Un sogno buio ed apocalittico
10 Maggio 2022[Vincenzo Carlo Monaco]
Ho sognato, l’altra mattina prima del risveglio per prepararmi ed andare a lavorare, ed ho aperto gli occhi, ho cercato la luce, quella che giunge dalla mia finestra all’alba. Ma quella luce non c’era, né nella stanza e né fuori. Uno strano buio. Non la luna, né l’albore di sempre, né la luce della mia lampada elettrica. È mancata la luce, forse un blackout. Ma che strano, anche il cielo è interessato dal blackout?
Mi alzo sbattendo di qua e di là, mi lavo la faccia per svegliarmi come sempre, guardo fuori dalla finestra, buio, buio completo, neanche una stella. Mi vesto a memoria, una scarpa diversa dall’altra, ma mi vesto, prendo le chiavi ed apro la porta, e piano piano scendo le scale dal mio terzo piano, tastando il passamano in ferro per capire quando finiscono gli scalini ed eccomi nel lungo corridoio dell’androne che mi avvicina al portone. Ho paura di aprirlo e rendermi conto che anche fuori è tutto buio. Apro ed è così, nessun bagliore, nessuna insegna accesa e neanche le lampadine del Corso, buio, buio assoluto.
A tentoni, toccando i muri conosciuti sino al vicolo ed alla piazzetta da sempre illuminata, buio, quell’intenso buio che amplifica la mia angoscia. Come si può vivere senza luce, come si può vivere senza almeno uno spicchio di luna e soprattutto senza l’atteso spuntare del sole che adoro quando disegna nel cielo capolavori di colori giocando con striature di nuvole macchiate di rosso, giallo e blu? Quei dipinti del cielo che mi piace imitare sulle mie tele quando l’ispirazione mi lega a quei miracoli del cielo e dei luoghi. Buio. Ed ora che faccio? Provo ad avvicinarmi alla macchina parcheggiata nella piazza più giù, dopo quegli scalini che ogni mattina presto scendo di fretta per non arrivare tardi al lavoro. Ecco, dopo un bel po’, riesco a trovare la macchina, anche perché spesso non mi ricordo dove l’ho parcheggiata.
Provo ad aprire con la chiave e funziona, penso che fortuna, la mia auto non ha gli sportelli con apertura centralizzata. Entro ed inserisco la chiave ma nulla si accende, né il quadro e né le luci. E adesso che faccio? Sempre più buio. Nessun rumore, nessuna voce, dove sono finiti tutti? Cosa è successo? Un lampo, almeno quello si, nella mia memoria mi fa ricordare di essermi addormentato spossato ed angosciato nel seguire ieri notte dal telefonino l’esplosione della tanto minacciata guerra nucleare che pur non volendo i governi del mondo, per un semplice errore, un gomito che involontariamente ha schiacciato quel maledetto pulsante rosso di cui tutti possedevano la chiave come se fossero i padroni dei destini del mondo e dei suoi cittadini ignari del vero rischio che stavano correndo negli ultimi mesi. Ma no, è impossibile che possa succedere, sicuramente i governanti troveranno un modo, pensavamo tutti, per far riscoppiare la pace anche se la pace completa nel mondo non c’è mai stata. Le guerre, bastava non vederle e soprattutto che non interessassero il paese in cui si viveva, negli altri paesi qualche motivo c’è sempre stato per giustificare le esplosioni distruttrici delle vite di tantissime persone e di ciò che le circondava. Interessi smisurati, risorse nascoste da acquisire per garantire lo sviluppo del resto del mondo civile, interessi di potere, necessari per garantire una vita agiata alla maggior parte dei cittadini del mondo e se non per tutti, pazienza. Peggio per loro che sono nati in quei luoghi dove scoppiano le guerre, questione di fortuna e non di semplice genetica.
Ricordo con la lucidità del sogno, quegli annunci di continui lanci di missili nucleari che solcavano il cielo da una parte all’altra del mondo come scie di stelle cadenti che stelle non erano. Le immagini provenivano da tutte le emittenti che ancora potevano diffonderle perché in alcuni continenti tutto era ormai finito, non c’erano neanch dei fotoreporter che potessero riprenderle. E poi nulla. Spossato sono scivolato nel profondo del buio del mio sonno. Ed ora che faccio? Perché tutti si sono addormentati nel sonno eterno ed io no? Beati loro, ho pensato. Cosa faccio ora, in questo buio assoluto dove neanche le piante potranno fiorire senza luce per garantirmi qualcosa da mangiare, per ricordare i profumi e gli aromi che ho adorato tanto, lungo i percorsi delle strade del mio lavoro? Come potrò vivere? Non posso scassinare i negozi del quartiere per garantirmi la sopravvivenza per qualche giorno e nel buio, del resto che sopravvivenza sarebbe.
