Trentamila no al potenziale Far West calibro 12
1 Luglio 2023[Stefano Deliperi]
Sono più di trentamila i cittadini che hanno finora sottoscritto la petizione popolare promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) e indirizzata alla Commissione europea, al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida contro la possibilità di adottare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi luogo, compresi aree naturali protette e centri abitati, introdotta nell’ordinamento dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448).
La petizione è finalizzata alla radicale modifica di previsioni normative che rischiano soltanto di portare pericoli alla consistenza di specie faunistiche rare e fondamentali per gli habitat italiani (Lupo, Orso), di creare evidenti e intuitivi rischi per la sicurezza pubblica nelle nostre città e nei nostri paesi, prevedendo addirittura le ipotesi di abbattimento nelle aree naturali protette e in ogni periodo dell’anno, con pesanti riflessi negativi sulla riproduzione delle specie faunistiche e, non ultimo, sulle attività turistiche nelle aree d’interesse naturalistico e paesaggistico.
Una forte richiesta popolare per la salvaguardia della fauna selvatica e degli equilibri ecologici del Bel Paese.
La campagna del GrIG per la difesa della fauna selvatica.
La campagna dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) per la difesa della fauna selvatica e degli habitat naturalistici prosegue quindi senza sosta sia con azioni di sensibilizzazione, come la petizione popolare, sia con puntuali azioni legali che hanno portato l’apertura da parte della Commissione europea di una specifica procedura EU Pilot per accertare se siano state violate le normative comunitarie in materia.
Oltre ad aver provveduto all’invio del ricorso, il GrIG, sottolineando l’importanza del coinvolgimento quanto più ampio, mette a disposizione di singoli cittadini, associazioni, comitati un fac simile di ricorso da completare e inviare alle Istituzioni europee. Il fac simile può essere richiesto all’indirizzo di posta elettronica [email protected].
Occhi bene aperti, codici e norme ambientali alla mano, perché l’attuale politica governativa sulla gestione del patrimonio faunistico risulta densa di pericoli e merita la massima attenzione.
La Conferenza permanente per i Rapporti fra Stato, Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nella medesima seduta del 10 maggio 2023, ha espresso la propria Intesa, ai sensi dell’articolo 19-ter della legge 11 febbraio 1992, n. 157, sullo schema di decreto del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, recante l’adozione del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.
Una bozza di piano è stata predisposta, mentre le Regioni e Province autonome hanno effettuato numerose richieste di modifiche e integrazioni.
Tuttavia, in ogni caso, la proposta di Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica dovrà essere assoggettata alla procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) ai sensi di quanto previsto dal Codice dell’ambiente (artt. 11 e ss. del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).
Le Istituzioni comunitarie rispondono al GrIG.
Il Commissario all’Ambiente dell’Unione europea VirginijusSinkevičius ha risposto – nota Ares (2023)1329806 del 23 febbraio 2023 – al ricorso inoltrato nel gennaio scorso dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) alle Istituzioni comunitarie avverso la possibilità di adottare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi luogo, compresi aree naturali protette e centri abitati, introdotta nell’ordinamento dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448) “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”.
Estremamente chiare le parole del Commissario: “la corretta applicazione della legislazione europea in materia di protezione delle specie negli Stati membri, come definita dalle direttive Uccelli e Habitat, è di grande importanza per la Commissione europea”.
“In particolare, l’articolo 12 della direttiva Habitat prevede che gli Stati membri adottino i provvedimenti necessari atti ad istituire un regime di rigorosa tutela delle specie animali di cui all’allegato IV, lettera a), nella loro area di ripartizione naturale, con il divieto, inter alia, di qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata di esemplari di tali specie nell’ambiente naturale. Pertanto, nell’ambito della Direttiva Habitat, abbattimenti o catture sono permessi esclusivamente per le specie elencate nell’allegato V o, in deroga al regime di cui sopra, se tutti i requisiti specificati nell’articolo 16 sono soddisfatti.
Analogamente, l’articolo 5 della Direttiva Uccelli prevede che gli Stati membri adottino le misure necessarie per instaurare un regime generale di protezione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio degli Stati membri cui si applica il Trattato, compreso in particolare il divieto di ucciderli o di catturarli deliberatamente con qualsiasi metodo. Pertanto, nell’ambito della Direttiva Uccelli, abbattimenti o catture sono permessi esclusivamente per le specie elencate all’ allegato II, e quando tutti i requisiti elencati nell’ articolo 7 sono soddisfatti; o, in deroga al regime di cui sopra, se tutti i requisiti specificati nell’articolo 9 sono soddisfatti”.
