Una scelta sbagliata

16 Febbraio 2013
Giovanni Perra*
La soppressione dell’unità operativa complessa, in semplice, del centro di salute mentale Isili/Senorbi risulta del tutto incomprensibile e ambigua, poiché, discriminante del territorio, irrispettosa degli utenti, delle loro  famiglie e dei loro bisogni assistenziali.
Le domande che ci facciamo sono: perché si sopprime l’unico CSM all’interno del dipartimento salute mentale con struttura complessa? Forse questo territorio è di second’ordine? Oppure la sua gente e le sue problematiche hanno meno valore di altri territori? Tale depotenziamento è incoerente sotto il profilo delle linee guida sulla salute mentale nazionali. Discordante con quanto previsto dalle norme in materia. (vedi progetto obiettivo della salute mentale). Contrastante con quanto indicato dalla commissione sanità del Senato, che, nella relazione conclusiva sui servizi per la salute mentale, nelle premesse recita: “nel contesto sanitario italiano, le normative vigenti sulla tutela della salute mentale, offrono possibilità di attuazione e organizzazione dei servizi attraverso  la filosofia di cura territoriale, centrata nei luoghi di vita delle persone”. Relazione che, nelle proposte di intervento auspica: “devono essere implementati, o istituiti, i posti letto accessibili nelle 24 ore nei CSM territoriali, al fine di ridurre il ricorso all’ospedalizzazione, a tal fine, dovrebbero concentrarsi gli interventi di implementazione del coinvolgimento della rete sociale nel contesto di vita del paziente”.
L’unità operativa in argomento, denominata con delibera aziendale n° 1413 del 15/12/09, struttura complessa CSM Isili, e’ attualmente composta da due strutture; il CSM con sede a Isili  con accoglienza sulle 24 ore 7 giorni su sette, e la struttura con sede a Senorbì aperta per 12 ore su 5 giorni (dal Lunedì al Venerdì) più il Sabato mattina con orario 8-14. Nel CSM sono presenti tutte le funzioni e le attività istituzionali previste per tali unità operative: attività ambulatoriali, territoriali e domiciliari, day hospital, riabilitative e di laboratorio rivolto a piccoli gruppi con bisogni terapeutici comuni, finalizzato a dei momenti di aggregazione e socializzazione, nonché a esigenze ricreative e di auto mutuo aiuto. Altra attività prevalente è quella di accoglienza, che prevede e offre ospitalità sia per alcune ore a regime semi residenziale, sia nelle 24 ore, secondo un orientamento originario e una modalità operativa che nel nostro territorio vanta una esperienza a partire dai primi anni 80.
Queste attività di accoglienza rispondono in maniera coerente a diverse e molteplici necessità del nostro territorio. A tale scopo l’ospitalità diurna è proposta per offrire una condizione di temporanea protezione o tutela, specie nei momenti di crisi, in cui il fattore protettivo impedisce ad una condizione di disagio di precipitare in una condizione di disturbo. Tale prestazione risulta necessaria in diverse occasioni: quando emergono difficoltà di rapporto con i famigliari o nella somministrazione di terapie; ancora, quando occorre promuovere la partecipazione ad attività individuali e di gruppo o per attività ricreative e di socializzazione. L’accoglienza nelle 24 ore è usata per molteplici esigenze e bisogni, anche per periodi di tempo variabili, che  risultano necessari soprattutto in situazioni di pre crisi e post crisi.
Questi indicati sono soltanto alcuni esempi. Non bisogna sottovalutare che operare in campo psichiatrico non è facile; ad ogni professionista, a prescindere dal ruolo, sono richieste buone capacità di mediazione e di relazione. Gli operatori devono disporre di capacità che gli consentano di spaziare da un’area all’altra, mi riferisco alla situazione psico-patologica, alla situazione socio economica, agli aspetti legati all’autonomia personale rispetto alla quotidianità, agli aspetti legati alle relazioni famigliari e sociali, alla gestione del tempo libero e all’ambito lavorativo. Per tali ragioni si lavora orizzontalmente sul territorio con alta integrazione sociosanitaria per la presa in carico globale della persona nel suo  contesto di vita, in coerenza con le linee guida sulla salute mentale, che non a caso  dispongono che “I CSM devono realizzare la presa in carico globale nei contesti di vita delle persone, non si devono limitare a svolgere solo funzioni puramente ambulatoriali, non devono delegare parti significative del percorso terapeutico. I CSM devono essere concepiti come luogo di gestione dell’intero percorso clinico-assistenziale, a garanzia della continuità delle cure, comprendendo anche la risoluzione delle crisi e delle acuzie, riconoscendo solo minime escursioni presso strutture a maggiore protezione”.
Sulla base di queste considerazioni non si capisce quali siano i reali motivi che hanno spinto i vertici aziendali a sopprimere l’unità operativa complessa. Questa decisione risulta ancor più incomprensibile se si tiene conto che i posti letto afferenti alle strutture territoriali psichiatriche non rientrano nel processo di riorganizzazione della spending rewiew.
La previsione di legge del decreto Balduzzi (art.1 comma c) fornisce lo strumento normativo che consente una corretta lettura dei bisogni del territorio, che da sempre ha visto il disinteresse istituzionale e politico per i bisogni di salute e sociali della popolazione, che da sempre vive un livello di disagio sociale elevatissimo.
L’autonomia gestionale e organizzativa della struttura complessa CSM Isili, non è una caratteristica a cui si possa venir meno perché non trova giustificazione alcuna, né di natura normativa né di tipo organizzativo funzionale.

*Coordinatore gruppo RSU FP CGIL ASL 8 Cagliari.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI