Tra Mediterraneo e Sardegna, il rilancio del presente

12 Ottobre 2024

[Roberto Paracchini]

Pubblichiamo un articolo di Roberto Paracchini in forma di dialogo sull’ultimo libro di Silvano Tagliagambe Il Mediterraneo dentro, la Sardegna tra memoria e avvenire pubblicato per Mimesis Edizioni.

Voce. Davvero i tuoi bisbisbissavoli vivevano del tutto isolati in Sardegna?

Autore.No, ma che dici?

Voce. Veramente non lo dico io ma lo narrano in tanti affermando che la Sardegna, essendo un’isola, non poteva che essere isolata; ed raccontano anche che voi tutti siete figli di una Sardegna arcaica.

Autore. Allora capovolgiamo il paradigma.

Voce. Paradigma?

Autore. Sì, indica una visione d’insieme quando è dominante su tutti gli aspetti di interpretazione di una determinata realtà.

Voce. Mi vuoi forse dire che è ininfluente che la Sardegna sia circondata dal mare?

Autore. No, anzi, il contrario. Prova a metterti sul litorale e volgi lo sguardo non al tracciato terrestre ma a quello marino. Ti sembrerà di mandare lo sguardo all’infinito, tra viaggi e scoperte e non certo di essere in un luogo isolato.

Voce. D’accordo, ma tutti i discorsi che voi sardi fate sulla mancata continuità territoriale?

Autore. Non confondere i problemi attuali dei trasporti con quello che il Mediterraneo è stato nei secoli per la Sardegna.

Voce. Una parte di voi sostiene, però, che la Sardegna sia stata per decenni molto arretrata anche perché più isolata per le difficoltà dei collegamenti.

Autore. Non esattamente. Innanzi tutto tieni presente che i dibattiti sulla storia della Sardegna sono molto ampi…

Voce. Quindi?

Autore. Quindi nel leggere i fatti storici dobbiamo decifrare, colmare i vuoti, cercare di mettere assieme i frammenti, analizzare e studiare con l’aiuto dell’archeologia e anche, come vedremo, della mitologia e della genetica. E questo non è affatto facile e ci vogliono ricerche e tempo, non conclusioni affrettate.

Voce. In un libro che mi è capitato di sfogliare ho letto che nei primi decenni del Novecento il linguista Max Leopold Wagner, autore anche del primo dizionario di lingua sarda, prese come paradigma di tutta l’isola la Sardegna più arcaica e la sua lingua, il nuorese; e anche lo storico Marc Bloch sottolineò l’isolamento e l’arcaicità della Sardegna…

Autore. Vedo che sei molto curiosa ma, scusa, tu chi sei?

Voce. Ma che domande fai?

Autore. Beh, visto che lo scritto è mio…

Voce. Facciamo allora che io sia una voce che, per qualche strana increspatura dello spazio-tempo, ha ridato vita a Nidaba, divinità della mitologia sumera della saggezza, della scrittura e della letteratura.

Autore. Sì…, d’accordo, però vacci piano con queste cose, mi fai confondere.

Nidaba. Ma sai bene, visto che questo testo lo stai scrivendo tu, che la mitologia entrerà nel tuo racconto, quindi abituati alla mia presenza. E spero, autore mio, che non ti infastidisca troppo se mi prenderò un po’ la scena.

Autore. No, no, anzi così mi aiuti perché l’argomento è complesso.

Nidaba. Certamente, allora preciso che vi sono alcuni concetti importanti su cui è bene soffermarsi e che vengono esposti e illustrati in un libro fondamentale proprio per raggiungere l’obiettivo che accennavi: cambiare il paradigma e passare da una visione statica e arretrata a un’immagine completamente diversa della Sardegna, ricca di un passato dinamico che può diventare propulsivo per il futuro.

Autore. Sì, il libro è l’ultima pubblicazione di Silvano Tagliagambe, uno dei più autorevoli e originali epistemologi della scena filosofica nazionale e internazionale; si intitola Il Mediterraneo dentro. La Sardegna tra memoria e avvenire (Mimesis editore). In quest’opera densa e fascinosa, l’autore ripercorre e ridata nel passato la nascita delle origini della nostra civiltà culturale da cui è poi nata la filosofia.

Nidaba. Ma quel che, almeno per me, è forse più intrigante è che questo percorso viene realizzato tramite un attento studio della mitologia.

Autore. Anche in questo caso Tagliagambe si rifà a un gigante della cultura della prima metà del Novecento, il teologo, filosofo e matematico russo Pavel Florenskij, che in undici mirabili lezioni tenute nel 1909 a Mosca, sottolinea come sia necessario ampliare di circa tre millenni gli orizzonti storici della scienza. Per farlo lo studioso si avvale delle ultime scoperte dell’archeologia del suo tempo: da quelle di Shliemann a Troia negli anni 70-80 del XIX secolo, ai lavori di scavo a Delo, realizzati da Homole e Holleaux nel terzo anno del XX secolo; passando per le ricerche di di Evans a Creta, iniziate nel primo anno del XX secolo.