Proprio per raggiungere gli obiettivi delle due direttive comunitarie, deve esser istituita in ogni Stato membro un’efficiente ed efficace Rete Natura 2000.
Il Commissario europeo all’Ambiente ha confermato l’apertura da parte dei Servizi della Commissione di “un’indagine … al fine di verificare la conformità dei commi 447 e 448 dell’articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, alle … disposizioni delle direttive Habitat e Uccelli”.
Nelle scorse settimane, infatti, la Commissione europea – Direzione generale Ambiente ha chiesto conto al Governo italiano della possibilità di adottare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica in qualsiasi giorno dell’anno e in qualsiasi luogo, compresi aree naturali protette e centri abitati, introdotta nell’ordinamento dalla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (art. 1, commi 447-448).
La Commissione europea ha contestato la probabile violazione della direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali e della direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica, assegnando un mese per la risposta.
La Commissione europea ha chiesto, in particolare, di chiarire:
- come si garantirà che nelle aree della Rete Natura 2000 siano rispettati gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie faunistiche e, in particolare, non si pratichi l’abbattimento o la cattura delle specie che hanno giustificato l’istituzione delle aree stesse?
- in che modo i piani di abbattimento stile Far Westgarantiscono il divieto di uccidere o catturare o disturbare gli animali selvatici così come stabilito dalle direttive habitat e uccelli?
- In che modo viene assicurato che la caccia “rispetti i principi di una saggia utilizzazione e di una regolazione ecologicamente equilibrata”, garantendo che gli uccelli non siano cacciati “durante il periodo di nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza”?
Se le risposte del Governo Meloni non saranno soddisfacenti, verrà aperta una procedura di infrazione per violazione delle normative comunitarie sulla tutela della fauna selvatica.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha espresso grande soddisfazione per la decisa posizione assunta dalla Commissione europea in difesa della fauna selvatica e della sicurezza degli Italiani, determinata anche dal proprio ricorso inoltrato alle Istituzioni comunitarie.
Inoltre, tantissimi cittadini hanno aperto gli occhi e si sono rimboccate le maniche.
In poche tempo sono ben più di trentamila i cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare No al far West calibro 12 in Italia, promossa dal GrIG, contro le previsioni finalizzate all’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica senza se e senza ma.
I folli piani di abbattimento delle specie faunistiche.
La situazione è decisamente molto grave. Ricordiamo, infatti, che la legge n. 197/2022, fra le tante previsioni, contiene, purtroppo, anche le assurde disposizioni (art. 1, commi 447° e 448°) che consentono alle Regioni e alle Province autonome di approvare piani di abbattimento di qualsiasi specie di fauna selvatica – anche quelle in regime di protezione assoluta[1] – anche nelle aree naturali protette e nelle zone urbane, in qualsiasi periodo dell’anno. Per giunta, a livello nazionale è prevista anche l’approvazione di un piano straordinario di abbattimenti di durata quinquennale.
Tutti i piani di abbattimento non saranno basati su alcun parere tecnico-scientifico, dato che l’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) verrà coinvolto solo per pareri obbligatori, ma non vincolanti.
In pratica, saranno le richieste provenienti da amministratori locali o regionali, desiderosi di compiacere le parti più retrive del proprio elettorato, a decidere di far fuori Lupi e Orsi.
Per non parlare degli amministratori regionali che non conoscono nemmeno il quadro normativo in materia e devono farselo indicare dall’I.S.P.R.A., come recentemente avvenuto per la Regione autonoma della Sardegna.
Le richieste più ottuse abbondano, come quella recentemente avanzata da 19 sindaci piemontesi di poter sparare al Lupo cattivo. Senza pensare nemmeno che è il Lupo il principale fattore di contenimento del Cinghiale, individuato quale principale pericolo per i danni arrecati in agricoltura e alla circolazione stradale, senza averne realistiche stime sulla consistenza e sull’entità dei danni effettivi e, soprattutto, senza voler neppure considerare che l’aumento della presenza del Cinghiale è dovuto a cause umane, quali le ripetute immissioni pluridecennali a fini venatori di esemplari del Cinghiale europeo (ben più grande e prolifico degli autoctoni Cinghiali maremmano e sardo) e la sistematica presenza di discariche abusive nelle aree urbane periferiche, autentica fonte di cibo facile per l’Ungulato.
Anche altre scuse per i piani di abbattimento appaiono veramente risibili, come quella che vede gli animali quale determinante causa di incidenti stradali, ben lo 0,2% degli incidenti stradali nel 2021!
Le denunciate violazioni della normativa comunitaria.
