Vaccini senza profitto. L’esempio di Cuba

10 Gennaio 2022

[Claudia Ortu]

Come sarebbe gestita la tutela della salute se non dovesse continuamente fare i conti con la ricerca di profitto da parte di aziende farmaceutiche e cliniche private?

Se l’immaginazione non ci viene in aiuto – soprattutto partendo da una realtà di speculazione selvaggia e servizi carenti come quella della nostra terra – per rispondere a questa domanda possiamo provare a trarre ispirazione dall’esperienza di Cuba, dove la sanità e la produzione di farmaci non rispondono alla fame di profitto delle multinazionali ma alle esigenze di una popolazione che, è importante ricordarlo, vive sotto embargo (bloqueo) da più di 60 anni.

Per parlare della sanità liberata dalla ricerca del profitto, lo scorso 4 gennaio l’assemblea cagliaritana di Potere al Popolo ha ospitato il proprio portavoce nazionale Giuliano Granato, che, nell’ambito di uno studio clinico in collaborazione tra Istituto Finlay di Vaccini de L’Avana e Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, è stato tra le 30 persone che si sono recate a Cuba per ricevere il vaccino Soberana Plus come dose di richiamo su soggetti cui erano già state somministrate due dosi di vaccini autorizzati dall’EMA (l’agenzia europea del farmaco).

Nel preparare l’assemblea mentre intorno a noi saliva il numero dei contagi dovuti alla variante Omicron (una variante che si è sviluppata nel continente meno vaccinato al mondo, ossia l’Africa) ci siamo postə molti interrogativi. Era necessario mettere insieme da una parte le esigenze di salute pubblica e di difesa della vita nelle nostre comunità, dall’altra l’urgenza di riappropriarci di tempi e spazi collettivi per riflettere sul presente e progettare il futuro. Abbiamo quindi deciso di svolgere l’incontro aggiungendo all’indispensabile distanziamento e al costante riciclo dell’aria la messa a disposizione gratuita di mascherine FFP2 e test antigenici rapidi.

Nel futuro che vogliamo costruire non immaginiamo istituzioni che spendano le loro energie a dividerci tra buonə e cattivə, ma piuttosto organismi che difendano la nostra salute e i nostri diritti e che li mettano al di sopra di qualunque logica economica. Nel nostro piccolo abbiamo aperto una finestra su quel futuro tassandoci per poterlo realizzare. Crediamo che uno stato che si fregia di essere una potenza industriale e la seconda manifattura dell’Unione Europea potrebbe fare la stessa cosa e molto di più, se solo adottasse la logica della vita come guida per le sue azioni.

Proprio la logica della vita è, nelle parole di Granato, quella che ha guidato le scelte dello stato cubano nella gestione della pandemia, una logica che lui contrappone alla logica del profitto che ha invece fortemente influenzato le scelte dei vari governi che hanno affrontato questa crisi in Italia. Granato ha ricordato, in particolare, la farsa dei codici ATECO allargati in modo ridicolo per permettere a quante più aziende possibile di proseguire la produzione in totale assenza di misure di protezione per operaie e operai, costrettə ad andare a lavorare in mezzi pubblici affollati, nonostante la crescita esponenziale dei contagi e delle morti, mentre le loro figlie e i loro figli venivano di fatto privatə del diritto all’istruzione.

Nel suo intervento Granato ha spiegato che il Soberana Plus è solo uno dei 5 vaccini sviluppati da diversi istituti pubblici di ricerca biotecnologica che sono operativi a Cuba (3 ufficialmente riconosciuti come vaccini; altri due al momento hanno lo status di candidati vaccinali). Questo vaccino ha inoltre la particolarità di essere stato sviluppato dall’istituto Finlay direttamente come dose booster. Dallo stesso istituto arriva un altro vaccino unico al mondo: il Soberana 02, concepito appositamente per la popolazione pediatrica (dai 2 anni). Nel parlare di questo ultimo vaccino Granato ci ha detto che le mamme e i papà cubani hanno mostrato grandissima fiducia nei confronti della vaccinazione anche, ma non solo, perché le prime dosi erano state somministrate alle figlie e ai figli di coloro che in prima persona lo avevano elaborato.

La fiducia nel sistema sanitario pubblico e nell’industria biotecnologica di Stato è l’aspetto cardine nel successo della gestione della pandemia a Cuba. Granato ci ha raccontato che si tratta di una condizione costruita negli anni, grazie al massiccio investimento che il piccolo stato socialista ha fatto già dagli anni Ottanta per sviluppare questa impresa collettiva.

