Una speranza per i ricci di mare in Sardegna

1 Novembre 2021

[Stefano Deliperi]

Purtroppo è cosa nota, il riccio di mare (Paracentrotus lividus) è in via di rapida rarefazione, in particolare nei mari sardi a causa del pesante prelievo a fini gastronomici: negli ultimi anni sempre più ristoratori, giustamente, li escludono dai propri menù.

Imperversa, poi, il prelievo abusivo e non si contano i sequestri da parte delle Forze dell’ordine e, dalle indagini, emergono anche pericolose forme di associazioni a delinquere e di mercato nero. Sono ancora allo stadio sperimentale gli allevamenti di Ricci. La situazione è davvero grave e necessita forti misure di salvaguardia, quantomeno la sospensione della raccolta dei ricci per almeno tre anni. Finalmente, il Consiglio regionale della Sardegna ha preso una decisione di banale buon senso e ha approvato una moratoria della pesca dal gennaio 2022 all’aprile 2024.

L’emendamento n. 498 (pagg. 175-177), presentato da vari Consiglieri appartenenti alla maggioranza consiliare di centro-destra, alla proposta di legge n. 284/A “Disposizioni di carattere istituzionale-finanziario e in materia di sviluppo economico e sociale, costitutivo del comma 30 bis dell’art. 8 della proposta di legge in corso di esame, è stato approvato il 26 ottobre 2021 e dispone che “nel mare territoriale della Sardegna, a decorrere dal sessantesimo giorno dall’entrata in vigore del provvedimento, è vietato il prelievo, la raccolta, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione degli esemplari di riccio di mare (Paracentrotus lividus) e dei relativi prodotti derivati freschi, per un periodo di tre anni e comunque fino al 30 aprile 2024”.

Con successiva deliberazione di Giunta regionale (da emanarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge) saranno disciplinate disposizioni attuative in relazione alle modalità del fermo pesca comprensive del coinvolgimento dei pescatori autorizzati, al piano di monitoraggio ambientale, alle sanzioni. Era ora.

In proposito, era stato molto chiaro il rapporto dell’Agenzia AGRIS del 14 ottobre 2019 predisposto nell’ambito della campagna di monitoraggio dei Ricci nei mari sardi. I dati emergevano semplicemente drammatici.  Ecco gli elementi principali:

* la pesca dei Ricci da un livello “stagionale” e marginale degli anni ’80 del secolo scorso (Alghero, Cagliari) ha assunto sempre più caratteristiche “industriali”: “nella tradizione del consumo dei ricci non esisteva l’uso delle gonadi di riccio conservate per la preparazione di pietanze che invece attualmente rappresentano la principale forma di vendita ed inoltre la stagione di raccolta e relativo consumo fresco avveniva esclusivamente nella stagione invernale”;

* sono necessari dai 295 ai 1.212 Ricci, in base alle dimensioni, per ricavare 1 kg di polpa di Riccio, “da un’indagine svolta dall’UNICA (Università degli Studi di Cagliari, n.d.r.) relativa al monitoraggio della pesca professionale a partire dal 2002 fino al 2019 in diversi punti di vendita del cagliaritano, è risultato come negli anni la percentuale dei ricci sotto taglia (cioè con diametro della teca inferiore ai 50 mm) sia costantemente del 50% dello sbarcato”;

* in 10 anni (2009-2019) risultano pescati dai pescatori professionisti ben 25.320.776 esemplari di Riccio di mare (Paracentrotus lividus), tuttavia è “necessario segnalare come i libretti restituiti rappresentino solo il 65% dei consegnati”, cioè il 35% dei pescatori professionisti non riconsegna il libretto annuale dove deve annotare il numero dei Ricci pescati.  A questi bisogna aggiungere quelli prelevati dalla pesca amatoriale e quelli, incalcolabili, frutto di pesca abusiva;

* nelle quattro aree marine protette (A.M.P.) monitorate (Asinara, Tavolara, Sinis, Capo Caccia), il Riccio, una volta abbondante, è in via di rarefazione rapida, l’unica A.M.P. dove la popolazione è in lieve crescita è quella dell’Asinara, dove la pesca del Riccio è rigorosamente vietata;

* il monito dell’Agenzia AGRIS è chiarissimo, per chiunque abbia voglia di capire: “il depauperamento eccessivo porterebbe sicuramente all’impossibilità per i popolamenti di resistere all’impatto umano e dunque precluderebbe la loro resilienza con conseguenze sia per gli ecosistemi litorali sia per i pescatori di ricci che vedrebbero venir meno la loro fonte di reddito”.

Nel dicembre 2019 ben 7.089 cittadini hanno chiesto a gran voce ai Ministri delle risorse agricole e dell’ambiente e all’Assessore regionale dell’agricoltura una moratoria di tre anni della pesca dei Ricci di mare, monitoraggi marini e provvedimenti di sostegno ai pescatori temporaneamente impossibilitati alla pesca.

La petizione popolare per una moratoria della pesca dei Ricci di mare promossa dal Gruppo d’intervento Giuridico (GrIG) ha avuto l’obiettivo di scongiurare la scomparsa dei Ricci dai mari sardi e di avviare un piano di salvaguardia a medio-lungo periodo. Inizialmente nessuna risposta, se non il lassismo.

Eppure, lo stesso decreto assessoriale che ne autorizzava la pesca nella stagione 2020-2021 riconosceva la “forte sofferenza della risorsa riccio di mare in molte aree del mare territoriale, così come emerge dalle evidenze scientifiche -da ultimo rilevate nell’ambito del progetto di Monitoraggio degli stock di riccio di mare – e dalle osservazioni riportate dagli stessi pescatori professionali subacquei”.

La pessima politica ambientale regionale in materia rischia molto seriamente di far sparire dai nostri mari i Ricci. Ora, finalmente, una norma regionale di semplice buon senso restituisce un po’ di speranza per la salvaguardia dei Ricci di mare nelle acque sarde.

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv

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