Nidaba. Insomma come afferma l’autore del libro sulla scia di Florenskij, l’archeologia ha rivelato l’esistenza di più di venticinque secoli di cultura antica prima dell’inizio della filosofia a Mileto. E tutto questo mi entusiasma perché impregnato di mitologia: Florenskij infatti “concentra in particolare la sua attenzione sul mito della madre-terra” che è, come sottolinea lo studioso, “la morte, e insieme la vita. Genitrice e distruttrice. Dal suo ampio grembo partorisce tutto ciò che è vivente; e tutto raccoglie in esso”.  Ma attenzione, e questo mi emoziona ancora di più, come giustamente si legge nel in Il Mediterraneo dentro, “questa madre generatrice, nutrice e di nuovo distruttrice in un’unica persona, poteva assumere, se personificata, una sola forma, quella della donna”.

Autore.  E questo significa che…

Nidaba. Scusa ma in quanto dea, sono io più informata sui fatti. Quanto appena riportato vuol dire che Florenskij ha anticipato di circa 80 anni – come sottolinea Tagliagambe – “i risultati delle ricerche dell’archeologa lituana Marija Gimbutas, la quale attraverso un approccio interdisciplinare da lei denominato archeomitologia, ha rivoluzionato gli studi sulle origini della cultura europea”.

Autore. Studi, aggiungerei, che hanno cambiato un altro vecchio paradigma, quello del patriarcato visto come sistema che sarebbe esistito da sempre, individuando invece una civiltà differente “che dominò l’Europa per tutto il paleolitico e il neolitico, e l’Europa mediterranea sino a gran parte dell’età del bronzo”.

Nidaba. Non dimenticare di dire, però, che la archeomitologa Gimbutas, attraverso i suoi rigorosi lavori di scavo, ha individuato l’importante caratteristica di questa civiltà non patriarcale: l’essere “una cultura per millenni pacifica, con una struttura sociale egualitaria e matrilineare, legata ai cicli vitali della terra”.

Autore. Infatti il tutto, come si sottolinea nel libro Il Mediterraneo dentro, presenta “un simbolismo religioso strettamente connesso al femminile”.

-Nidaba. E il patriarcato?

Autore. Arrivò dopo le continue incursioni delle genti Kurgan che vivevano nel medio e alto bacino del Volga; e le cui peculiarità basilari erano, come ricorda anche Gimbutas nel libro Il linguaggio della Dea, patriarcato, patrilinearità, agricoltura su piccola scala e allevamento di animali”. Incursioni che misero fine alla cultura dell’Europa antica tra il 4300 e il 2800 a.C., trasformando così la cultura gilanica caratterizzata da modelli di mutua collaborazione nelle relazioni di genere, da una agricoltura altamente sviluppata e da grandi tradizioni architettoniche, scultoree e ceramistiche, in andocratica e da matrilineare in patrilineare aderente e una cultura bellicosa e patriarcale, sviluppatasi sino ai nostri giorni così come noi la conosciamo.

Nidaba. Io, come dea della saggezza, non posso che intristirmi per l’avvento del patriarcato e rallegrarmi per gli stimoli di Florenskij e le ricerche di Gimbutas. Per voi sardi mi sembra poi di particolare interesse che secondo l’archeomitologa questo processo di involuzione nel patriarcato, sia avvenuto con un ritardo di 1000-1500 anni nelle isole di Thera, Malta, Creta e Sardegna rispetto all’Europa centrale. Un fatto che avrebbe quindi permesso anche all’isola nuragica di restare pacifica e creativa più o meno sino al 1500 a.C.

Autore. Lo spazio a nostra disposizione stringe e quindi, cara Nidaba dobbiamo sintetizzare. Prima di passare ai rapporti della Sardegna con Creta, mi permetto però una zoomata temporale più vicina al nostro tempo e indispensabile per mutare il nostro sguardo: siamo nel 1974 quando due contadini scoprirono accidentalmente nella penisola del Sinis, in zona di Cabras, alcuni strani sassi che dopo due campagne di scavo archeologico si trasformarono nei  27 Giganti di Mont’e Prama, dal nome della località dove sono stati trovati. Ma l’aspetto ancora più interessante è la perfezione di queste statue, soprattutto se rapportate al periodo in cui sono state realizzate, quello nuragico, di oltre tremila anni fa: statue alte dai 2 a 2,60 metri, scolpite in posizione eretta e che si reggevano “unicamente sulle loro caviglie, in grado quindi di autosostenersi”. Insomma si resta abbagliati dall’estrema “precisione dei dettagli geometrici, con occhi resi con centri concentrici perfetti e l’accurata realizzazione delle linee parallele”. Si tratta di elementi che evidenziano “l’impiego di strumenti tecnici avanzati, senza paragone nelle culture coeve”, come rimarcato da Tagliagambe.