La direttiva n. 92/43/CEE sulla salvaguardia degli habitat naturali e semi-naturali protegge rigorosamente tutte le specie animali rientranti negli Allegati II e IV, così come la direttiva n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica tutela tutte le specie avifaunistiche di cui all’Allegato I, misure di difesa ribadite dalla Convenzione internazionale di Berna (19 settembre 1979), recepita in Italia con la legge n. 503/1981.
Recentemente proprio il Comitato permanente della Convenzione internazionale di Berna ha respinto decisamente la richiesta di declassare il livello massimo di protezione del Lupo.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), raccogliendo numerose richieste provenienti da cittadini e comitati locali, ha inoltrato (2 gennaio 2023) un puntuale ricorso alla Commissione europea e al Parlamento europeo affinchè valutino i nuovi piani di abbattimento della fauna selvatica previsti dalla legge n. 197/2022 e la relativa rispondenza o meno alla normativa comunitaria sulla salvaguardia della fauna selvatica.
In caso di riscontrato contrasto, il GrIG ha chiesto l’apertura di una procedura di infrazione, ai sensi dell’art. 258 del Trattato UE (TFUE, versione unificata): qualora lo Stato membro non si adegui ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna che può prevedere una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata.
Le sanzioni pecuniarie conseguenti a una condanna al termine di una procedura di infrazionesono state fissate dalla Commissione europea con la Comunicazione Commissione SEC 2005 (1658): la sanzione minima per l’Italiaè stata determinata in 9.920.000 euro, mentre la penalità di mora può oscillare tra 22.000 e 700.000 euro per ogni giorno di ritardo nel pagamento, in base alla gravità dell’infrazione. L’esecuzione dellesentenze della Corte di Giustizia per gli aspetti pecuniari avviene molto rapidamente: la Commissione europea decurta direttamente i trasferimenti finanziari dovuti allo Stato membro condannato: in Italia gli effetti della sanzione pecuniaria vengono scaricati sull’Ente pubblico territoriale o altra amministrazione pubblica responsabile dell’illecito comunitario (art. 16 bis della legge n. 11/2005 e s.m.i.).
Attualmente sono ben 82 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, di queste 16 in materie ambientali.
Mai come in questo caso l’Italia, cioè i cittadini italiani, cioè i contribuenti italiani, dovrebbero letteralmente pagare le conseguenze delle cambiali elettorali che le attuali forze politiche governative devono ad associazioni venatorie e alcune associazioni del mondo agricolo.
L’interrogazione al Parlamento europeo.
Il contrasto alle assurde previsioni normative nazionali per i piani di abbattimento faunistici senza se e senza ma è arrivato anche nell’aula del Parlamento europeo.
L’on. Massimiliano Smeriglio, deputato del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, ha presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea riguardo le previsioni introdotte dalla legge n. 197/2022 (art. 1, commi 447-448) per l’adozione di piani di abbattimento della fauna selvatica in ogni giorno dell’anno, su ogni specie faunistica, in ogni luogo, compresi i centri urbani e i parchi naturali.
L’on. Smeriglio ha chiesto alla Commissione europea una valutazione sul contrasto delle nuove disposizioni con il diritto comunitario e l’adozione dei conseguenti provvedimenti.
Il Commissario all’Ambiente dell’Unione europea Virginijus Sinkevičius ha risposto (15 marzo 2023), confermando che “la corretta applicazione negli Stati membri della legislazione unionale sulla protezione delle specie, in particolare le direttive Uccelli e Habitat, riveste grande importanza per la Commissione.
Le disposizioni della legge 29 dicembre 2022, n. 197, articolo 1, commi 447 e 448, sono attualmente all’esame dei servizi della Commissione nel quadro di uno scambio pre‐infrazione (EU Pilot) con l’Italia”.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica non ha preparato piani di abbattimento della fauna selvatica.
La Direzione generale per il Patrimonio naturalistico e il Mare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato (nota prot. n. 39426 del 15 marzo 2023) di non aver predisposto né di aver espresso pareri su piani di abbattimento di specie di fauna selvatica in alcun luogo del territorio nazionale.
Può, quindi, bagnare le polveri il Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti che ritiene“la presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non … sostenibile” e vuole “riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come“.
Vorrebbe approfittare dell’onda emotiva causata dal tragico decesso di Andrea Papi, lo sportivo ucciso da un Orso in circostanze tuttora non chiarite a Caldes, in Val di Sole,il 5 aprile scorso, ma non può decidere in autonomia piani di abbattimento di alcun genere.
