Una legge sbagliata
16 Maggio 2009M.M.
La Corte costituzionale ha annullato la Legge statutaria. Siamo soddisfatti di questa decisione perché abbiamo sempre ritenuto quella legge un pericolo per la democrazia, ancora più grave perché provocato da una decisione delle formazioni del centrosinistra (basta scorrere il Manifesto Sardo dal 2007, con le nostre posizioni redazionali, gli interventi di Marco Ligas, Francesco Cocco, Tonino Dessì, Vincenzo Pillai, Andrea Pubusa, Enrico Palmas e naturalmente il dibattito sviluppato: consultate in proposito il dossier che vi abbiamo preparato), al quale ci siamo rivolti più volte per correggere l’errore, sino a pochi mesi dalla caduta del governo Soru.
Pur preferendo il sistema proporzionale riteniamo che i sistemi maggioritari non siano tutti uguali e che sia possibile, anche all’interno di un sistema maggioritario, contenere l’accentramento dei poteri. La legge statutaria che è stata prima promulgata e adesso annullata non presenta queste caratteristiche, non è opportunamente bilanciata, riduce il ruolo non solo dell’esecutivo ma anche quello dell’Assemblea elettiva. Non si tratta di questioni secondarie, al contrario coinvolgono aspetti fondamentali della democrazia, della partecipazione e della collegialità.
Naturalmente non c’è da dormire sugli allori. Il problema di una Regione legata ai bisogni della sua gente, che sappia coinvolgere le istituzioni intermedie, le organizzazioni sindacali, quelle culturali presenti nella società, è ancora presente; va affrontato e risolto promuovendo un’ampia partecipazione dei cittadini sardi al dibattito e al confronto. E questo dovrebbe essere l’impegno di tutti i Comitati per il No che sono sorti nel corso della campagna referendaria.
29 Maggio 2009 alle 00:30
Ho idee molto diverse dall’Autore sui contenuti criticati della legge statutaria sarda. Intanto la Sardegna, unica tra le Regioni a statuto speciale, ad otto anni dalla sua previsione in legge costituzionale, non ha una disciplina determinata dal Consiglio Regionale sulla propria forma di governo (per non parlare del sistema elettorale), mentre gioiscono tutti coloro che non gradiscono alcun regime di serio di incompatibilità ed ineleggibilità.
Ma al di là delle legittime, differenti opinioni e vorrei solo dire che la Corte Costituzionale non ha bocciato i contenuti della statutaria sarda. Anche se non solo la divulgazione giornalistica ma anche alcuni commentatori sembrano ignorare la diffrenza, la Corte ha evitato qualsiasi rilievo sul merito della legge, annullandone la promulgazione. Gli effetti sono però molto più pesanti di una dichiarazione di illegittimità sui singoli punti e fanno tabula rasa anche delle parti meno controverse della statutaria. Sono d’accordo che il dibattito sui contenuti debba riprendere. Personalmente sono curioso di vedere se ora, senza il poderoso sostegno finanziario assicurato dalle destre (e da gruppi econonomici e di potere interessati alla semplificazione Statutaria=Soru), le ragioni del “no” verranno articolate in contenuti positivi capaci di creare quella mobilitazione ed interesse popolare che non si è riscontrato nel referendum. Che ebbe origine, si ricordi, da una iniziativa consiliare.
30 Maggio 2009 alle 10:48
Le idee diverse possono essere una buona occasione per un confronto politico, soprattutto se non si considerano le proprie immodificabili perché più giuste. È importante soffermarsi ancora sulla legge statutaria, non partirei però dall’ultima decisione della Corte. Mi sembra più utile partire dai contenuti della statutaria, dai poteri che attribuiva al governatore e dal ruolo di subalternità riservato al Consiglio Regionale. E mi viene subito in mente il referendum che si è svolto nel 2006. In quell’occasione i cittadini italiani hanno respinto un tentativo di modifica costituzionale che attribuiva al Premier un potere che ridimensionava pericolosamente il ruolo del parlamento. Perché quell’ispirazione autoritaria, propria del berlusconismo, è stata in qualche modo assunta dalla Giunta Regionale attraverso la statutaria? Non è forse possibile, anche all’interno di un modello presidenzialista, equilibrare diversamente i poteri? Diversi Comitati per il NO alla statutaria sottolineavano questa esigenza. Questo non significa che tutti coloro che hanno contrastato la legge, compresi quelli che prima l’hanno approvata in Consiglio, fossero mossi da un bisogno di democrazia. Però è utile tener presente che un’area ampia della sinistra non si è riconosciuta nella legge. Ora Francesco Sanna si dichiara favorevole alla ripresa del dibattito. Bene, riprendiamolo subito e coinvolgiamo il maggior numero di persone e di istituzioni, come suggerisce la democrazia partecipativa.