La natura del rifiuto. Cicli e ricicli
1 Febbraio 2008
Raffaello Ugo
Sono tempi piuttosto bui. Mentre nel nostro parlamento omini verdi combattono ferocemente tra loro per motivi sconosciuti, guardando in alto si possono chiaramente vedere nubi di fuoco che si addensano. Non esiste un’emergenza rifiuti. E’ stato già fatto notare come l’emergenza sia qualcosa di momentaneo mentre quello che stiamo vivendo in questi giorni si inquadra in un problema di tipo sistemico. Non si può risolvere il problema dei rifiuti se non si risolvono alcuni problemi a monte e non si può sperare che questo non provochi a discesa una catena di conseguenze. Siamo di fronte a scelte da cui dipende il futuro del mondo. E siamo soli. E’ meglio rimboccarsi le maniche. E lasciar perdere gli inceneritori. Chi li sostiene o è in malafede o non sa di che parla. Il problema dei rifiuti fa parte di una catena che ha un inizio e un termine ed è indispensabile che l’inizio e il termine della catena coincidano per dare origine a un circuito virtuoso. La natura non produce rifiuti.
RIDURRE. E’ inutile trattenersi sulle caratteristiche patologiche del nostro acquistare ma sarebbe opportuno che ognuno si procurasse una copia della “Guida al consumo critico” e prendesse nota di tutti gli acquisti sbagliati di questi anni. Andare al supermercato ha ormai lo stesso valore di una vera e propria guerra di trincea. Ci dicono che acquistare merci fa aumentare il Pil ma il Pil non è mai stato un indicatore di benessere e non esiste in natura un progresso senza limiti. Ridurre gli acquisti ridurrebbe drasticamente anche la quantità di rifiuti da smaltire.
RIUTILIZZARE. Un tempo gli oggetti venivano riparati. Adesso, col costo del lavoro pari a zero, comprare un elettrodomestico nuovo costa meno che farlo riparare. Il che non ha senso. Il più delle volte il guasto è un problema banalissimo e se solo avessimo un minimo di manualità e attenzione potremmo risolverlo da noi. Ma non abbiamo il tempo perché il tempo del lavoro ci assorbe ed è un tempo che serve per per pagare servizi di cui potremmo occuparci noi stessi se solo ne avessimo il tempo. Potremmo addirittura scoprire che intorno a noi ci sono altri esseri umani con esigenze e aspettative simili alle nostre. Che hanno bisogno di noi e di cui noi abbiamo bisogno. E che potrebbero scambiare con noi capacità e conoscenze secondo una logica tipica delle società umane e che viene sintetizzata perfettamente dalle banche del tempo.
RICICLARE. La carta e il cartone costituiscono circa il 40% dei nostri rifiuti e il retro dei fogli di carta è una superficie immacolata su cui potremmo ancora scrivere, prendere appunti. Ridurremmo del 50% la quantità di carta con benefici evidenti sulle foreste, sui rifiuti e sull’inquinamento. Le bottiglie di plastica per l’acqua andrebbero dimenticate poiché costituiscono quasi il 10% dei rifiuti. L’acqua del rubinetto è potabile, più sicura dell’acqua in bottiglia e non consegnerebbe alle multinazionali il controllo assoluto su una risorsa vitale indispensabile. Lasciare la caraffa aperta per mezz’ora elimina ogni traccia del sapore di cloro. Le lattine, costituite da materiale costoso, altamente inquinante e energivoro, andrebbero abbandonate o quantomeno recuperate per produrre nuove lattine. Per quanto riguarda il vetro non è neanche il caso di sottolinearne le qualità e la necessità di riutilizzarlo per produrre nuovi contenitori. I resti della cucina e del giardino non chiederebbero altro che di tornare alla terra come compost.
RECUPERARE. In realtà il rifiuto è proprio l’ultimo segmento, la parte irriducibile degli oggetti che buttiamo via. Ed è frutto di una progettazione industriale indifferente allo spreco. Quando buttiamo un televisore, un computer, un telefonino, gettiamo via una quantità enorme di ottimo materiale altamente inquinante che potrebbe essere recuperato per tornare a far parte di nuovi televisori, computer, telefonini. Basterebbe che i prodotti venissero smontati (nuovi posti di lavoro) e i loro componenti riutilizzati tali e quali. Solo i bambini sono in grado di apprezzare appieno la propria cacca e hanno infatti un sentimento di perdita quando sono costretti ad abbandonarla per sempre. Gli adulti invece non hanno nessuna paura di produrre rifiuti mentre dovrebbero averne. Forse essere veramente solidali significa semplicemente lasciare le cose come le abbiamo trovate a chi verrà dopo di noi. Se è ancora possibile.
2 Febbraio 2008 alle 11:27
Raffaello Ugo sempre esemplare. Attiviamo la catena del “passa parola” per incentivare comportamenti responsabili. Sarà un lavoro enorme, considerando i cattivi esempi che vengono dall’alto (quanto inquinano tutti i nostri parlamentari con le loro enormi scorte e con i loro eccessivi spostamenti, non sempre necessari, in lungo e in largo per l’Italia e nel mondo), comunque proviamoci a diffondere le istruzioni per l’uso.
Buon Futuro a tutti
Angelo Liberati
3 Febbraio 2008 alle 15:26
Bravo Raffaello. Anche io, come insegnante, sto lavorando con i bambini intorno a questi argomenti: riutilizzare, non sprecare, consumare meno e meglio, riciclare. Tra poco inizierò anche un laboratorio di “RiCreazione” e “RifiutArti”: penso sia molto importante lavorare con loro, che sono piccoli e ricettivi. Saranno in grado di cambiare il futuro?