Tuvixeddu non è un dettato
16 Settembre 2011Stefano Deliperi
Cagliari ha per la prima volta nella sua storia recente un’amministrazione comunale di centro-sinistra. Massimo Zedda e la sua coalizione hanno battuto nettamente gli avversari del centro-destra in buona sostanza perché lustri di governo locale di questi ultimi hanno consegnato ai giorni nostri una città semplicemente bollita. In più ci s’è messo anche la ventata nazionale anti-berlusconiana.
Questo però comporta anche un assillo quotidiano da parte di mille parti che vorrebbero veder realizzate ora-subito-adesso le proprie istanze da parte del sindaco Zedda. Che di nome fa Massimo, non Mandrake e nemmeno Merlino. E nemmeno è uno studente atteso dal compito in classe nei primi giorni di scuola.
Quanto accaduto nei giorni scorsi in merito alla vicenda di Tuvixeddu pare proprio un caso emblematico.
Il 5 settembre 2011 si è tenuta la riunione del Comitato di sorveglianza per l’attuazione dell’accordo di programma Regione – Comune – Privati su Tuvixeddu–Tuvumannu, a Cagliari. Dalle cronache e dalle dichiarazioni di tutte le parti è emersa una disponibilità alla trattativa per concludere nel più breve tempo possibile la vicenda con una soluzione definitiva e – per quanto riguarda gli interessi pubblici – la realizzazione del parco archeologico-ambientale di Tuvixeddu. Sono seguite varie polemiche, vivacissime su blog, sulla presunta arrendevolezza del Sindaco Massimo Zedda alle pretese immobiliari, arrendevolezza che – a ben vedere – non si comprende dove si sia concretizzata.
Dura la reazione del sindaco Zedda. In riferimento al colloquio avuto da parte di Vincenzo Tiana (Legambiente), Maria Antonietta Mongiu (Sardegna Democratica), Maria Paola Morittu e Giorgio Todde (Italia Nostra) con alcuni consiglieri comunali di maggioranza intervistato da Sardegna Quotidiano (11 settembre 2011) ha detto testualmente:
“D – Dicono che Renato Soru possa mettere bocca sulle sue decisioni…
R – Ci parlo, come faccio con tutti. Ho incontrato tante volte Soru, ma mai mi ha detto cosa dovrei e non dovrei fare. Sono altri quelli che pretendono di dettare la linea.
D – Chi, ad esempio?
R – Per esempio gli ambientalisti che l’altro giorno sono stati accolti in Municipio dai consiglieri comunali della maggioranza, proprio per parlare di Tuvixeddu. Beh, sappiano che non mi faccio dettare l’agenda da nessuno”.
Sulla pluriennale vicenda di Tuvixeddu, in realtà, è emersa l’esigenza di un approfondimento all’interno della maggioranza consiliare: Giuseppe Andreozzi (Rossomori), Francesco Ballero (P.D.) e Giovanni Dore (I.d.V.), consiglieri e avvocati, dovranno predisporre una base per un ordine del giorno da presentare in Consiglio comunale. Costituirà un indirizzo per la Giunta Zedda da seguire nei successivi sviluppi.
Si tratta di una vicenda complessa, ma qualche punto fermo c’è e – per logica e buon senso – da qui si dovrebbe partire per raggiungere una soluzione definitiva che porti al soddisfacimento degli interessi pubblici per la realizzazione di un grande parco archeologico-ambientale.
In primo luogo l’accordo di programma immobiliare (art. 27 della legge n. 142/1990 e s.m.i., ora art. 34 del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i., nonché art. 11 della legge n. 241/1990 e s.m.i.), deleterio per i valori storico-culturali e ambientali del sito, è valido ed efficace, fin quando non verrà revisionato o reso nullo da decisioni amministrative o giurisdizionali o da esercizi della facoltà di recesso, salvo eventuali penali. Il Comitato di sorveglianza è l’organo (di fonte pattizia) per la “gestione” dell’accordo medesimo. In secondo luogo, recentemente, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1366/2011 – molto importante, ma non risolutiva – ha dato forza alle ragioni della tutela delineando il percorso amministrativo che si dovrà seguire. Lo ricordiamo.
Il Consiglio di Stato, VI Sezione, con sentenza 3 marzo 2011, n. 1366 ha accolto il ricorso della Regione autonoma della Sardegna (Amministrazione Soru) avverso la sentenza del T.A.R. Sardegna, II Sezione, 14 novembre 2007, n. 2241, che aveva annullato le disposizioni di tutela discendenti dal piano paesaggistico regionale – P.P.R.
