Un laboratorio politico: Cagliari città capitale
1 Novembre 2015Roberto Mirasola
Il 18 giugno è stata ufficializzata la nascita del laboratorio politico Cagliari Città Capitale. Il proposito che vuole portare avanti tale laboratorio è indubbiamente ambizioso.
Più volte nelle pagine del manifesto sardo abbiamo scritto delle difficoltà dovute al neocentralismo presente oggi in Europa che si ripercuoto di conseguenza anche in Italia, sottolineando che le decisioni vengono prese ahimè, lontane dai territori interessati. In questa situazione diventa importante il ruolo guida che può e deve assumere Cagliari nel contesto sardo. Le prossime elezioni amministrative possono dunque segnare uno spartiacque se solo si ha il coraggio di rompere con le illogiche fedeltà ai partiti che hanno relegato la Sardegna in un ruolo marginale. un esempio per tutti? Osservate quanto sta accadendo in questi giorni con la folta presenza di navi da guerra nel porto di Cagliari che saranno impegnate nella più grande esercitazione militare del dopoguerra. E’ inaccettabile e alquanto imbarazzante il silenzio istituzionale sia a livello regionale che comunale.
La città di Cagliari deve assumere il ruolo di Capitale della Sardegna riproponendo con forza le giuste istanze di un’intera regione. Se i motti popolari del maggio 1906 diedero un ruolo guida alla città affinché essa stessa riuscisse a comprendere la difficoltà in cui versava grossa parte della popolazione, allo stesso modo, oggi la città dovrebbe imporsi con forza e determinazione nei rapporti con l’amministrazione centrale affrontando gli annosi temi della vertenza entrate, patto di stabilità interno, presenza militare nel territorio.
Bisogna dunque ribaltare quello che Francesco Cocco chiama l’autonomismo centralistico dando vita alla autodeterminazione che sappia dare dignità agli interessi vitali del popolo sardo. La regione è ormai relegata ad un ruolo marginale incapace di prendere decisioni che non siano gradite alle segreterie romane impegnate a distruggere i principi costituzionali con modifiche antidemocratiche alla Costituzione stessa. Tutto ciò è ormai inaccettabile. Del resto l’intenzione del Presidente del Consiglio è sempre di più quella di accentrare i poteri dello stato e di conseguenza ridimensionare le autonomie locali. La riforma del titolo V serva da esempio.
Cagliari città Capitale dunque, con un sindaco capace di porre problemi politici e non limitarsi alla buona amministrazione. Il patto di stabilità interno è figlio delle politiche neoliberiste partorite da un Unione Europea sempre più vicina agli interessi delle banche e sempre più lontana dal benessere dei popoli. Ed è per questo che deve essere portata alla ribalta politica la sua insostenibilità riproponendo nelle dovute sedi la sua rinegoziazione. Assumere dunque un ruolo politico di primo piano che possa essere da traino per l’intera regione.
Un nuovo modello di sviluppo sostenibile deve sostituirsi a quello oggi esistente, ponendo al suo centro il rapporto ambientale che deve salvaguardare la salute delle persone e la qualità della vita. Sostenibile vuol dire: zero rifiuti e energia pulita; fine del consumo del suolo e volume zero in città e nell’area metropolitana. Quindi un forte NO alla costruzione e apertura di nuovi centri commerciali a Selargius e Elmas o in via dei tigli. La grande distribuzione distrugge il tessuto sociale urbano, portando i profitti al di fuori della Sardegna, creando solo precariato e ulteriore disoccupazione come la crisi di Auchan dimostra.
Infine, aprirsi al Mediterraneo sfruttando la sua posizione geografica che consente di mettere in relazione il nord dell’ Europa con il sud magrebino. Attivare un ruolo di confronto e dialogo tra popoli, incentivando una cultura della pace oggi più che mai assente. Sarebbe interessante riproporre quanto suggerito da Francesco Cocco, con la previsione di borse di studio nella prospettiva di una casa mediterranea degli studi. È pur vero, che per far questo è necessario attivare politiche sull’immigrazione, quanto mai oggi assenti. Il comune di Cagliari ancora non ha attuato un progetto SPRAR, cosa che invece hanno fatto i comuni di Villassimius, Quartu S.Elena e l’ex Provincia di Cagliari. Per essere città della pace e del dialogo, Cagliari dovrebbe permettere alla numerosa comunità musulmana di avere un luogo in cui professare la propria fede. La moschea di fatto è già interazione. La cultura della pace si alimenta solo con il confronto scevro da paure.
Cagliari Città Capitale, quindi, per dare voce a tutti coloro che sono orfani della buona e sana politica e che attendono da troppo tempo una reale svolta. Ci siamo e Ci crediamo.