Turchia e dintorni. Nuovo giro, nuova corsa
16 Marzo 2019[Emanuela Locci]
Il prossimo 31 marzo in Turchia si terranno le elezioni amministrative, questa tornata elettorale rappresenta un test molto importante per il partito del presidente Erdoğan. Infatti malgrado le recenti vittorie elettorali, ci si riferisce in particolare alle elezioni del giugno 2018, il risultato non appare scontato. I problemi economici che attanagliano il paese, si ricorda ad esempio la svalutazione della lira turca, potrebbero essere un grosso ostacolo da superare per riuscire ad ottenere, ancora una volta la fiducia degli elettori.
La campagna elettorale che si sta svolgendo e che vede contrapposto l’AKP agli ormai storici partiti di opposizione quali il CHP, il partito erede del kemalismo di Atatürk o l’HDP che unisce forze filo curde e di sinistra, sta infiammando da alcune settimane la Turchia, mentre non sembra interessare i media internazionali, infatti sono pochissime le fonti italiane (ho trovato riferimenti solo sul sito di Radio Radicale, grazie ai contributi del sempre ottimo Mariano Giustino) o straniere che si occupano dell’argomento.
Del resto molti giornalisti stranieri che avevano chiesto di essere accreditati per seguire la tornata elettorale si sono visti rifiutare il permesso. Tutto ciò mentre da più parti si chiede che la vigilanza internazionale su queste elezioni sia molto alta, viste le difficoltà e irregolarità che si sono registrate durante le elezioni del 2018, che hanno comunque rafforzato a livello interno la figura del presidente, ma che hanno anche mostrato segni di cedimento del suo partito, che ha raggiunto la maggioranza grazie all’alleanza con il partito MHP.
Erdoğan si scaglia contro i partiti di opposizione tacciandoli di essere o vicini a gruppi terroristici o vicini agli ambienti di Feto, organizzazione considerata responsabile del tentato colpo di stato del luglio 2016. Il presidente e il suo partito hanno molto da perdere dal risultato di queste elezioni, secondo i sondaggi l’AKP sta rischiando di perdere città chiave come la stessa capitale Ankara e Bursa. Anche per la città di Istanbul la situazione è incerta. I leader politici dei diversi partiti di opposizione, continuano a fare campagna elettorale, anche se vengono continuamente attaccati da Erdoğan.
La loro determinazione sembra una delle poche manifestazioni di democrazia reale che possa esserci ora in Turchia, nella speranza che queste elezioni non siano falsate da ostacoli o vere e proprie irregolarità. Oltre ai risultati elettorali i partiti all’opposizione e i loro candidati devono fa fronte anche alla legge che prevede che se i sindaci eletti dovessero essere considerati dal governo troppo vicini ad ambienti terroristici o ad organizzazioni antigovernative, essi verranno allontanati e sostituiti d’ufficio da personale filo governativo. In realtà già questa legge di per se varrebbe a rendere le elezioni non una manifestazione del volere del popolo, ma una farsa.
Tutto ciò mentre il Parlamento Europeo ha votato per la sospensione ufficiale dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Questa notizia potrebbe in qualche modo influenzare il risultato elettorale. Uno degli scenari possibili potrebbe essere in caso di vittoria dell’AKP, un allontanamento dall’asse occidentale. Attendiamo ulteriori sviluppi a dopo il 31 marzo.
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