Tuvixeddu, una conversione bipartisan
16 Marzo 2010Red
L’acquisizione al patrimonio pubblico di un’area dai rilevanti contenuti culturali e paesaggistici è sempre da salutare con favore. Soprattutto se si tratta di Tuvixeddu. E’ perciò un passo avanti quello che è stato fatto nel Consiglio Regionale della Sardegna mediante l’approvazione dell’ordine del giorno presentato dai consiglieri Bruno, Uras, Diana, Mariani, Milia, Sanna G., Cuccureddu, Fois, Porcu.
Un passo avanti importante, anche se forse più politicamente che nella sostanza. Non vogliamo però rinunciare all’attenzione critica, e consigliamo quindi di mantenere, almeno a chi ha davvero a cuore l’area di Tuvixeddu, la guardia alta sulla questione. Certo, di questi tempi bisogna pure essere di bocca buona sullo stile e su alcune enfasi che tradiscono nell’o.d.g. una confidenza non eccessiva con la materia (ad esempio, un “bene paesaggistico culturale” (sic!) è comunque sempre unico, e magari il valore di Tuvixeddu non riguarda solo Cagliari e la Sardegna).
In quale quadro nasce questa improvvisa e folgorante conversione a favore di Tuvixeddu? Esso innanzitutto ci pare caratterizzato da una forte battaglia economica fra gli interessi immobiliari contrapposti, rappresentati da Cualbu e Zuncheddu e dalle relazioni politiche che essi intrattengono nella maggioranza stessa e nell’opposizione. I lavori sul colle si sono molto evoluti, in ogni caso, e fra costruzioni e terribili fioriere l’area ha già subito danni che ci sembrano molto gravi: un contenimento di questi danni, anche alla luce dei pronunciamenti recenti del Consiglio di Stato e di altri attesi, ovviamente va bene. Ma troppe frasi, a giudicare da quanto abbiamo letto sugli organi di stampa, sono state dette sul rispetto dell’accordo di programma, ed il valore, anche se più simbolico che concreto, non è rassicurante: l’accordo di programma è una delle basi che ha generato l’assalto al colle.
Infine, le conversioni improvvise alla causa archeologica e paesaggistica da parte di un fronte bipartisan che, almeno in parte coincidendo con l’attuale, ha chiesto plotoni di ‘esecuzione’ su chi operava per il vincolo allargato dell’area, ed ha bombardato ad alzo zero il PPR, ci sembrano sospette ed anche assai opportune per tutti elettoralmente. Su rimborsi e risarcimenti si giocheranno partite importanti e delicate: sarebbe molto sportivo, ad esempio, se la cifra dei risarcimenti da conferire a Cualbu venisse indicata da Zuncheddu.
Noi ci auguriamo che l’acquisizione pubblica proceda, e seguiremo con attenzione questi processi, ma sappiamo anche che esistono molte aree pubbliche mal gestite e mal utilizzate, con realizzazioni non esaltanti. L’acquisizione perciò dovrà essere accompagnata da una discussione di merito sull’area e sulla città, sul tipo di parco che si vorrà realizzare, sulla qualità della tutela e della valorizzazione; sulla capacità di partecipazione pubblica condivisa alle scelte urbanistiche, e in particolare a quelle relative ai beni culturali e paesaggistici di Cagliari e delle altre città sarde. Ai punti indicati nell’articolo che pubblichiamo a cura di Alfonso Stiglitz possiamo aggiungerne altri di archeologia urbana, a cominciare dallo scandalo permanente dell’Anfiteatro romano.
28 Marzo 2010 alle 00:58
Grazie per avere fatto compiere un passo avanti per la salvezza dell’unico sito di Tuvixeddu.