La Regione aveva impugnato la sentenza del Giudice amministrativo sardo nella parte in cui aveva accolto i motivi di ricorso del Comune di Cagliari (difetto di istruttoria e di motivazione, illogicità delle previsioni di piano) relativi all’individuazione del complesso Tuvixeddu-Tuvumannu (circa 50 ettari) fra le “aree caratterizzate da preesistenze con valenza storico cultruale” tutelate ai sensi dell’art. 49 delle norme di attuazione del P.P.R. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso, confermando (come già il T.A.R. Sardegna) che la Regione possa mediante il piano paesaggistico prevedere motivatamente una specifica disciplina di tutela su aree di valore ambientale e storico-culturale (artt. 131 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e ricordando che “il piano paesaggistico è cogente e immediatamente prevalente sulla strumentazione della programmazione urbanistica degli enti locali” (art. 145, comma 3°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). La sentenza, come prevedibile, aveva già suscitato reazioni contrastanti, molto “vivaci”, riguardo le conseguenze sulle sorti di un’area che accoglie il più importante sito sepolcrale punico-romano (con testimonianze fino all’epoca alto-medievale) del Mediterraneo.
Proviamo, quindi, in estrema sintesi, a verificare quale via abbia indicato il Consiglio di Stato per il futuro di Tuvixeddu.
La sentenza rappresenta un deciso riconoscimento del valore ambientale, archeologico e paesaggistico di Tuvixeddu e riporta l’area nell’alveo della tutela del piano paesaggistico regionale, con tutte le disposizioni di carattere generale e particolare. Fra le disposizioni di carattere generale (Parte prima, Titolo II “Disciplina generale” delle norme di attuazione del P.P.R.) c’è, comunque, l’art. 15, comma 3°, delle norme di attuazione, che consente “per i Comuni dotati di P.U.C. approvato … nelle … zone C, D, F e G” la realizzazione degli “interventi previsti negli strumenti urbanistici attuativi purchè approvati e con convenzione efficace alla data di adozione del Piano Paesaggistico Regionale”. Tali disposizioni si applicano agli “ambiti di paesaggio costieri di cui all’articolo 14″, cioè a tutto il territorio del Comune di Cagliari, già dotato di P.U.C. e rientrante nell’ambito di paesaggio costiero n. 1 “Golfo di Cagliari”.
Il noto progetto edilizio Iniziative Coimpresa è oggetto di un accordo di programma immobiliare, cioè uno strumento attuativo del P.U.C. di Cagliari, approvato e convenzionato prima della data di adozione del P.P.R. La previsione della subordinazione a successiva “intesa” Regione-Provincia-Comune delle parti di tali interventi non munite di titoli abilitativi (es. concessioni edilizie), disposta dal successivo comma 4°, è stata annullata dai Giudici amministrativi.
Però le parti del progetto immobiliare Iniziative Coimpresa, così come di altri progetti immobiliari presenti nelle aree interessate, ricadenti nelle zone C–completamento, D–industriali e G–servizi (zone F–turistiche non ve ne sono) non riguardano certo tutta l’area disciplinata ora nuovamente con il P.P.R. Anzi.
E qui interviene chiaramente il Consiglio di Stato che ha esplicitamente affermato: “Resta stabilito, quanto alla concreta ed autonoma disciplina di salvaguardia, che la regolamentazione definitiva dell’area è rinviata ad un’intesa tra Comune e Regione, fermo che ‘all’interno dell’area individuata è prevista una zona di tutela integrale, dove non è consentito alcun intervento di modificazione dello stato dei luoghi, e una fascia di tutela condizionata’ (art. 48, comma 2, delle NTA)”.
In buona sostanza – al di là di divergenze interpretative sempre possibili – il Consiglio di Stato ha ritenuto opportuno ricordare che c’è “una zona di tutela integrale”, “una fascia di tutela condizionata” e una restante area da disciplinare mediante intesa fra Regione e Comune. Sicuramente oggi è radicalmente complicata la vita ai progetti edilizi nelle aree interessate, le esigenze della tutela sono state nettamente rafforzate, ma sarà fondamentale seguire attivamente le fasi di formazione della prevista “intesa” Regione-Comune indicata dal Consiglio di Stato. I tentativi scomposti di variante urbanistica effettuati solo qualche mese fa dalla vecchia Amministrazione Floris sono giunti all’attenzione della magistratura inquirente proprio su segnalazione delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra. Così come il prossimo 19 settembre 2011 si aprirà davanti al Tribunale di Cagliari un procedimento penale relativo a interventi edilizi e per la realizzazione del parco.
A tutt’oggi, però, rimangono necessari la revisione del piano urbanistico comunale nel senso indicato dal Consiglio di Stato e la revisione dell’accordo di programma. A meno che non si voglia puntare sul recesso comunale dall’accordo di programma – sempre possibile – con tutte le conseguenze economiche del caso e la conseguente retrocessione delle aree ai Privati. E nuovi probabili contenziosi oltre a quelli già aperti.
Intanto, però, perché non dare un bel segnale, chiaro e netto? Perché non iniziare da un intervento di bonifica ambientale, messa in sicurezza e valorizzazione della via sepolcrale romana alle pendici di Tuvixeddu, verso Viale S. Avendrace? Qui non ci sono ricorsi, giudizi, procedimenti penali, sequestri, rinvii a giudizio e polemiche di alcun genere. Potrebbe e dovrebbe esser tutelata, in sicurezza, visitabile e fruibile. Oggi, subito, adesso.