Takoua Ben Mohamed e il nuovo 25 Aprile
16 Aprile 2018[Graziano Pintori]
Su iniziativa della sezione ANPI di Nuoro, alla biblioteca “S. Satta”, il 6 Aprile scorso si è creata l’occasione di poter ascoltare una lezione di vita, basata sull’esempio concreto di quanto la forza del sorriso riesca a far soccombere gli impulsi razzisti e xenofobi, che allignano in molti di noi. Mi riferisco all’intervento di Takoua Ben Mohamed, fumettista ironica con il sorriso sempre impresso sulla sua bella e simpatica faccia; si tratta di una ragazza di ventisei anni invitata a parlare del suo libro “Sotto il velo”, il racconto in fumetti della sua vita vissuta a Roma, con il padre rifugiato politico tunisino e la sua famiglia, unitasi dopo anni di forzata separazione. Takoua va in giro per scuole e altri luoghi pubblici dell’Italia, per confrontarsi con studenti e persone, tutti curiosi di vedere, conoscere, sapere come pulsa il cuore e come si srotola l’intelligenza di una ragazza con il velo. Infatti, per molti, è stata l’occasione per scoprire che i contenuti dei suoi disegni e le parole delle nuvolette parlano di storie vere, di promozioni interculturali e dialoghi interreligiosi. Il tutto condito da consistenti dosi di ironia, che è il sale delle sue battaglie contro il pregiudizio, il razzismo, la paura. Cogitazioni, queste ultime, che trovano concretezza in ciò che dice e scrive: “ho il difetto di essere troppo, terribilmente ottimista, e credo sempre che non esistano due culture che non hanno niente in comune, ed è dai punti in comune che si costruisce il dialogo!”. E la convivenza, aggiungiamo noi. Sarebbe una bella cosa adottare questo pensiero in occasione del 25 Aprile, giorno in cui celebriamo la Liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista, mentre scorre l’anno del 70° della Costituzione italiana. Sarebbe una bella cosa adottare la frase di Takoua come sbarramento ai nuovi fascismi che minacciano la convivenza civile delle nostre comunità. Minacce di cui non possiamo fare a meno di ricordare in questo giorno, perchè siamo testimoni di atti intimidatori contro la libertà di stampa, quali quelli subiti dai giornalisti di Repubblica e l’Espresso; perché sappiamo dell’irruzione squadrista che hanno dovuto subire i membri di un’associazione di solidarietà pro migranti di Como, sottoposti, durante una riunione, all’ascolto silenzioso e passivo di proclami razzisti e xenofobi contro gli stranieri. Per ultimo, non possiamo nascondere e non voltare lo sguardo sui fatti di Macerata, teatro dell’esaltazione razzista e del mito della violenza, spinti oltre ogni limite del buon senso, della tolleranza e del rispetto della razza umana, la sola specie che distingue le persone dalle altre specie animali. Per questi inquietanti tonfi nelle acque della democrazia abbiamo bisogno sempre più di tante Takoua Ben Mohamed; abbiamo sempre più bisogno della nostra Costituzione nella sua integrità, perché con essa si può percorrere la strada della modernità e della politica democratica; abbiamo necessità d’inclusione delle classi popolari nello Stato, le stesse che, qualche anno prima della nascita della Carta Costituzionale, il 2 giugno 1946, determinarono la caduta della monarchia sabauda favorendo la nascita della Repubblica Italiana. Abbiamo bisogno, ripeto, della nostra Costituzione Repubblicana e Antifascista perché abbiamo voglia di pace e liberarci dalla paura, per i fuochi di guerra che imperversano sul nostro pianeta. Abbiamo costantemente bisogno di ricordare, come dice il nostro caro partigiano Eros Lorenzoni, che nella Costituzione s’intrecciano i valori di uguaglianza e giustizia con il solidarismo cristiano e i principi cardine del liberismo democratico.
Il 25 Aprile al cimitero di Nuoro tutti i rappresentanti delle istituzioni sosteranno davanti alla lapide di Antonio Mereu, che idealmente rappresenta tutti i partigiani che con il loro estremo sacrificio ci consentono, ancora oggi, di poter praticare, liberamente, molti dei valori già accennati in questo breve intervento, nonostante le insidie antidemocratiche li sottopongano a dure prove di resistenza. Non per niente, noi dell’ANPI, siamo mobilitati e convinti che la Costituzione Italiana debba essere sempre difesa e sempre più utilizzata come strumento di formazione culturale per nutrire la tolleranza, l’uguaglianza, l’inclusione, la libertà e il lavoro.