Un’alternativa di società a Cagliari
1 Novembre 2015Roberto Loddo
Nel 2016 vorrei a Cagliari una giunta comunale dal volto umano e un sindaco che sia garanzia di liberazione e trasformazione di una città fino ad ora nascosta, la città degli esclusi. Questa città è una delle protagoniste della violenza e delle contraddizioni della globalizzazione neoliberista.
L’attuale maggioranza e l’opposizione di destra non amano parlare dell’esistenza di questa città, ad accezione di alcuni soggetti organizzati del mondo dell’associazionismo e della solidarietà che in questi anni ha trasformato la tradizionale missione sociale del volontariato in un opera di opposizione sociale. Dalle mobilitazioni a favore dei cittadini rom a quelle per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone migranti fino ad arrivare alle ultime manifestazioni di lotta per la casa, tante cittadine e tanti cittadini hanno deciso di dedicare la propria esistenza al superamento della città dei perdenti.
Una giunta dal volto umano non avrebbe dovuto mantenere il silenzio anche sull’uso del nostro territorio per le esercitazioni di guerra. Cagliari ha ospitato le navi da guerra arrivate in Sardegna per la Trident Juncture, la più grande esercitazione militare della Nato dalla fine della guerra fredda, ma le uniche voci di dissenso che abbiamo sentito sono state quelle dei pacifisti e dei movimenti contro la guerra.
Non sosterrò Massimo Zedda alle comunali del 2016. Sopratutto perché ogni tentativo di costruzione di una coalizione insieme al Pd rappresenta un modo per mantenere in ostaggio energie e pratiche positive che al contrario avrebbero necessità di essere liberate. Sulle alleanze della “sinistra” con il Pd ci troviamo di fronte alla conclusione di un importante equivoco, perché dopo la grave manomissione della carta costituzionale chi parla ancora di centrosinistra e di sinistra del Pd dimostra di essere fuori dal mondo. Renzi e il Pd hanno la responsabilità di aver trasformato il Parlamento in un’istituzione insignificante e piegata da un potere esecutivo sempre più autoritario. Ha ragione Marco Revelli nel ritenere che dopo questo importante salto di qualità non si possa più pronunciare il termine “centrosinistra”.
Anche la Sardegna subisce l’arroganza dei maggiori partiti italiani. Dal PD a Sel fino ad arrivare ai cespugli minori del governo regionale c’è un silenzio complice sulla legge truffa regionale. Nessuno di questi partiti ha detto nulla sul fatto che alle ultime elezioni regionali abbiamo votato con una legge che garantisce alla coalizione vincente una maggioranza del 55% dei consiglieri regionali. Nessun esponente di questi partiti dice nulla sulla soglia di sbarramento del 10% a danno delle formazioni non alleate con le due coalizioni più votate. in questo modo anche chi raggiunge una percentuale rilevante di voti resterà fuori dal Consiglio. Grazie a questa legge persino le rappresentanze territoriali e di genere non vengono rispettate. Abbiamo bisogno di costruire l’opposizione anche a partire dal contrasto di queste gravi anomalie della democrazia in Sardegna. E Cagliari non può essere l’eccezione.
Le elezioni del 2016 a Cagliari possono diventare un’opportunità per la costruzione di un soggetto politico dell’alternativa di società. Il laboratorio di Cagliari Città Capitale ne rappresenta un importante tentativo perché nasce con l’obiettivo di generare un programma di governo della città di Cagliari dal basso, attraverso un processo di partecipazione orizzontale e inclusivo ma sopratutto autonomo dai tradizionali schieramenti. A Cagliari è possibile costruire una coalizione civica che unisca le persone e tutti i soggetti che la crisi, il liberismo e il patriarcato hanno diviso. Mi piace immaginare una “coalizione delle differenze” ecologista, femminista, libertaria e antiliberista insieme ai movimenti per l’autodeterminazione del popolo sardo.
Una sinistra moderna ed europea ha bisogno di comprendere tutti i soggetti protagonisti del conflitto sociale e in Sardegna questi soggetti sono rappresentati anche dai movimenti e dai partiti indipendentisti. In Italia e in Sardegna siamo indietro ancora anni luce dal praticare una strada comune, ma non è un caso che il partito irlandese Sinn Féin e la coalizione basca Euskal Herria Bildu siano componenti dell’European United Left/Nordic Green Left (GUE/NGL) nel Parlamento Europeo. Una visione di trasformazione radicale della società e di superamento dell’esistente non potrà mai essere praticata se non vengono connessi tutti i diritti. Delegare ad altri le singole lotte sarebbe come se i comunisti parlassero solo di lavoro, lasciando ai Verdi di occuparsi di ecologia, ai Radicali di diritti civili e agli indipendentisti di autodeterminazione del popolo sardo.
Nel febbraio del 2014, ho deciso di non sostenere il centrosinistra e il PD e ho votato la coalizione di Sardegna Possibile che ha totalizzato più del 10% dei voti alle ultime elezioni regionali. Questa volta vorrei che questo 10% si trasformasse in una vittoria e un sindaco nuovo. C’é bisogno di uno scossone, una fase nuova che superi la paralisi e il congelamento dell’agire politico delle vecchie organizzazioni della sinistra italiana. La responsabilità di questo soffocamento è dovuta alle tante voci isolate e minoritarie che costruiscono piccoli fortini identitari e inutili “convention dell’unità a sinistra”. Esiste uno spazio politico enorme a Cagliari, possiamo vincere le elezioni portando in consiglio comunale non consiglieri comunali ma pezzi di società.
Possiamo vincere ma solo se voliamo più in alto, allontanando le tentazioni di autoreferenzialità e allargando la partecipazione alle responsabilità.
*Roberto Loddo è componente del comitato nazionale dell’Altra Europa con Tsipras
Fonte immagine