Sulla manifestazione del 25 Marzo contro il termodinamico
1 Aprile 2017Antonio Muscas
La manifestazione del 25 marzo svoltasi a Gonnosfanadiga ha riscontrato un notevole successo mediatico, contribuendo a far conoscere, fin oltre i confini isolani, il problema termodinamico e delle energie rinnovabili in generale.
Oggi una delle maggiori preoccupazioni è diventata il cambio di strategia di alcuni attori dell’affare rinnovabili. Fino a poco tempo fa si assisteva ad uno scontro aperto tra chi veniva tacciato di essere “ambientalista del no a tutto” e “i portatori di progresso e innovazione”, quelli del “bisogna pur rinunciare a qualcosa”.
Ora, la vera matrice di tutti gli innumerevoli progetti “altamente tecnologici, garanzia di posti di lavoro e ricchezza”, realizzati in lungo e in largo per la Sardegna comincia ad apparire nella sua veste reale. Dando ragione a chi, già da anni, pur nello sbeffeggio generale, denunciava: il “progresso”, le “rinnovabili”, nient’altro sono che pura speculazione, portata avanti senza progettualità e pianificazione alcuna, ma carica di efficaci, seppur banali, promesse di lavoro e ricchezza per tutti. Srl da dieci, quindicimila euro di capitale sociale, grazie soprattutto all’intercessione politica, promuovono avventurosi progetti da decine di milioni di euro, finanziati con fondi di dubbia provenienza, in cui pullulano le infiltrazioni di società e capitali mafiosi. Per costoro i guadagni sono lauti e garantiti, mentre i posti di lavoro, cavallo di Troia per aprirsi i varchi nei territori ridotti alla miseria e utili alla propaganda politica dei signorotti locali, sono praticamente inesistenti. E così le ricadute economiche e sociali: meno che nulle, quando non deleterie, in conseguenza degli altissimi costi ambientali, culturali e socio-economici e, inevitabilmente, delle spese, immense e ancora da essere valutate e comprese appieno, di smantellamento, bonifica, ripristino ambientale e paesaggistico: lasciti a carico del pubblico e delle comunità, se ancora potranno disporre di qualche spicciolo. Ed ecco allora, come per miracolo, apparire alle manifestazioni di protesta, prima alcuni personaggi ambigui, dopodiché, sorprendentemente, numerosi rappresentanti politici, istituzionali e sindacali, promotori degli stessi progetti e delle stesse politiche speculative.
Se vogliamo vincere le nostre battaglie sono fondamentali la sensibilizzazione generale e la chiarezza; è importante far emergere le contraddizioni di chi ha tutto l’interesse a confondere le acque. A cominciare dalla giunta Pigliaru, apparentemente controparte del governo italiano in questa vertenza ma nella realtà sua fedele suddita, nonché complice e promotrice essa stessa delle peggiori politiche degli ultimi decenni.
A dimostrare l’ambiguità e la malafade di questo governo sardo sono sufficienti alcuni esempi: in primis l’appoggio convinto alla controriforma della Costituzione, la cui famigerata “clausola di supremazia” e il previsto accentramento delle competenze e quindi del potere nelle mani del Governo Italiano, avrebbero impedito la nostra opposizione a qualunque progetto di speculazione; il ricorso al Consiglio di Stato per ribaltare l’esito delle battaglie vinte da cittadini e comitati contro le serre fotovoltaiche di Narbolia e l’inceneritore di Tossilo; la nuova legge urbanistica, grazie alla quale saranno possibili incrementi volumetrici del 25% nella ristrutturazione di stabili che insistano dentro i 300 metri dalla battigia e i 150 nelle isole minori – e con la legge regionale n. 26/2016 di sdemanializzazione, e perciò privatizzazione, delle terre civiche; il progetto di realizzazione di una nuova centrale a carbone a Portovesme; il nuovo piano Regionale Rifiuti, col quale si destinano centinaia di milioni di euro alla realizzazione di nuove discariche e inceneritori, obbligando di fatto i comuni a bruciare i rifiuti e impedendo l’adozione di strategie virtuose. A ciò si aggiunga il taglio dei trasporti pubblici, il dimensionamento scolastico – secondo dettami “italiani” contrari alle logiche e necessità sarde – la privatizzazione della sanità e il conseguente smantellamento di quella pubblica – con la realizzazione del Mater Olbia (struttura privata, finanziata con centinaia di milioni di euro di soldi pubblici e 260 posti letto convenzionati da sottrarre, ovviamente, ai presidi pubblici, generalmente ubicati nelle zone interne, le più critiche e più a rischio spopolamento).
Nella lunga lista di scempi i principali attori e maggiori responsabili sono facilmente e inequivocabilmente riconducibili ora nel PD e i suoi alleati come ieri nel PDL; oltre, naturalmente, a quelle organizzazioni sindacali e di categoria o loro singoli rappresentanti, difensori della chimica “verde”, delle centrali a carbone, delle industrie della morte e delle finte industrie, i cui simboli e volti sovente distinguiamo in questo genere di manifestazioni.
Perciò è importante conoscere a fondo le tematiche, riflettere, acquisire coscienza, responsabilizzarsi, rifare comunità; capire che non sono possibili battaglie a metà, di difesa di interessi di parte a discapito di tutto il resto; non sono possibili accordi con chi, pur stando dalla nostra parte qui e oggi, non si fa scrupoli di tradire e devastare altrove.
È indispensabile rioccupare i nostri spazi, senza cedere a ricatti o tregue, in nome di un presunto obiettivo comune, con i camaleonti e trasformisti. A loro non deve essere più concesso né spazio né pace, almeno fino a quando la nostra pace, il nostro spazio e la nostra salute saranno violati.