[Roberto Loddo]

La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd è prima di tutto una buona notizia per chi, da dentro il suo partito, auspicava un cambio di rotta radicale.

Chi come me è all’interno di ciò che rimane della sinistra dovrà aspettare azioni concrete. Mi piace sognare che tutto possa cambiare per il meglio e anche il peggiore dei veleni possa trasformarsi in medicina. Mi viene però molto difficile immaginare un Pd che d’un colpo in Sardegna faccia autocritica sul disastro di una regione massacrata e avvelenata da un modello di sviluppo sbagliato che ha impoverito e costretto chi abita quest’isola ad una condizione di disuguaglianza neocoloniale. Difficile immaginare un Pd diverso dal partito che ha delle enormi responsabilità con l’azzeramento del diritto alla salute e dello stato sociale, con la disoccupazione di massa e con una occupazione militare senza precedenti in Europa. Difficile, certo, ma non impossibile.

La grande sfida che si trova di fronte alla nuova segretaria è tutta politica. Se le parole sono importanti e se l’orientamento sarà, come preannunciato, ecologista, pacifista, femminista e di sinistra allora si apre una enorme contraddizione all’interno della famiglia europea dei socialisti, alleati con popolari e liberali nel portare avanti politiche neoliberiste, antisociali e guerrafondaie. Ci sono solo due le strade possibili e non esistono scorciatoie. Elly Schlein farà come i socialisti francesi e spagnoli alleati della sinistra? O riproporrà il modello delle vecchie maggioranze allargate alla Ursula von der Leyen?

Oggi ci troviamo imprigionati in questa specie di Repubblica di Gilead con ultraliberisti, razzisti, fasci, negazionisti del clima e altri fantastici animali al governo dell’Italia e della Sardegna. Passare dalle parole ai fatti è urgente.