Su grodde bos at a contare de me

16 Aprile 2019

Dettaglio murales – Foto associazione Auricella

[Alessandro Mongili e Maria Elena Sini]

Quasi ogni giorno, ormai da tanto tempo, aprendo Facebook ci ritroviamo davanti i versi di Nanni Falconi. Di lui si dice che sia il più grande poeta sardo, o il più grande scrittore. Per noi, è il più autentico. L’unico che parli al cuore. E forse il più moderno. È significativo che una letteratura così innovativa si esprima in Sardegna nella nostra lingua, e non in italiano, in cui le opere sarde manifestano quasi sempre un carattere imitativo o di genere, se non auto-esoticista. Finalmente le sue poesie, grazie all’editore NOR di Ghilarza, sono state pubblicate in un libro prezioso, l’opera più importante della letteratura in lingua sarda di questi giorni. Si intitola Su grodde bos at a contare de me (La volpe vi racconterà di me). Ilartzi: NOR, “Is cruculeus”, 2019.

It’est sa poesia? si chiedeva un altro grande poeta sardo, Montanaru, negli anni ’30. La poesia è verso, ma è anche concetto, talvolta analisi. Il verso di Fralconi si distacca dalla poesia a bolu, è verso libero, ed esprime il nostro tempo, con versi fulminanti come, ad esempio:

E su desertu est cussu bete de logu pro cuntzertos

Ue iscrutare su note

Lo sfogliamo e troviamo parole che non si limitano a descrivere un ambiente idilliaco, la sua poetica non è agiografia che si limita a esprimere l’amore per la propria terra, tipica di quei poeti confinati nelle solitudini paesane, per cui i loro versi hanno solo un valore sentimentale. La ricerca sulla lingua e sulla parola rende la sua poesia moderna, capace di affrontare temi intimi e personali in modo struggente, ma anche le contraddizioni sociali e altre problematiche attuali con forme di forte realismo. Non esprime una sardità mitizzata ma ancorata alla realtà. I suoi versi parlano della presenza della natura, rispetto alla quale non si pone come soggetto culturale e estraneo, ma come un compagno che in essa vede soggettività e presenza concreta. La sua opera stabilisce un equilibrio dialettico tra la vicenda umana e la realtà naturale, e in questo senso le sue poesie diventano un contributo che situa questa dialettica nel tempo. I versi di Nanni Falconi risentono delle sue alte frequentazioni letterarie che spaziano da Eliot a Whitman, poeti che ha tradotto in sardo, e queste letture lo portano lontano dalla poesia tradizionale in lingua sarda contrassegnata da un’ambientazione pastorale o rurale, cristallizzata in stilemi e modelli fissi sia nella metrica che negli argomenti. Nelle immagini che costruisce, la natura ha un ruolo fondamentale, l’uomo ne fa parte, ma al tempo stesso, attraverso il suo intelletto e la sua creatività se ne distacca e pertanto la sua scrittura si riflette nella natura per descrivere la condizione umana. Tuttavia, come dice il titolo stesso, lo sguardo della volpe è cambiato su chi lavora in campagna, la natura ha soggettività, e in fondo fra di noi ed essa esiste un continuum, se non un ibrido.

Nanni Falconi è un poeta proprio perché le sue poesie esprimono il suo punto di vista sulla realtà osservata, utilizzando un sardo ricchissimo, che conserva, riusa, rilancia e crea parole, verbi, modi di dire che altrimenti tenderebbero a perdersi attraverso contaminazioni e incuria diffuse verso la nostra lingua da parte di scrittori e parlanti. Leggere Falconi non è facile per noi poveri sardofoni da strapazzo, ma è un’esperienza di arricchimento lessicale e linguistico imperdibile per tutti coloro che curano il proprio sardo. Falconi innova, con licenza poetico-ortografica, le prove di regolazione della grafia sarda che possono essere ricondotte alla LSC, con significativi interventi sulle prostetiche, con grande sensibilità per le varianti lontane dal suo Logudoro, ma con encomiabile rigore e senza mai rendere caotiche o contraddittorie le sue scelte.

Scrive utilizzando il verso libero, scegliendo con attenzione le parole, per garantire la musicalità del verso, ma rifiuta la metrica che secondo lui ingabbia il pensiero e lo rende artificioso. Nel tempo ha acquisito la piena consapevolezza dei suoi mezzi e la sua voce si è fatta più sicura definendo il suo stile in modo più chiaro e riconoscibile, creando un linguaggio ricco di suggestioni grazie al quale incarna il sentire di un’anima affaticata ma mai vinta.

La pubblicazione di questo libro è un’occasione imperdibile per chiunque ami la poesia e per chi crede che l’innovazione delle forme espressive della letteratura sarda, così come l’espressione artistica autentica, siano essenziali per una Sardegna migliore. Ma, questa pubblicazione, è un balsamo per chiunque, semplicemente, ami la buona letteratura e la buona poesia.

1 Commento a “Su grodde bos at a contare de me”

  1. “Apipiradore de paràulas”, Nanni Falconi e la poesia – Donne della realtà scrive:

    […] recensione di Alessandro Mongili e Maria Elena Sini apparsa su http://www.manifestosardo.org: «Quasi ogni giorno, ormai da tanto tempo, aprendo Facebook ci ritroviamo davanti i versi di Nanni […]

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