Turchia e dintorni. Il movimento Gülen
16 Novembre 2018[Emanuela Locci]
Dal tentato colpo di stato del luglio 2016 si è spesso parlato, nei media nazionali e internazionali del movimento Gulenista, comunemente conosciuto come Hizmeth (il servizio). Si è parlato di questo movimento perché il presidente Erdoğan e il suo entourage lo considerano responsabile dell’organizzazione del tentato colpo di stato del 2016.
Il suo fondatore Fethullah Gülen ha categoricamente negato d’essere il deus ex machina del golpe, formulando invece l’ipotesi che possa essere stato organizzato dallo stesso Erdoğan allo scopo di creare un casus belli perfetto per eliminare Hizmeth dalla Turchia. Questa ipotesi è stata fatta propria da numerosi media occidentali, infatti, è sospetto il fatto che le epurazioni siano state eseguite molto velocemente e questo ha suscitato il dubbio che le liste di proscrizione fossero già pronte da tempo. Quindi i due, Gülen ed Erdoğan un tempo alleati, oggi si lanciano accuse a distanza. Ripercorrendo i fatti cerchiamo di capire che cosa è Hizmeth, compito non facile, infatti, questo movimento sociale-religioso rimane un mistero agli occhi degli occidentali, perché non vi è certezza rispetto a quello che è effettivamente.
Anche volendo comparare le diverse posizioni in campo, non è possibile giungere a una conclusione, perché sono troppo discordanti le posizioni di chi appoggia il movimento e di quanti sono suoi detrattori. Secondo il punto di vista del governo turco il movimento Gülen non è altro che un’organizzazione terroristica che agisce attraverso L’Organizzazione Gülenista del Terrore (Feto). Secondo una prima rapida ricerca, il movimento di Gülen ha il controllo diretto su numerose associazioni professionali e studentesche, organizzazioni caritatevoli, aziende, scuole, università, radio, televisioni e quotidiani. Di primo piano è l’impero mediatico collegato: da ‘Zaman‘, uno dei quotidiani più importanti della Turchia, alla rivista ‘Aksyion‘ fino all’agenzia di stampa ‘Cihan‘. Sono parte dell’organizzazione, anche alcune emittenti televisive, come Samanyolu TV e Mehtap TV.
Ma come si è radicato il movimento nel tessuto sociale turco? Tutto parte dall’iniziativa del suo fondatore Fethullah Gülen, predicatore e politologo, che nel corso degli anni è riuscito a costruire un vero impero, che come abbiamo visto, abbraccia in particolare i campi dell’istruzione e dei media. La comunicazione è uno degli assi portanti di questo movimento che promuove un’idea di islam al passo con i tempi, che pur muovendosi nel solco della tradizione, sa misurarsi con la tecnologia, la modernità e la globalizzazione e soprattutto sa farne uso.
La comunità religiosa che lo segue conta nella sola Turchia decine di migliaia di attivisti e una cerchia di simpatizzanti stimata tra 4 e 5 milioni di persone. L’elemento del welfare locale e della solidarietà comunitaria ha rappresentato uno dei punti di forza del movimento anche in altri ambiti, permettendogli di inserirsi nei vuoti lasciati dallo Stato turco. I suoi interessi sono presenti anche fuori dal territorio turco, oltre a centri di istruzione privati in 110 Paesi, (alcune fonti parlano di 170 paesi), dalla Francia al Sudafrica. L’imam ha inoltre interessi in moltissimi settori, compreso quello della finanza, infatti, gestisce anche la Bank Asya che offre prodotti senza interessi secondo i dettami dell’Islam.
Il movimento ha vissuto diverse fasi: fondato negli anni sessanta, almeno nella sua fase embrionale, si espande considerevolmente grazie anche al colpo di Stato militare del 1980, che mette al potere una giunta militare ansiosa di riconciliare definitivamente la sua visione dell’islam (sunnita) con l’identità turca. Un secondo periodo propizio per Hizmeth si apre all’inizio degli anni Novanta, infatti, l’indipendenza delle ex repubbliche sovietiche turcofone dell’Asia centrale, avvenuta grazie al crollo dell’Urss favorisce una formidabile espansione in questa regione e il suo radicamento nel territorio tramite l’apertura di istituti scolastici.
In Turchia, nel 2002 Hizmeth partecipa attivamente alla campagna a favore dell’Akp mettendo a disposizione del partito il suo impero mediatico. Le cose vanno bene fino a quando l’alleanza tra i due poli di potere si incrina. Dal 2013 Erdogan sta cercando di smantellare il suo potere, pezzo per pezzo. Con periodici arresti di agenti e giudici, considerate categorie a lui vicine. La situazione è notevolmente peggiorata dopo il tentato golpe 2016.
Fethullah Gülen, fondatore e guida spirituale del movimento dalla sua residenza in Pennsylvania, dove risiede dal 1999, influenza con le sue parole milioni di seguaci in tutto il mondo. Il suo messaggio è rivolto a definire un nuovo codice di comportamento islamico soprattutto nella sfera pubblica. Hizmet si autodefinisce un movimento civile ispirato dai valori dell’Islam, per molti incarna una versione moderata e cooperante di Islam. Per i detrattori, invece, è semplicemente un centro di potere, il cui fine ultimo sarebbe l’islamizzazione della società turca partendo dal suo interno, infiltrandosi in tutti gli ambiti sociali e delle istituzioni.
Sicuramente esso è un protagonista di primo piano della storia attuale della Turchia e non si potrebbe affrontare il tema della società civile senza menzionarlo, anche perché il movimento di Gülen, che ha contribuito all’affermazione del partito AKP di Erdoğan contro l’élite kemalista.
In conclusione si può affermare che cosa sia Hizmeth in realtà, quale il suo potere effettivo, in Turchia, come all’estero, rimane in parte oscuro e soggetto a differenti interpretazioni, dalla coloritura in parte complottista.
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