Territorio e ambiente senza inquinamento
16 Luglio 2016Red
Salvaguardia dell’ambiente, interessi economici, tutela della salute dei cittadini: quali sono le condizioni della Sardegna? Se ne è parlato mercoledì 13 luglio durante il convegno “Territorio e ambiente senza inquinamento: soluzione possibile?”, organizzato dal Presidio Piazzale Trento e dal Comune di Assemini.
Assemini, 14 luglio 2016– Sardegna terra di bandiere blu e mare cristallino, ma anche territorio dove un sardo su tre vive in un luogo da bonificare. Sardegna isola dove queste contraddizioni si ripercuotono sulla salute degli abitanti, a cui è ancora negata la presenza del Registro tumori.
“Non bisogna essere allarmisti, ma noi Medici per l’Ambiente siamo allarmati”. A parlare è uno dei relatori del convegno “Territorio ambiente senza inquinamento”, organizzato dal Presidio Piazzale Trento e dal Comune di Assemini, Vincenzo Migaleddu, portavoce regionale dell’associazione Medici per l’Ambiente, che pone l’accento sullo stato di salute dell’isola. “In Sardegna abbiamo subito un modello di sviluppo che ci ha lasciato in eredità 445 mila ettari iscritti nei Sin, Siti di interesse nazionale: ne fanno parte Sassari e Porto Torres, tutti i comuni del Sulcis, il Guspinese, arrivando a Sarroch. La Campania, ad esempio, nota per la Terra dei fuochi, ha 110 mila ettari in meno da bonificare. Lo studio ‘Sentieri’ dell’Istituto superiore di Sanità” continua Migaleddu, “ha evidenziato come nell’isola, circa un sardo su tre viva in un territorio Sin, mentre nel resto d’Italia la percentuale è di un abitante su sei”. Numeri poco confortanti che pesano come macigni sulla salute dei sardi, colpiti da una serie di patologie che gli studiosi pensano siano influenzate da condizioni ambientali.
A dare una grossa mano alla ricerca potrebbe essere l’istituzione di un Registro tumori che copra il territorio regionale, per cui si batte il comitato Sa luxi. “I Registri tumori sono strutture impegnate nella raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio” spiega la vice presidente del comitato, Rosanna Cadelano. “Ad ora, sono attivi 43 registri di popolazione e 5 specializzati che seguono complessivamente 28 milioni di italiani. Nuoro e Sassari lo hanno già da tempo e ci battiamo per garantire quello che è un diritto anche per cagliaritani, oristanesi e sulcitani. E’ molto importante legare la raccolta dati con la residenza perché in questo modo la casistica raccolta rifletterà la reale condizione di un territorio. A maggio 2015 l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru, ci ha accolto, prestato attenzione, ma la situazione è ancora in stallo. Gli chiediamo numeri e scadenze, avere il Registro è un nostro diritto”. E chiede a voce alta che questa condizione di stasi venga superata anche il Comune di Assemini che, per bocca della vice sindaco Jessica Mostallino, ha annunciato “la presentazione di una proposta di delibera diretta alla Regione per premere, per chiedere di capire e per avere tempi certi nell’istituzione del Registro”. Si unisce al coro anche la portavoce del comitato Gettiamo le basi, Mariella Cao, che propone di affiancare anche il registro epidemiologico comunale.
Come ha spiegato Catia Signorelli del comitato Terrasana, “ognuno di noi può fare tanto per proteggere il territorio e l’ambiente” si può quindi, alla luce di questi dati, fare di necessità virtù e fare della tutela e del ripristino dell’ambiente un modo per ‘battere la crisi’ e far ripartire l’economia dell’isola? Secondo l’ambasciatore del Movimento decrescita felice, Maurizio Pallante, la risposta è sì. “Noi sprechiamo il 70 per cento dell’energia che produciamo, spendendo inutilmente un sacco di soldi. Quegli stessi soldi che potremmo investire in un piano di ristrutturazione energetica dei nostri edifici: senza agire sugli impianti, ma solamente attraverso la coibentazione delle pareti e il cambio degli infissi, si avrebbe una riduzione del 50 per cento dei consumi. Quanti posti di lavoro si creerebbero? Possiamo uscire dalla crisi se investiamo in tecnologie più avanzate di quelle odierne, volte a ridurre gli sprechi, facendoci avere ciò di cui abbiamo bisogno utilizzando meno materie prime”.