Nidaba. E adesso, un po’ inorgoglita per la rivalutazione del valore dei nostri tempi lontani, pongo io un problema sul periodo nuragico che prende le mosse dalla mia grande meraviglia piena di ammirazione: com’è stato possibile realizzare in Sardegna oltre 10.000 nuraghi (di cui circa settemila ancora in piedi), alti anche 25 metri con sassi enormi situati in equilibrio, senza collante e che per essere trasportati avrebbero dovuto movimentare decine di migliaia di viaggi in carri trainati dai buoi? Nel mio sguardo sulla Sardegna ho notato poi che vi sono diversi tipi di nuraghi, alcuni con un volume dei vuoti superiore a quello dei pieni; fatto che comporta, come raccontano le vostre conoscenze scientifiche precise competenze di ingegneria strutturale. Quindi: come è stato possibile?

Autore. La domanda, come tu sai, è evidentemente retorica perché c’è una sola spiegazione razionale: grazie a conoscenze scientifiche molto raffinate. “E quale prodigioso insieme di svariate conoscenze e competenze – completa Tagliagambe – può dare adeguatamente conto della meraviglia del pozzo di Santa Cristina, massima espressione architettonica della civiltà nuragica, risalente a circa 3000 anni fa, che sembra costruito oggi, con i suoi massi squadrati, perfettamente incastrati con una geometria perfetta, in cui ogni 18,6 anni, in periodo di lunistizio maggiore, la luce della luna raggiunge lo specchio d’acqua riflettendosi perpendicolarmente attraverso il foro del diametro di circa 30 centimetri della camere di tholos?”.

Nidaba. Tutto questo vuol dire che certamente la Sardegna non era affatto isolata, e tutt’altro che arcaica ma fortemente interconnessa col mondo e con le punte più avanzate della cultura del Mediterraneo.

Autore. Perfetto, ma fammi dire che in questo quadro e grazie anche agli studi citati di Gimbutas e alle argomentazioni di Tagliagambe viene sempre più corroborata l’ipotesi che  la nascita della filosofia greca a Mileto sia stato il prodotto del convergere di tanti sviluppi precedenti. Tesi che  da ragione a Florenskij quando afferma che quel periodo non va più considerato come il terminus a quo, l’epoca storica da cui far partire lo sviluppo della civiltà e della filosofia occidentale; ma il terminus ad quem, cioè quello spazio del tempo storico entro il quale si sono sviluppati rilevantissimi eventi culturali  e che proprio per questo rappresenta un importante punto d’arrivo: un confine che dilata di molti secoli le origini della nostra civiltà; e che è anche una soglia che, fertilizzata da un così ricco passato, ha dato grande impulso al procedere filosofico-scientifico successivo.

Nidaba.  Prima hai accennato al rapporto tra  Creta  e la Sardegna, chiarisci.

Autore. Questa grande civiltà ebbe il suo massimo splendore tra il 19° e il 15° secolo a.C. e, spiega Tagliagambe, permette di dilatare non solo il tempo, ma anche lo spazio “perché la civiltà cretese, misteriosa, plurivoca, densa di significati, culla della cultura greca e di molteplici culti greci, è l’espressione di un pensiero che appartiene all’intero bacino del Mediterraneo”. Affermazione quest’ultima che “non è confermata soltanto dall’antichità e dall’intensità dei rapporti tra Creta e la Sardegna, documentati dalla presenza, a partire dal XIV secolo a.C. in varie parti di quest’isola, di ceramica micenea, in parte di produzione nuragica, e di ceramica nuragica del XIII secolo a.C. a Creta, presso il porto di Kommos; ma c’è ben altro”.

Nidaba. Qui mi riprendo la parola. L’intensità di questi rapporti all’interno del bacino del Mediterraneo sono oggi avvalorati anche dalla paleogenetica. “Di particolare rilievo – si legge nel libro di Tagliagambe – è lo studio di un team di ricercatori guidati da Francesco Cucca, professore di genetica medica dell’Università di Sassari”(che ha coinvolto anche il Max Plank Institute di Jena e la Chicago University) dal titolo Genetic history from the middle Neolithic to present on the Mediterranean island of Sardinia, Storia genetica dal neolitico medio ad oggi nell’isola mediterranea di Sardegna, pubblicato nel febbraio del 2020 da Nature Communications.

