Tra promesse e rinvii ‘La Collina’ è abbandonata a se stessa
16 Gennaio 2017Ottavio Olita
“Entro il 15 gennaio La Collina riceverà il finanziamento”: questo, dopo essersi scusato per il ‘breve’ ritardo di oltre nove mesi dallo stanziamento della somma destinata alla Comunità di recupero, l’assessore regionale alle politiche sociali, Arru, dichiarava, promettendo il proprio impegno.
Era il 28 dicembre, lo stesso giorno della conferenza stampa in cui don Ettore Cannavera annunciava la gravissima situazione che gli aveva già fatto perdere cinque dei sette operatori specializzati e che dal primo gennaio lo avrebbe costretto a chiudere l’attività.
Due giorni fa mi sono recato in Comunità. Di solito brulicante di iniziative nell’azienda agricola e nel caseggiato, l’ho trovata desolatamente deserta con don Ettore e l’unico collaboratore presente imbacuccati in giubbotti pesanti, guanti, sciarpe, cuffie per ripararsi dal freddo. Ho provato un’angoscia profonda.
Come è possibile decidere di far andare in rovina – per trascuratezza o scelta precisa – un’iniziativa di solidarietà e recupero sociale così importante, oltretutto capace di costare il 10 per cento della cifra destinata all’attività del carcere minorile? Duecento mila euro contro due milioni. Era venerdì scorso, 13 gennaio. Dei soldi neppure l’ombra; in cambio. l’ennesimo annuncio di rinvio. Una convocazione per venerdì 20 gennaio nel corso della quale dovrebbe essere consegnata solo una parte della somma prevista.
Ma davvero è tollerabile tutto questo? Ma davvero non si deve chiedere conto agli assetti politici che scegliamo con il voto di attuare almeno quella parte di intervento sociale indispensabile soprattutto perché rivolta ai più giovani, ai minori? O dobbiamo davvero pensare al valore dell’antico adagio: “Dagli amici mi guardi Iddio/ Che dai nemici mi guardo io?”. E noi, cittadini, dobbiamo sempre e solo sentirci disarmati? Cosa fare nell’immediato, nell’attesa di rivalerci con la scheda nell’urna – anche per questo -quando torneremo a votare?
Forse è il caso di alzare la voce, di organizzarci, di dimostrare con un’immediata mobilitazione cosa possiamo fare a sostegno di un’attività sociale e di rieducazione emblematica. Bisogna pure che qualcuno dei governanti capisca l’importanza di un’attività completamente alternativa all’ossessione di punire i ragazzi che sbagliano rinchiudendoli dietro orribili sbarre che aumenteranno la loro rabbia e la loro voglia di spaccare tutto.
Come organizzarci? Innanzi tutto non lasciando solo don Ettore nella sua battaglia. Bisogna aiutarlo, anche in solido. Perché non lanciare una sottoscrizione a favore della Collina? Perché non indire una protesta pubblica sotto il palazzo della Regione? Perché non dimostrargli con scritti, telefonate, presenze, la nostra vicinanza e il nostro sostegno?
Una risposta è quanto mai urgente. Una bellissima struttura come quella di Serdiana ha bisogno di lavoro, di manutenzione, ma soprattutto di serenità. Il patrimonio di esperienza fin qui acquisito, grazie anche ai tanti collaboratori specializzati, va rilanciato, ispessito, arricchito. E’ un grande valore, non una spesa. Basterebbe che i pigri e distratti funzionari che hanno determinato questa situazione (chissà se qualcuno di loro ha anche ottenuto un premio di redditività!?) si avvicinassero, anche in incognito, e parlassero con uno qualunque dei frequentatori della Comunità per capire. Ma forse il contatto con l’umanità rischierebbe di condizionare l’elevato tasso di burocraticità su cui si regge quel lavoro.
E se non è loro la colpa principale, ma quella dei vincoli legali, cosa aspetta il potere politico ad intervenire per modificarli, scardinarli? A che serve la politica se non si impegna per il miglioramento della società, della vita degli uomini, delle donne e soprattutto dei più indifesi: i minori?
Tentiamo di dare tutti insieme una risposta decisa e forte a tutto questo. Don Ettore da solo non può farcela, per visione del mondo, cultura, pazienza, disponibilità a capire. Siamo noialtri, tutti noi, che dobbiamo dare un segnale forte, mettendo in campo la nostra delusione, la nostra rabbia.
17 Gennaio 2017 alle 15:27
Condivido le giuste osservazioni e i suggerimenti di Ottavio Olita. Da parte mia, avendo visto nascere la stupenda realtà della Comunità “La Collina” – e non volendola veder morire per l’insulsaggine della classe politica regionale – mi sto impegnando già per dare il mio contributo per sensibilizzare l’opinione pubblica ad intervenire anche con azioni di protesta concrete nei confronti delle autorità regionali responsabili. Si stanno già facendo azioni attraverso lettere, messaggi, inviati per posta o via mail al Presidente della Regione e all’Assessore alla Sanità, con una iniziativa promossa da don Paolo Farinella, prete di Genova. Ieri il suo appello è stato pubblicato anche su Micromega, al seguente link:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-comunita-“la-collina”-deve-vivere-appello-di-don-paolo-farinella/#.WH3V898EpIs.facebook
L’assessore Arru ha chiesto scusa per i ritardi e nelle dichiarazioni pubbliche rilasciate attraverso il TG3 Sardegna aveva lasciato intendere che entro la metà di gennaio tutto si sarebbe risolto. Io non ci ho creduto nemmeno un pochino, ed ho avuto ragione (avrei preferito essere smentito). Fino ad oggi nulla è stato fatto e, da quanto è dato sapere, la convocazione per venerdì 20 gennaio prevede al massimo consegna solo una parte della somma prevista che, ricordo è di 190 mila euro, che avrebbero dovuto essere erogati dal mese di marzo dello scorso anno. Quindi il problema per la Comunità non troverà soluzione!!! Anche perché poi, ad oggi, l’Assessore Arru nulla ha comunicato circa i contributi finanziari da erogare per il 2017. E. come ha giustamente osservato un operatore di condivisione che ha dovuto rassegnare le dimissioni perché senza stipendio da nove mesi, “non si può campare d’aria fritta”, cioè di chiacchiere assessoriali sempre reiterate ma mai mantenute. Prevedo tempi bui, per cui sarà necessario continuare a lottare perché la Comunità La Collina possa continuare a vivere.