Su Tossilo sempre più ombre
16 Ottobre 2016Red
L’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti, pubblicato recentemente sul sito della Regione, sembra costruito più per confermare il nuovo inceneritore di Tossilo, piuttosto che per governare nei prossimi 6 anni la gestione dei rifiuti con il buon senso e la verità dei dati che vengono proposti nell’aggiornamento stesso.
Tale valutazione è già di per sé grave se si considera che molti comuni della provincia di Nuoro si erano espressi contro l’inceneritore di Tossilo e per una concreta alternativa all’incenerimento, sostenendo le tesi del Comitato di cittadini NBF. Anche i comuni di Macomer e Borore, insieme all’Unione dei Comuni del Marghine, avevano sostenuto nei loro deliberati che “ ,,,,,i rifiuti si smaltiscono dove vengono prodotti ……….In Sardegna risultano sufficienti due impianti di smaltimento: il primo con riferimento all’area metropolitana di Cagliari e alla Sardegna centro orientale (l’impianto esistente del CACIP), il secondo da realizzare nel corridoio territoriale Sassari-Olbia ed avente a riferimento la Sardegna centro-settentrionale….., sostenendo fra l’altro che sull’impianto di Tossilo nessuna disponibilità alla sua implementazione produttiva, nessuna disponibilità alla sua operatività nel medio e lungo periodo.
La pensano ancora così?
Dalla lettura del piano aggiornato si rileva invece che a regime (nel 2022) si dovrà raggiungere una raccolta differenziata pari all’80% e il secco da incenerire sarà pari a 158.000 t/anno (138.000 t/anno di secco residuo, 20.000 t/anno da scarti di raccolta differenziata). Inoltre é prevista una modifica del sistema di incenerimento a due poli (Cagliari e Sassari) scelto dalla Regione Sardegna con il piano del 2008, con la cancellazione del polo di Sassari e la sua sostituzione con il nuovo secondo polo di Tossilo. L’impiantistica di incenerimento potrà quindi trattare 200.000 t/anno di secco residuo (Cagliari 140.000 t/anno, Tossilo 60.000 t/anno), e lo stesso inceneritore di Tossilo potrà essere eventualmente dismesso dopo il 2030, vale a dire tra 15 anni, un tempo che certamente non è né “breve”, né tantomeno salubre.
L’incongruità delle scelte operate nell’aggiornamento si leggono sin da questi pochi dati che ci parlano di un’impiantistica di incenerimento sovrabbondante già dal 2020 rispetto alle quantità di rifiuti da incenerire e di una previsione fortemente sbilanciata a favore dell’incenerimento del secco residuo piuttosto che del recupero di materia, sempre possibile anche con una RD dell’80%.
L’aggiornamento del piano, pubblicato lo stesso giorno dell’udienza al Consiglio di Stato che ha accolto la sospensiva delle sentenze del TAR, è attualmente sotto procedura di assoggettabilità a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) prima ancora di essere stato sottoposto ad una sua discussione/valutazione da parte della politica (locale e regionale) e dei cittadini, in contrasto con quanto previsto dalla normativa comunitaria (Direttiva 2011/92/UE, convenzione di Aarhus) e nazionale che garantiscono la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, ribadendo che lo stesso pubblico debba essere consultato il prima possibile nell’ambito delle procedure.
Nessuna consultazione è stata fatta, a quanto ci risulta, neanche delle Amministrazioni locali, tra le quali in primis ci sarebbero dovute essere quelle del Marghine.
Dal documento sottoposto ad assoggettabilità a VAS si desume invece che gli stessi estensori del piano, tutti rigorosamente filo inceneritoristi di vecchia data e in buona parte responsabili in qualche modo di diversi atti già giudicati illegittimi dalle sentenze del TAR Sardegna, ritengono che l’aggiornamento del piano non debba essere sottoposto a VAS, aprendo così un percorso amministrativo che né la Giunta regionale, né il Consiglio regionale, né tantomeno i Comuni e i cittadini potranno contestare anche con proposte alternative all’incenerimento, come già accaduto.
Sappiamo che la prima riunione sulla procedura aperta per l’aggiornamento del piano sarà riservata esclusivamente agli enti (province ed enti strumentali della regione) che niente hanno a che fare con le decisioni e le scelte politiche da effettuarsi nel territorio e si terrà il 2 novembre, il giorno dei morti.
Sarà anche questo un segnale?
Il Comitato Non Bruciamoci il Futuro e l’Associazione Zero Waste Sardegna, mantenendo l’impegno di resistere anche all’ordinanza del Consiglio di Stato, rivolgono un appello ai consiglieri regionali e a tutti i Comuni della Sardegna e in particolare a quelli del Marghine e della provincia di Nuoro, affinché respingano le scelte incongruenti, palesemente sbilanciate nei confronti del nuovo inceneritore di Tossilo e anche squilibrate rispetto alla potenzialità di incenerimento prevista, e che non tengono conto delle alternative all’incenerimento, oramai già consolidate e disponibili.
L’appello è rivolto anche a tutti i cittadini affinché pretendano dalle proprie amministrazioni comunali un intervento, anche con propri deliberati, sulle scelte previste nel proprio territorio sulla gestione dei rifiuti, e su altro. Tali scelte devono assicurare non solo la tutela della salute e la salubrità del territorio, ma debbano anche rappresentare il risultato di una proficua partecipazione di cittadini e di proposte alternative.