Turchia e dintorni. Turchia monopartitica?
1 Maggio 2018[Emanuela Locci]
La Turchia si prepara alle prossime elezioni. È di pochi giorni fa la notizia dell’indizione anticipata della tornata elettorale che vedrà impegnati numerosi partiti che concorreranno e che cercheranno di contendere il potere al partito del presidente della repubblica Erdoğan. La Turchia non sempre è stato un paese in cui era permessa la fondazione di partiti, essa vanta una lunga tradizione di paese caratterizzato dal monopartitismo. Infatti, dalla fondazione della repubblica nel 1923 fino al 1946 la Turchia fu governata da un solo partito, quello fondato da Mustafa Kemal Atatürk. Ma vediamo nel dettaglio cosa è accaduto.
La fine della guerra d’indipendenza, e la fondazione della repubblica avevano visto la nuova realtà statuale quasi completamente subordinata alla volontà politica di Atatürk, ma proprio i nuovi assetti, derivanti dalle condizioni imposte dalla guerra avevano spinto il padre della patria a dover accettare l’esistenza di un gruppo politico, che non era un partito vero e proprio, ma che rappresentava comunque un gruppo di potere, che raccoglieva ex unionisti (esponenti del gruppo Unione e Progresso) e liberali.
Nelle fila di Mustafa Kemal esisteva un piccolo manipolo di uomini che portava avanti degli ideali politici filo islamici. Infine era presente il Partito Comunista, i cui vertici erano stati decapitati nel 1921, forse proprio su ordine di Atatürk. Questi tre gruppi minoritari, di cui uno interno alla corrente nazionalista kemalista, non erano comunque in grado di mettere minimamente in discussione la supremazia del gruppo capeggiato da Atatürk. Nel biennio 1923-1924 i gruppi politici diventarono partiti e inizia qui la vera stagione democratica della Turchia. Furono fondati due partiti: il Partito Repubblicano del Popolo, costituito l’11 settembre 1923 da Mustafa Kemal e il Partito Progressista repubblicano fondato il 17 novembre 1924 che aveva come leader Kazim Karabekir.
Ma questo pluralismo partitico non ebbe vita lunga, infatti, a causa della rivolta della popolazione curda, guidata da Scheik Sait, fu stabilito quello che oggi potremo definire lo Stato di emergenza, in cui furono ripristinati i tribunali che erano attivi durante la guerra di indipendenza, alla stampa fu vietata qualsiasi attività, e decine di giornalisti dell’epoca furono arrestati e condannati ad anni di prigionia. (e qui senza andare troppo lontano mi pare di vedere quel che capita oggi, con le dovute proporzioni). Il partito Progressista Repubblicano non ebbe maggior fortuna, infatti, fu messo al bando, e i suoi esponenti imprigionati, e alcuni di essi, come l’ex ministro unionista delle Finanze, il massone Cavid Bey, furono condannati a morte, dopo l’ennesimo attentato alla vita di Atatürk (Smirne 15 giugno 1926). Dopo questi avvenimenti Atatürk pronunciò il famoso discorso durato 26 ore, il Nutuk, che oltre ad illustrare la politica kemalista, che avrebbe guidato la Turchia per i successivi decenni, fu anche una condanna a morte per gli oppositori, che erano ormai inermi contro lo strapotere kemalista.
Nonostante la presenza politica preponderante del Partito Repubblicano del Popolo, a causa della forte crisi economica degli anni Trenta, che aveva avuto ripercussioni anche in Turchia, con un generale impoverimento del paese, l’entourage kemalista aveva avvertito la necessità di un dibattito politico/partitico per cercare di risolvere la situazione. Quindi Atatürk incaricò un suo vecchio collaboratore, Ali Fethi di fondare un nuovo partito, il Partito Liberale. Questa nuova realtà partitica, che non avrebbe dovuto rappresentare un pericolo per il partito del leader incontrastato della Turchia, in realtà coagulò intorno a sé tutte le parti dissenzienti rispetto al potere centrale, ottenendo tra l’altro un reale successo elettorale alle elezioni amministrative.
A questo punto Atatürk decise di sciogliere il Partito Liberale, che nella sua pur breve esistenza (agosto-novembre 1930) aveva evidenziato i punti deboli della politica kemalista, evidenziando la necessità di una rifondazione del Partito Reppublicano con una base ideologica che fosse maggiormente condivisibile, da quella che oggi definiremo “la Base”. Il partito unico fu riorganizzato e furono fondati nuovi centri di socialità, le Case del Popolo, che avevano come scopo principale l’inquadramento ideologico del popolo. Questo indottrinamento andò di pari passo con la creazione del culto della personalità del padre della patria. Questa fase durerà fino alla morte del leader avvenuta il 10 novembre 1938, quando sarà chiamato a succedergli İsmet İnönü, denominato non a caso il “secondo uomo”. İnönü ebbe l’arduo compito di riconciliare le parti sociali che non sono mai entrate nell’ottica del kemalismo, moderando le posizioni in campo.
In realtà il suo governo è ricordato dai posteri come un duro autoritarismo. Il regime del partito unico, ormai privato dell’aura di Atatürk mostra i suoi lati più duri, ma i tempi stanno per cambiare: da più parti, anche a livello internazionale arrivano pressioni affinché la Turchia diventi una repubblica veramente democratica. Il 1 novembre 1945 İnönü inaugura una nuova stagione politica: il presidente dichiara che la Turchia soffre a causa dell’assenza di un partito all’opposizione ed è quindi assente la dialettica politica. Il 7 gennaio 1946 nasce il Partito Democratico.
Questo il percorso storico della nascita dei partiti in Turchia, come si è dimostrato in alcuni casi la storia si è ripetuta, ci si augura che non si ripeta fino in fondo, e che la Turchia possa essere annoverata tra i paesi democratici a tutto tondo, non come oggi in cui si vive una situazione di democrazia attenuata, sempre in bilico tra autoritarismo e parvenza democratica.
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