Sulla criminalità organizzata in Sardegna
1 Ottobre 2023[Graziano Pintori]
Mi è sempre più difficile credere che la mafia non abbia fatto il “nido” anche in Sardegna. Su questo punto mi fa specie l’ostinazione di molti, compresi anche politici professionisti, che negano, con verbosi arzigogoli, la presenza criminale di stampo mafioso nell’isola: come se godesse di una speciale immunità rispetto ad altri luoghi.
Aldilà di questa personale convinzione, nel leggere la cronaca politica/malavitosa di questi giorni, due dichiarazioni, di altrettanti esponenti politici sardi, hanno sollecitato l’intervento su questo tema. Il primo sollecito l’ho ricevuto dal titolo a tutta pagina che un quotidiano dedica al consigliere regionale Giovanni Satta, che dice: “ Ma quale mafia! Ci aiutiamo fra noi”. L’interpretazione di questa frase potrebbe essere che quel “fra noi” sta a indicare determinate famiglie politiche che amministrano la cosa pubblica, un ruolo che consente di favorire e/o dare aiuti in modo unilaterale a taluni ed escludere scorrettamente altri.
Gli altri, suppongo, sono quelli appartenenti ad altre famiglie politicamente opposte. Oppure, gli altri sono la stragrande maggioranza dei cittadini onesti, che si arrabattano per raggiungere il diritto di poter progettare il proprio futuro affidandosi alla propria intelligenza, professionalità e volontà. Dal mio punto di vista “Ci aiutiamo fra noi” sottende a rendere questo tipo di politica personalizzata alla pari di un’opera francescana, in cui poter celare, anche con la benedizione dello spirito santo, certe attività criminose, come il voto di scambio, oppure altri illeciti che travalicano le buone regole del fare politica.
La seconda affermazione che mi ha lasciato basito è quella espressa dal Presidente della RAS Solinas. Egli afferma: “Non abbiamo per natura antropologica l’attitudine di essere terra di mafia”. Un’affermazione che cozza con una realtà socio – economica di cui il Presidente non può non tenere conto. E’ risaputo che la nostra isola è meta, da svariati anni, degli “appetiti” della malavita organizzata. Ossia quelle organizzazioni criminali che trasformano capitali illeciti in attività economiche pulite, che grazie alle leggi vigenti in Sardegna possono fruire di corposi finanziamenti. Altri fatti che denunciano la presenza mafiosa in Sardegna, a mio parere, sono i fiumi di droga che inondano le nostre coste, città e paesi. Una grossa attività di denaro, di affari e fatti criminosi che si avvalgono di organizzazioni malavitose forti, armate, ben determinate e capaci nel raggiungere i propri scopi. Attività dotate di regie criminali di alto livello, in cui gli accoliti sardi sanno svolgere bene il loro ruolo, essendo profondi conoscitori dei sentieri dell’illegalità, in cui s’intrecciano le campagne con i centri abitati dell’isola. Personaggi che non possono essere confusi con certi bulli che in anonimato ricordano Berlusconi, gatti morti e Messina Denaro tramite annunci mortuari. Sicuramente corrisponde al vero che la mafia antropologicamente ha origine in un ambiente culturale, geografico ed etnico, ciò non toglie che la criminalità mafiosa si sia globalizzata come il mercato, contagiando in questo modo tutta la penisola, Bolzano compresa. Non mi consta che la Sardegna, Signor Presidente, si avvalga di una speciale immunità contro questo male.