Sull’autodeterminazione del popolo curdo non possiamo paragonare la sinistra turca con la sinistra italiana

25 Luglio 2023

[Claudia Zuncheddu]

Claudia Zuncheddu, portavoce di Sardigna Libera risponde all’articolo di Roberto Loddo dal titolo Cosa può insegnare l’esperienza curda ai partiti indipendentisti sardi.

In Turchia il sistema elettorale con soglia di sbarramento del 7% mira a spazzare via il popolo curdo, benché rappresenti il 18% della popolazione turca. Questi processi non sono nuovi per le minoranze politiche sarde, a loro volta discriminate e vessate dalla legge elettorale regionale del 2013. Le soglie di sbarramento del 10% per le coalizioni e del 5% per le liste non coalizzate, è l’ulteriore tentativo per escludere elettoralmente le nostre minoranze costringendole ad alleanze forzate e incompatibili.

Proprio sulla compatibilità c’è da chiedersi quanto l’attuale centro sinistra rappresenti i valori di una reale sinistra libertaria ed ecologista, senza scomodare il civismo, l’autonomismo e il diritto all’autodeterminazione. Se in Sardegna confrontiamo l’operato politico dei governi di centro destra e di centro sinistra, negli ultimi dieci anni, sui temi come servitù militari, sviluppo economico, politiche industriali ed energetiche, ambiente, controllo del territorio, per non parlare di scuola, trasporti e sanità, arriviamo alla triste conclusione che le posizioni e i risultati di fatto sono ampiamente sovrapponibili.

Andando alla radice del problema, nessuno dei due poli ha mai messo in discussione, in termini di competenze e di applicazione dello Statuto, il rapporto di sovranità fra Stato e Regione. L’anomalia è nel rapporto di tipo burocratico, autoritario, verticale e verticistico fra lo Stato italiano e la Regione Autonoma della Sardegna e fra essa e le proprie comunità e territori. Un sistema che sottrae l’autonomia di scelta, di controllo e di programmazione dei territori alle comunità e alle autorità locali.

La centralizzazione dei poteri e la perdita di ogni sorta di autonomia locale, è un fenomeno da tempo noto a noi sardi, benché sia sotto gli occhi di tutti l’acuirsi sempre più violento di quei processi di accentramento oligarchico da tempo preannunciati in Italia. Ciò che emerge sul piano economico e di sostegno alle attività dei singoli territori, è l’impossibilità a promuovere percorsi ecosostenibili assecondando le aspettative delle singole comunità.

Non si tratta di riscrivere solamente un nuovo statuto di autonomia, come in tanti predicano da tempo, ma di ribaltare come già detto, i termini del rapporto di potere fra Regione e territori nel rispetto delle autonomie locali.

Si tratta di mettere al centro del dibattito l’autonomia e le libertà delle comunità, in contrapposizione al centralismo autoritario della RAS che pari pari riproduce lo stesso modello della sua sudditanza allo Stato italiano. Questo genera l’impossibilità di una programmazione in sinergia con i territori.

Ritengo che questi siano alcuni punti fondanti per un nuovo statuto di autonomia e di autodeterminazione. La crescita delle disuguaglianze economiche, sociali e culturali dei territori e delle comunità, sono conseguenti alle logiche di rapina delle risorse e di profitto di singoli e di multinazionali.

Ne è un palese esempio quello che sta avvenendo sulle fonti di energia rinnovabili, dove la transizione energetica è interpretata come un nuovo accumulo di ricchezza per pochi a danno di molti. La pressione coloniale degli speculatori dell’eolico sulle nostre comunità e il caso delle “licenze facili” che piovono dall’alto, senza consultare né informare le comunità, è consentita proprio dai rapporti gerarchici tra Stato-Regione e Regione-comunità.

A nessuno importa la distruzione di un patrimonio irripetibile e non riproducibile come l’ambiente e il paesaggio. Chi media tali rapporti se non gli schieramenti politici che governano con opposizioni che stanno a guardare dalla finestra?

Ma torniamo a noi. Purtroppo questo centro sinistra, in Sardegna, ha pochi valori di sinistra, nelle sue azioni non è né libertario, né ecologista e ancor meno è favorevole ad un reale processo di autodeterminazione del popolo sardo.

Quali sono le reali affinità che potrebbero essere alla base di possibili accordi e alleanze con movimenti identitari, indipendentisti ed ecologisti in previsione delle imminenti elezioni regionali ed europee?

Alcuni promotori della legge elettorale del 2013, che nessuno ha mai voluto abrogare, dopo aver governato a destra e manca con ruoli apicali per tre legislature, oggi promuovono il tavolo del centro sinistra con alcuni indipendentisti, ma con quale credibilità?

Di certo il percorso del civismo, territorialismo, ambientalismo e dell’autodeterminazione proprio delle nostre minoranze politiche, non può essere lo stesso di chi le ha ostacolate.   

E’ vero che in politica vanno considerati i rapporti di forza. E’ vero che le minoranze non hanno gli stessi strumenti di persuasione e di controllo delle coscienze, degli avversari, ma è altrettanto vero che attualmente non esistono punti di convergenza con questo centro sinistra, su cui costruire alleanze utili alla nostra causa.

Tornando ai fratelli curdi, con i quali condividiamo i valori di solidarietà, di giustizia sociale e l’aspirazione alla creazione di un proprio stato indipendente, riteniamo che ogni esperienza politica e di alleanze vada con molta attenzione storicizzata e contestualizzata.

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