Turchia e dintorni. Frontiere aperte!
1 Marzo 2020[Emanuela Locci]
In questo nuovo appuntamento della rubrica Turchia e dintorni non potevamo non parlare della profonda crisi umanitaria che riguarda la città di Idlib, in Siria e che in realtà come vedremo riguarda tutti noi. La situazione già precaria, è precipitata nei giorni scorsi, dopo l’uccisione di trentatré soldati turchi, a causa di un attacco aereo russo.
Il raid aereo ha scatenato una escalation di violenza e come sua diretta conseguenza il governo di Ankara ha deciso di aprire le frontiere che separano i profughi siriani dall’Europa. Una forma di pressione verso l’Ue e la Nato, per strappare un sostegno. Il presidente turco vuole avere a disposizione i sistemi anti-aerei Patriot per fermare i cacciabombardieri siriani, nella prospettiva di imporre una no-fly-zone su tutto il Nord-Ovest della Siria. Il riesplodere della crisi è dovuto anche e soprattutto alla difficile posizione della Turchia sul fronte siriano, l’esercito turco infatti non è in grado di riconquistare i territori perduti negli ultimi due mesi, e di spingere la linea di demarcazione con il regime a dov’era prima, in base agli accordi di Astana di fine 2018.
Questa escalation militare ha prodotto delle ripercussioni: Una situazione insostenibile si è da subito creata alla frontiera greca, che ha visto l’arrivo di decine di migliaia di persone. Diecimila sono state bloccate. Un piccolo gruppo di profughi ha lanciato pietre contro gli agenti di polizia al di là della frontiera dove si sono avute delle schermaglie ieri dopo che i poliziotti si sono rifiutati di farli entrare.
Anche se per il momento non è possibile stabilire l’esattezza delle cifre, Suleyman Soylu, ministro degli interni della repubblica di Turchia ha dichiarato che sono già 76.358 migranti che hanno lasciato la Turchia, attraverso Edirne, dove si trova la città di Pazarkule, al confine tra Grecia e Bulgaria.
Visto che l’origine di questa situazione è il conflitto in corso in Siria il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha dichiarato che: si è arrivati ad uno dei momenti più allarmanti del conflitto e senza un’azione urgente il rischio di un’escalation ancora maggiore aumenta di ora in ora. L’esigenza più urgente è un cessate il fuoco immediato prima che la situazione sia completamente fuori controllo. Guterres ha spiegato che è in preparazione una missione umanitaria a Idlib, per valutare la situazione della città e dei suoi abitanti.
E mentre i grandi della terra decidono il da, farsi migliaia di persone, che già hanno subito le conseguenze della guerra in corso da otto anni in Siria si ritrovano allo sbando, senza nessuna prospettiva rispetto al futuro. Sono mesi che la situazione siriana rischia di diventare più di una semplice guerra regionale ma solo ora che la Turchia ha aperto un nuovo “fronte” aprendo le sue frontiere e facendo passare i profughi, l’occidente e l’Europa in prima linea, sembra accorgersi della situazione umanitaria nella regione.
Un’Europa quasi del tutto assente che anche quando venivano uccisi bambini e persone indifese non ha sollevato la questione. Questo a dimostrazione di quanto vale la vita umana, valore nettamente inferiore rispetto ai grandi interessi nazionali.