E i motivi non mancano, anche perché in Abruzzo si gestisce molto bene la presenza dell’Orso, mentre è in Trentino che non ci si rende conto che in certi luoghi la presenza fuori luogo è quella dell’uomo.
Il Ministro Lollobrigida, dalla sostituzione etnica alla sostituzione tecnica, a farneticazioni su soldi e ambientalismo.
Il componente del Governo che sta cercando in ogni modo di far arretrare di cinquant’anni la politica di gestione faunistica è Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida (FdI), fra l’altro privo di competenza in materia (è competenza del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica).
A onor del vero, non fa proprio nulla per nasconderlo, affermando pubblicamente d’essere un cacciatore, figlio e nipote di cacciatori. E s’industria non poco.
La Conferenza permanente per i Rapporti fra Stato, Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nel corso della seduta del 10 maggio 2023, ha reso il prescritto parere sulla ricostituzione del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale (art. 8 della legge n. 157/1992 e s.m.i.), organo consultivo non più operativo dal 2014, la cui composizione verrebbe modificata decisamente in favore delle posizioni venatorie secondo la proposta avanzata dal Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida (FdI).
Oltre ai rappresentanti ministeriali (due), un rappresentante delle Regioni, un rappresentante delle Province, un rappresentante dell’I.S.P.R.A., un rappresentante dell’Unione Zoologica Italiana, tre rappresentanti delle associazioni venatorie, un rappresentante dell’Ente per la cinofilia italiana (cacciatore), un rappresentante del Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina (cacciatore), due rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori (spesso e volentieri accodate alle posizioni venatorie), quindi 5 + 2 esponenti filo-venatori.
D’altro canto un solo rappresentante ambientalista e un rappresentante dell’E.N.P.A.
L’intendimento è chiaro: “al CTFVN saranno conferiti compiti di organo tecnico consultivo per tutto quello che concerne l’applicazione della legge 11 febbraio 1992, n. 157. Il che significa che viene notevolmente ridimensionato lo strapotere di Ispra nella determinazione di pareri che i Tar spesso fanno figurare come vincolanti. Ispra sarà solo uno dei diversi soggetti in campo, il compito di redarre(rectius redigere, n.d.r.) un parere tecnico passerà dunque al CTFVN, dopo un’attenta valutazione di tutti i dati presentati”.
In parole povere, un organo a predominanza venatoria dovrebbe esprimere il parere tutt’altro che tecnico-scientifico sui calendari venatori regionali.
A chi la gestione della fauna selvatica? Ai cacciatori!
Dopo essersi espresso sulla sostituzione etnica, il Ministro Lollobrigida passa alla sostituzione tecnica.
Proposte ambedue impresentabili.
Ma è da tempo che il Ministro Lollobrigida, ingerendosi nelle competenze ministeriali altrui – quelle del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, tanto per capirci – parla e straparla di fauna selvatica.
Per esempio, lo scorso 1 aprile, seriamente però, ha affermato, suscitando il plauso di amministratori locali e di rappresentanti della Coldiretti (ormai organizzazione di stretta osservanza governativa) che “siamo a una sovrappopolazione del lupo. L’Italia conta oltre 3300 esemplari, numero che supera il grado di equilibrio dell’ecosistema e quindi bisogna ragionare con serenità e senza preclusioni ideologiche sul piano di gestione e contenimento, prima che succeda l’irreparabile”.
Non sapevamo che il Ministro Lollobrigida oltre che esperto di piani di sostituzione etnica fosse anche esperto di Lupi, magari più di chi li studia concretamente da una vita.
Pare anche che sia pure esperto di associazionismo ambientalista, visto che ha pure affermato l’esistenza di “ambientalisti a pagamento”, senza però specificare di chi si tratti. E questo particolare, piuttosto pavido, lo salva comunque da una querela e da una richiesta di risarcimento dei danni.
D’altra parte, anche parecchi cacciatori si definiscono i veri ambientalisti.
Visto che ha parlato di soldi, ricordiamo a lui e a tutti che le associazioni venatorie ricevono soldi pubblici, ancora di più grazie alla legge di stabilità 2023 proposta dal Governo di cui fa parte: ogni anno più di un milione e mezzo di euro.
Il Bel Paese ha bisogno di una seria politica di tutela della fauna selvatica e degli habitat naturali.
L’Italia necessita di un’efficace politica di salvaguardia della fauna e degli habitat naturalistici.
Ora che la Commissione europea sta facendo la sua parte, è bene che cittadini, associazioni, comitati, opinione pubblica respingano con ancor più forza un assurdo tentativo di trasformare ambiente, paesi e città in un Far West calibro 12.
Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
La petizione No al Far West calibro 12 in Italia si firma qui