Autore. Questo studio, basato sui risultati delle analisi effettuate “a livello dell’intero genoma sul DNA estratto da resti ossei preistorici di 70 persone, provenienti da più di 20 siti archeologici sardi, su un periodo che parte dal Neolitico medio e arriva sino al Medioevo”, racconta di importantissime relazioni. In un passo della sintesi dei risultati fatta fa Cucca, si legge ad esempio che “comparando i risultati ottenuti dal DNA antico con quelli di migliaia di sardi contemporanei si osservano, a partire da individui dei siti fenicio-punici (I millennio a.C.), segnali di flusso genetico da altre popolazioni, provenienti principalmente dal Mediterraneo orientale e settentrionale”.

Nidaba. Mi sembra però che Tagliagambe vada ancora oltre.

Autore. Spiega tu.

Nidaba. Beh, questo libro aiuta a capire come tutti noi, e mi ci metto anch’io come mito, si sia come immersi in Chronos, il tempo cronologico e sequenziale, legato alla storia; e contemporaneamente in Aion, il tempo lungo, la durata, l’eternità. Detta in altri termini: di avere la consapevolezza di vivere in un tempo finito, il qui ed ora e contemporaneamente di aspirare a una infinità, a un tempo lungo che in parte continua anche dentro ognuno di voi con le tracce nel vostro DNA dei rapporti e delle storie di relazione che avete vissuto nel passato, come dimostrano anche gli studi di Cucca.

Autore. Ma Tagliagambe suggestiona ulteriormente il lettore allargando lo spettro delle possibilità: dall’ipotesi della trasmissione culturale per imitazione dei memi, concetto sviluppato dal biologo Richard Dawkins nel libro Il gene egoista,testoda alcuni considerato un po’ controverso ma che ha avuto grande influenza e dove si immagina una analogia con i geni: “Proprio come i geni si propagano nel pool genetico saltando di corpo in corpo tramite spermatozoi o cellule uovo, così i memi si propagano nel pool memico saltando di cervello in cervello tramite un processo che, in senso lato, si può chiamare imitazione”.

Nidaba. Certamente gli esempi citati nell’intrigante excursus culturale contenuto in Il Mediterraneo dentro sono tanti e spesso relativi a ipotesi concettuali che in qualche modo “bucano” il tempo: dagli archetipi di Jung, complessi di esperienze a carattere universale sedimentate nella psiche dell’uomo e considerate strutture basilari eternamente ereditate; alla teoria del tempo grande del critico letterario Michail Bachtin, che nelle potenzialmente infinite interpretazioni di un testo letterario vede un tempo virtuale che arricchisce e rinnova in continuazione la stessa opera letteraria, impedendogli così di restare impigliato nel qui ed ora del contesto di origine, pur importante; sino alla filosofa  Simone Weil che vede nella tendenza alla bellezza, l’aspirazione all’infinito.

Autore. Un viaggio denso e intrigante quello proposto da Tagliagambe, che immerge il lettore nella contemporaneità: da Immanuel Kant sino alla meccanica quantistica, dalle ultime innovazioni delle neuroscienze al metaverso dei gemelli digitali. Un libro che ha anche l’obiettivo di annodare e riannodare i fili del passato col presente e col futuro (possibile) sino a mostrarne l’indissolubile intreccio: “La capacità di mantenere compresenti il presente e l’eternità, il divenire cronologico e il tempo lungo dalle origini a oggi, Chronos e Aion, ha un enorme valore culturale, in quanto sollecita a pensare insieme, senza alcuna gerarchia, passato presente e futuro (non determinato ma possibile).

Nidaba. Al di là dei nostalgici richiami al passato, Tagliagambe ritorna “al formidabile aforisma del grande compositore Gustav Maler: la tradizione è la salvaguardia del fuoco, non l’adorazione delle ceneri”. Un monito che nella vostra epoca in molti dovrebbero tenere presente.

Autore. Certo e per essere ancora più chiaro il nostro filosofo prende l’aforisma di Maler come cornice indispensabile del suo discorso in cui “memoria, vissuto e progetto o, se si preferisce, tradizione, condizione attuale e innovazione” possano incontrarsi.

 Un quadro che rivitalizza la cultura classica che ha reso il Mediterraneo, anche con la forte presenza della civiltà nuragica, protagonista degli albori della civiltà occidentale proprio perché “mare del meticciato”, la cui vocazione, come ebbe a dire già nel 1950 l’allora mitico sindaco di Firenze e intellettuale cosmopolita Giorgio la Pira, “è quella di essere culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”.

Nidaba. Un quadro, quindi, in cui gli abitanti della Sardegna, con e grazie all’autorevolezza culturale del loro passato, evidenziato da numerosi studi multidisciplinari, possono disporre – conclude Tagliagambe – “di tutti i mezzi per assumere una consapevolezza ancora maggiore del ruolo che possono svolgere oggi e in futuro nell’area cruciale del Mediterraneo per contribuire a orientare in senso positivo l’avvenire”.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI