complice e compiaciuto dell’opinione pubblica stufa delle masse di “facinorosi” che invadono le città. Son parole sciagurate, certo, ma accolto dalle orecchie giuste questo messaggio potrebbe significare anche un avvertimento, un’intimazione all’attenzione verso chi questa protesta sta portando avanti. Resta da chiedersi da che parte stia realmente il nostro vecchio “gladiatore”.