Sopravvivere a che cosa, al buio, alla solitudine, alla disperazione in un universo spento. Dicevano esserci un equilibrio universale che regolava tutto il creato. Forse era per questo che gli Ufo ci monitoravano? Abbiamo distrutto tutto spegnendo anche le stelle, e perché non sono stato distrutto anche io come tutto l’universo? Ma all’improvviso sento provenire da una finestra chiusa il piangere di un bambino e di una mamma che cerca di tranquillizzarlo. E tante altre voci di donne ed anche di giovani che come me sono scesi in strada per capire cosa fosse successo. Chiamo ad alta voce e chiedo dove fossero le persone che parlavano. Ho sentito risposte che provenivano dal Corso e mi dirigo tastando i muri verso quel luogo, e con grande sollievo mi incontro con tante persone, con le loro voci senza poter vedere i loro volti. Sono giovani e donne anche con i loro bambini in braccio, spaventati ma anche rincuorati dalle voci che si fanno sempre più numerose. Come mai solo giovani, donne e bambini? Mi viene risposto che i genitori, i mariti, sono tutti a letto come addormentati da un sonno profondo che non è stato possibile svegliare, addormentati ma vivi. Mi ridomando, perché solo io? Forse un diverso spirito umano, legato ancora alla mio perdurante spirito di giovinezza o infantilità, mi ha salvato da quel sonno? Mi do questa sorta di assoluzione per illudermi e credere di essere veramente li. Tra le voci iniziano a distinguersi anche voci di persone anziane, qualcuna che tranquillizzava dei bambini tenuti per mano. Si inizia ad essere in tanti e si cerca di capire cosa fosse successo.
Tutti ricordavano di essersi addormentati mentre guardavano in televisione o dai telefonici le apocalittiche immagini dei missili nucleari che si incrociavano nei cieli dei diversi continenti. E poi nulla. Coscienti ma non consapevoli si prende atto che una generazione di adulti è ancora addormentata, adulti maschi, padri o persone conosciute del vicinato e della intera città. Perché solo maschi? Un giovane ipotizza perché forse sono i responsabili della catastrofe, essendo la maggioranza che sino al momento critico dell’evento, hanno governato il mondo. Ci si chiede all’ora come si potrà sopravvivere. All’improvviso iniziano a vedersi degli squarci di luce nel cielo del mattino, quasi come se delle nuvole completamente oscure, iniziassero a diradarsi come succede quando la nebbia con il sorgere del giorno diventa meno densa e si dirada. Ci si vede in faccia e si incomincia a prendere coscienza di essere i superstiti del mondo. Qualche telefonino si riaccende così come alcune delle luci della città. Iniziano ad arrivare notizie del fenomeno che si conferma globale. Vivi solo bambini, donne giovani ed anziani e d’incanto qualche telecronista donna da diversi paesi del mondo racconta le similitudini del risveglio nelle città di tutto il mondo. Riusciamo a capire le diverse lingue perché sono presenti cittadini di diverse nazionalità nel nostro quartiere multietnico.
Ci si domanda, e adesso che si fa? Alcuni giovani dicono che quando le cose hanno iniziato ad aggravarsi, si riunivano in assemblee dove si cercava di immaginare un possibile futuro dopo la catastrofe nucleare. Avevano previsto tutto ed anche ipotesi del dopo. È il momento di governare le città ed il mondo in modo diverso. Non sarà più l’accumulo di potere e di ricchezze da parte di pochi il modo di governare ma la distribuzione dei beni in base alle singole e collettive esigenze di ognuno, con oculata parsimonia per non sprecare o usare in maniera esagerata le risorse disponibili del mondo come è avvenuto prima. Qualcuno ipotizza che il modo saggio di gestire il mondo in termini politici potrebbe essere quello di un federalismo diffuso in ogni comunità ed a livello globale. Una formula istituzionale che nei grandi paesi ha funzionato dopo le guerre storiche che li hanno trasformati negli stati moderni che abbiamo conosciuto. Si può e si deve ampliare la formula federale nel sistema perfettibile ma equo di gestione delle diversità etniche, sociali ed umane di tutti i popoli riuniti in federazioni locali ed in una federazione mondiale degli stati e delle nazioni.
Un governo mondiale come evoluzione dell’ONU secondo principi di rispetto e di prosperità equilibrata, utilizzando le risorse materiali della terra nel rispetto della natura e del suo equilibrio universale. Penso a quanti saggi ed onesti intellettuali nella storia passata hanno diffuso questi principi che per essere stati traditi ci hanno portato in questa assurda situazione. Ma sentire dei giovani che non sono rimasti insensibili a quei messaggi di saggezza e ci hanno costruito idealmente un futuro di pace complessiva e di equilibrio di vita, mi rende felice, perché sin da giovane ci ho creduto anch’io ed ho cercato di trasmetterli ai miei nipoti con dolcezza e serenità di pensiero quando stavano con me. Il mondo non è perduto.
Ci è stata data una opportunità di correggere storture micidiali e creare quel nuovo modo di vivere insieme come hanno sempre insegnato sia le sacre scritture che le filosofie più illuminate della storia. Un giovane, sicuramente promotore di un pensiero di futuro tra i suoi coetanei, inizia a raccontarci che nelle infinite riunioni che hanno promosso tra le nuove generazioni di studenti, lavoratori e giovani in formazione di una coscienza politica nuova e futuribile sono giunti ad una ipotesi di soluzione politica, avendo verificato il drammatico fallimento delle generazioni adulte che in varie forme hanno convissuto con il potere e l’obiettivo esclusivo della ricchezza. Una ragazza inizia allora a dirci che tra i migliaia di gruppi che si sono confrontati in Sardegna si era giunti alla decisione di dare vita ad un partito sardo delle nuove generazioni.