Di fronte all’ostilità che circondava l’esperimento cubano, infatti, la dirigenza di allora pensò che per garantire la tutela della salute della propria popolazione, un piccolo stato povero e sotto embargo aveva l’urgenza di emanciparsi dai ricatti dell’industria internazionale del farmaco e per farlo doveva da un lato provare a produrre i farmaci localmente, ma dall’altro doveva potenziare quanto più possibile la prevenzione. Per questo molte risorse sono andate alla produzione di vaccini che prevenissero le malattie e, parallelamente, è stata sviluppata una capillare rete di presidi sanitari su tutto il territorio.

In questo modo a Cuba si è realizzata una vera medicina territoriale, non la formuletta vuota di significato che ora riempie la bocca dei nostri governanti ma che si rivela come un bluff nel momento in cui si vanno a controllare i documenti e le scelte che si profilano all’orizzonte, non ultime quelle inserite nel Piano Regionale dei Servizi Sanitari in Sardegna già efficacemente criticato su queste pagine (https://www.manifestosardo.org/le-criticita-del-piano-regionale-dei-servizi-sanitari-in-sardegna/).

La fiducia che cubani e cubane ripongono nel vaccino – dimostrata dal fatto che Cuba permane ormai da tempo tra i primi 3 paesi più vaccinati al mondo (al momento in cui scrivo si attesta al secondo posto, si veda: https://ourworldindata.org/covid-vaccinations) – deriva anche da un tipo di comunicazione completamente opposto a quello che abbiamo visto in Italia e in Europa. A Cuba, racconta sempre Granato, non si è mai puntato sulla costruzione della paura del virus, ma piuttosto sulla costante informazione rispetto agli atteggiamenti individuali da mantenere: distanza, mascherine, lavaggio delle mani e, da luglio 2021, la vaccinazione. Le persone conoscevano le facce e i nomi di ricercatrici e ricercatori che hanno lavorato al vaccino e si fidavano di loro.

Potrebbe sembrare paradossale che proprio nei nostri paesi a capitalismo avanzato e intrisi di individualismo non si abbia la minima idea di quali siano i volti delle persone che con tante ore di lavoro sono riuscite a elaborare un presidio così importante, mentre a Cuba tutti e tutte sanno che quel vaccino lo ha elaborato Vicente (per noi il dottor Vicente Vérez Bencomo, direttore dell’istituto) con la sua squadra, di cui nomi e volti sono ugualmente noti. In realtà ciò risponde benissimo alle logiche del capitalismo – nel quale le aziende si appropriano del nostro lavoro e della nostra creatività per trarne profitto – anche solo come base per la falsa argomentazione secondo la quale il vaccino sarebbe il frutto della concorrenza fra grandi aziende. Questo ragionamento è anche alla base dell’ostinazione della maggior parte degli stati europei in difesa del mantenimento dei brevetti sui vaccini, la cui eliminazione annullerebbe l’incentivo economico per lo sviluppo di nuove cure. La realtà è che tutte queste “meravigliose” aziende concorrenziali hanno avuto ingenti finanziamenti pubblici per sviluppare i propri prodotti, mentre a chi ha elaborato il vaccino per loro conto non viene concesso neanche un riconoscimento sociale. Almeno le scienziate e gli scienziati cubani un complimento sincero lo raccolgono ogni tanto!

L’esperienza di Cuba ci dimostra che se a guidare le scelte politiche è la logica della vita, le persone si sentiranno coinvolte in uno sforzo collettivo di cura reciproca e non ci sarà bisogno di sanzioni e controlli draconiani perché le misure di contenimento siano applicate. Granato, infatti, ha constatato che l’uso delle mascherine e dei disinfettanti per le mani, anche in questo caso prodotti localmente, è massiccio, e tuttə, a prescindere dal giudizio complessivo sul governo cubano, aderiscono con convinzione all’attuazione di queste misure.

Per questo diciamo che un cambio di paradigma è necessario e urgente ma, mentre ci adoperiamo perché questo avvenga, riteniamo che alcune iniziative in questo senso siano attuabili fin da ora. È necessario che mascherine FFP2 e test efficaci siano gratuiti per la popolazione. Sempre in una logica di difesa della salute collettiva, è ugualmente indispensabile che i periodi di quarantena obbligatori siano di nuovo riconosciuti come malattia per lavoratrici e lavoratori. Infine, come ripetiamo dall’inizio della campagna vaccinale, è urgente l’eliminazione dei brevetti sui vaccini in modo che questi siano accessibili per tutti i popoli del mondo.

Claudia Ortu è la portavoce di Potere al Popolo Sardegna

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