Un nuovo anno tra le ombre dell’oscurità e i colori che il sole mette in luce

2 Gennaio 2024

[Graziano Pintori]

L’orologio dell’apocalisse è quel marchingegno che misura il tempo residuo per l’ipotetica fine del mondo: la mezzanotte segna l’ora fatale, mentre i minuti indicano il tempo che manca per sopraggiungerla.

La fine del pianeta terra potrebbe avvenire a causa di un’eventuale guerra atomica, oppure, come s’ipotizza oggi, anche a causa degli sconvolgimenti climatici. Nel 1947, dopo la bomba su Hiroshima e l’inizio della guerra fredda, le lancette erano impostate alle ore 23.53, oggi nel 2023, dopo 23 variazioni d’orario, sono ferme alle h. 23.58. Il prossimo aggiornamento sarà a gennaio 2024, le previsioni di un ulteriore avvicinamento verso l’ora della catastrofe umanitaria sono sempre più concrete.

Quindi, con questa spada di Damocle sospesa sulle nostre teste cosa possiamo augurarci per il prossimo anno? “Tanta felicità e serenità?”, oppure “buona morte a tutte e a tutti?”. I venti di guerra e le crisi climatiche che imperversano nel mondo contribuiscono ad alimentare il cupo presagio del totale annullamento delle nostre civiltà, anche perché questa calamitosa evenienza trae sostegno dalla medesima rassegnazione con cui si accettano altre tragedie ineluttabili. “Lu cheret Deus” direbbe mia madre convinta credente; “La guerra è la maledizione divina che si abbatte sul mondo”, penserebbero molti altri credenti; per altri, invece, potrebbe essere la forza sovrumana del destino che ha deciso così.

Siamo davanti all’obnubilamento delle coscienze, ormai incapaci di interpretare le finalità che determinano, per esempio, le guerre tuttora in atto. Infatti, a molti sfuggono le palesi connessioni degli eserciti integrati da mercenari e dagli affari che prevalgono sui sentimenti patriottici dei belligeranti; o, peggio ancora, non ci si rende conto che le guerre sono fortemente condizionate dai produttori di armi, i quali gestiscono i tempi e l’intensità dei conflitti, oltre a determinare chi sarà il vittorioso e chi ne uscirà con le ossa rotte. Le guerre, per chi volesse capire, sono business, sono i mercati o se volete il capitalismo che impera su tutto e tutti, che con i suoi tentacoli avviluppa anche gli immensi interessi concernenti le mutazioni climatiche, fonte d’incommensurabili investimenti/ricavi per la produzione di nuove tecnologie energetiche.

Argomento quest’ultimo che condiziona la politica mondiale del profitto, schierata contro la decrescita perché mira a intaccare il confort delle nostre case, delle nostre auto, dei nostri viaggi e soggiorni vacanzieri: beni e agi che la maggioranza degli occidentali non sono disposti a rinunciare. Come pure verrebbe difficile rinunciare al nostro natale consumistico, in cui “il panettone ha sostituito l’ostia”, come scriveva Pasolini. Oggi non ci si addentra ancora nei dettagli per capire cosa succederà dopo la colonizzazione della luna per l’estrazione di materiali rari e dopo che i ghiacciai dell’artico scompariranno dalla nostra vista. Cioè quando al loro posto ci saranno mari e praterie che potranno essere sfruttati e sottoposti alle logiche del mercato da parte delle nazioni più forti e delle economie più potenti.

Potrà essere motivo di nuovi conflitti tra paesi del nord, confinanti di quelle terre, che si considerano eredi naturali, con il resto del mondo degli affari che innalzano le bandiere del libero mercato. Ossia quel libero mercato che ci ha portato alla globalizzazione, un termine che fu caricato di speranza e futuri dorati, finché non ci siamo resi conto che la globalizzazione è fonte di conflitti e povertà diffuse. Di certo non significa universalizzazione dei diritti. Per tornare all’orologio dell’apocalisse, abbiamo già detto che il prossimo gennaio emetterà un nuovo “gong” che, secondo le previsioni, sarà teso a ridurre le distanze dall’infausta mezzanotte, un’attesa che potrebbe indurre a un più intenso pessimismo.

Per fortuna l’esperienza mi ha dotato di autodifese, che mi aiutano a declinare il futuro con più ottimismo guardando non solo le ombre oblique dell’oscurità, ma anche i colori che il sole mette in luce. I colori sono la mia passione e proprio in questi giorni gironzolo con la mia nipotina, vado per le strade inondate di luci multicolori e osservo lo stupore che s’imprime negli occhi della bimba: è immersa nel suo mondo fatato e per qualche attimo anch’io sento di far parte del suo innocente incantesimo.

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