Sulla separazione delle carriere
30 Luglio 2023Carlo Nordio, Ministro della Giustizia
[Carlo Augusto Melis Costa]
Chi ha conosciuto l’atmosfera dei processi di metà degli anni 80 ha potuto apprezzare come, a parte le consuetudini e di rapporti personali, il processo fosse un avvenimento dove l’avvocato rappresentava un ospite più o meno gradito, e dove non era raro assistere alle scuse palesi di desolati presidenti del Tribunale al pubblico ministero in caso di assoluzione, mentre gli avvocati, soprattutto se non appartenenti a determinati circoli o confraternite, erano spesso relegati al ruolo di comparse di contorno.
Il codice Vassalli ha cambiato moltissimo la struttura della giurisdizione. Ma ha soprattutto avuto un effetto didattico sugli operatori e sull’attività del legislatore. Possiamo dire effettivamente che dal 1989 il processo è entrato in una fase evolutiva.
E sicuramente ha avuto un effetto positivo anche la serie di riforme che per caso portano la firma del più squinternato ed improbabile guardasigilli della storia italiana, il tecnico del suono Castelli elevato per caso al ruolo di legislatore.
Con il progetto di riforma Nordio sembra apparentemente di proseguire sul percorso della separazione dei ruoli delle carriere e delle funzioni introdotta col codice Vassalli. C’è, però, oltre la paternità politica del progetto, che francamente non interessa, un pericolo occulto che non tutti hanno percepito.
Quello cioè di un ingigantimento del ruolo della polizia giudiziaria nell’ambito dell’attività giurisdizionale accusatoria e di un eccesso di delega, di converso, del pubblico ministero alla polizia giudiziaria medesima. Da questo difetto congenito, chiamiamolo così, possono scaturire distorsioni importanti anche di tipo culturale.
È recente, ad esempio, la recente richiesta di un pubblico ministero, pure esperto, del ritiro del passaporto di un cittadino italiano sulla base del fatto che costui avrebbe collaborato col PKK curdo. La polizia giudiziaria, commettendo un errore grave e palese, ha suggerito la misura al pubblico ministero sulla base del fatto che il PKK fosse nelle liste delle organizzazioni terroristiche.
Il fatto che questa organizzazione non lo fosse più da anni ha attribuito un colore beffardo alla richiesta dell’accusa, con il Tribunale che ha prontamente riconosciuto l’errore.
Ora con la riforma Nordio, se verrà emanata, il pericolo di eccesso di delega e dell’appannamento della funzione giurisdizionale dell’accusa a discapito del ruolo della polizia giudiziaria potrà divenire la norma.
Riflettiamoci bene.