Parte nell’illustrarci la filosofia di vita concordata tra i tanti gruppi chiarendoci alcuni punti determinanti di un programma ed una strategia di riorganizzazione dei sardi come popolo che insieme agli altri popoli della terra potevano ricreare una società più giusta e felice, partendo come sperimentazione proprio dalla Sardegna. “Quando un popolo cura i suoi interessi, è un popolo”.
Le Nuove Generazioni non sono un problema di età o di genere, ma rappresentano la nuova visione di un mondo e le sue diversità umane e naturali. Bisogna riconquistare il paradiso terra ed il rapporto umano tra gli esseri umani, questo è l’obiettivo di una nuova azione politica. Il fallimento delle vecchie generazioni può essere interrotto e modificato solo dai giovani, dalle donne, con il loro attivismo politico e da una parte dei maturi ed anziani illuminati, tutti depositari del vero senso della vita. La classe dirigente di un Partito delle Nuove Generazioni dovrà essere composto per il 80% da giovani, donne e per il resto da anziani illuminati e non compromessi, senza diritto di voto, ma impegnati nel trasferire i valori positivi delle esperienze politiche e di vita. La Sardegna che vuole impegnarsi per un futuro diverso nella politica, nella economia, nella socialità e nella ricostruzione delle Istituzioni Democratiche non può che essere affidata ai giovani ed alle donne che vorranno realmente raggiungere gli obiettivi che il nuovo partito sardo intenderà raggiungere per una realtà di vera autodeterminazione a beneficio dell’intero popolo sardo, restituendo alle nuove generazioni e tramite esse un futuro di vera rinascita.
Questa nuova esperienza politica nei prossimi anni rappresenterà un nuovo modello di sviluppo della Sardegna, compatibile con l’identità, la capacità di programmazione collettiva nelle città e nei paesi sardi, recuperando i territori compromessi da un uso spregiudicato e criminale dei vari interessi esterni che la hanno trasformata in una piattaforma da sfruttare come isola di servizio e di sperimentazione della peggiore colonizzazione della storia. La riforma istituzionale della Sardegna sarà possibile tramite un cambiamento della forma di democrazia che da repubblicana dovrà diventare federale tra i Comuni, le regioni storiche e le riformate istituzioni provinciali e di città metropolitane trasformando la Sardegna in una regione federale sul modello del sistema politico confederale svizzero , basato sui 26 cantoni e gli oltre 2250 comuni.
Il governo della Sardegna sarà affidato ad un consiglio federale costituito da collegi di un numero di membri pari alle regioni storiche della regione, da un Parlamento sardo (Assemblea federale) composto da un numero di membri che garantisca in base alle popolazioni residenti nelle regioni storiche una rappresentanza democratica sufficiente per salvaguardare i diritti dei cittadini e saranno eletti dal popolo, suddivisi in un Parlamento regionale ed in un Consiglio composto da un membro per ogni regione storica. La legge elettorale dovrà essere rigorosamente proporzionale. Come il sistema politico svizzero, la Sardegna deve dichiarare ed istituire la sua neutralità rispetto ai conflitti mondiali, divenendo nel cuore del mediterraneo un’isola della pace e del rispetto umano. Questo modello potrà essere suggerito alle regioni europee che vorranno riformare le proprie istituzioni ed in modo particolare alle regioni europee che si considerano “ nazioni senza stato”.
Questo processo federale cercherà di essere affermato in tutte le regioni europee al fine di costituire l’Unione Federale d’Europa. Questo modello deve diventare la sperimentazione delle nuove istituzioni dei continenti e delle loro nazioni per giungere alla costituzione degli stati uniti federali di tutto il mondo. Entusiasta mi permetto di dire, “Ci sto e mi metto a disposizione per raggiungere questa nuova forma istituzionale e di vita globale, sin da subito, considerandomi vostro allievo senza alcuna pretesa, ma felice di raggiungere la felicità ed un sogno vissuto in tutta la mia vita ed ora reso possibile da voi tutti”. A questo punto ho sentito una voce, mai successo prima nella mia vita, che mi sussurrava, “svegliati Carlo”, mi sveglio di soprassalto e dico “perché cosa è successo?” Era la voce di mia madre dal cielo. Pochi secondi dopo suona la sveglia e ricomincia una ordinaria giornata di lavoro.
P.S. Sembrerebbe che coloro che sono rimasti addormentati dopo questo fatto immaginario, rimarranno tali per 1 anno, o forse 100, o 1000, finché in questa transizione non saranno riusciti ad evolversi in termini umani nella maturazione trascendentale della propria coscienza. Dovranno essere alimentati quotidianamente dai loro cari per tutto il tempo necessario e si risveglieranno felici e purificati per le loro azioni a danno della umanità. Ma non sarà questo il costo più grande che l’umanità ha pagato.