Turchia e dintorni. Erdoğan versus Kaftancioğlu
1 Ottobre 2019[Emanuela Locci]
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan colpisce ancora duramente l’opposizione, questa volta la vittima designata è la quarantasettenne Canan Kaftancioğlu, leader del Chp, nonché presidente della provincia di Istanbul e braccio destro del neo sindaco di Istanbul Ekrem Imamoğlu, che ricordiamo, dopo la prima vittoria alle elezioni comunali del marzo scorso, ha dovuto ripetere il voto dopo l’annullamento della tornata elettorale.
Al secondo appuntamento elettorale ha vinto di nuovo attestandosi al 54,21% delle preferenze e pare che la stratega della sua campagna elettorale sia stata proprio la compagna di partito. La Kaftancioğlu, che di professione è medico, è stata condannata a nove anni e otto mesi di reclusione per aver condiviso o pubblicato alcuni tweet contro il presidente turco. I 35 tweet incriminati pubblicati tra il 2012 e il 2017 riguardavano sia il tentato golpe del 2016, sia le proteste di Gazi Park. L’esponente del Chp non ha mai contestato la veridicità delle sue azioni ma ha sempre rivendicato la sua libertà di espressione politica. Tra i reati contestati vi è quello di offesa al presidente della repubblica e di propaganda terroristica, reati tristemente noti tra gli oppositori turchi.
La Kaftancioğlu dopo aver ascoltato la sentenza è uscita dal tribunale, dove l’aspettavano centinaia di persone che manifestavano in suo favore, e ha dichiarato: “Credono di poterci intimidire, ma noi continueremo a parlare. È evidente che le decisioni non vengono prese nelle aule dei tribunali, ma nel palazzo presidenziale. Questo processo a mio carico ha lo scopo di punire tutte le persone che hanno fatto vincere il popolo di Istanbul”.
I massimi dirigenti del Chp sono molto chiari nei loro commenti, secondo i vertici del più importante partito di opposizione la condanna non è altro che una vendetta per “il danno di immagine che una donna ha inflitto al presidente”, quindi si inserisce nel dibattito anche un’altra chiave di lettura: la discriminazione di genere.
Il piano di Erdoğan per stroncare l’opposizione è davanti agli occhi di tutti (di quanti vogliono vedere), dopo le ultime elezioni ha stabilito la rimozione di tre sindaci curdi eletti nelle fila del Hdp, con l’accusa di essere collegati ai terroristi curdi. I sindaci sono stati sostituiti nelle loro funzioni da commissari governativi.
Del resto i curdi sanno già cosa può fare Erdoğan considerato che il leader del partito filo curdo Hdp, Selahattin Demirtaş, si trova in carcere da mesi. Il politico curdo rappresentava una minaccia, soprattutto in termini di consensi elettorali, stessa situazione che vive oggi il sindaco Imamoğlu.
Dopo questo fatto, c’è stato l’arresto della presidente della provincia di Istanbul, Canan Kaftancioğlu. L’arresto e la condanna della Kaftancioğlu va vista probabilmente come un attacco, neanche troppo velato, al nuovo sindaco di Istanbul.
La situazione potrebbe aggravarsi nei prossimi mesi, infatti in attesa delle prossime elezioni presidenziali previste per il 2023, sembra che l’ambiente politico non si stia rasserenando. Tutto ciò mentre la comunità internazionale sta a guardare (senza voler vedere).
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