Vandana Shiva in Sardegna
24 Luglio 2015Redazione
Vandana Shiva, l’ambientalista indiana sarà in Sardegna per il workshop sulla Salute Globale. ISDE Italia e ISDE Sardegna, Associazioni Medici per l’Ambiente, organizzano con la con la collaborazione di Navdanya International per il 28 luglio 2015, il V° Workshop Nazionale sulla Salute Globale su “Sardegna Terra Viva/Sardigna Terra Bia”. L’evento si svolgerà in Sardegna, presso il centro servizi del Nuraghe Losa, Abbasanta (Oristano) con la partecipazione di Vandana Shiva l’attivista e ambientalista indiana, leader dell’International Forum on Globalization, che ha ricevuto, nel 1993, il Premio Nobel e Presidente Navdanya International. All’evento sono invitate a partecipare le istituzioni locali, le associazioni, i comitati e i cittadini tutti.
L’evento inizierà alle 18.00 con il saluto delle autorità locali, per proseguire con un intervento di Vincenzo Migaleddu, referente di ISDE Sardegna su “Le criticità ambientali, sociali e sanitarie della Sardegna”. Poi Vandana Shiva affronterà il tema: “Manifesto Terra Viva: da una economia lineare di consumo ad una economia circolare delle risorse”. Il workshop si concluderà alle 20.00 con gli interventi di alcuni sindaci con una “Proposta per un manifesto: Sardigna Terra Bia/Sardegna Terra Viva”.
L’idea di dar vita a questo evento nasce dalla necessità di far conoscere la situazione ambientale della Sardegna. L’Isola, infatti, insieme alla Campania, è la regione dove si registrano le aree contaminate più vaste (in totale 445 mila ettari in Sardegna e 345 mila ettari in Campania). Un sardo su tre vive in un sito contaminato (contro una media italiana di uno su sei). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità in 44 SIN (Siti di Interesse Nazionale per bonifica) si sono riscontati 10 mila decessi per tutte le cause e 4 mila per tutti i tumori in eccesso rispetto ai riferimenti regionali. I dati relativi ai SIN Sardi confermano il rischio sanitario esistente.
Sono oltre 35 mila gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare e lo spazio di altri 200 mila ettari di territorio circa, è minacciato dall’approvazione dei permessi di ricerca per energia geotermica, per idrocarburi liquidi e gassosi e per altre forme di produzione energetica che entrano in competizione e/o marginalizzano le tradizionali attività agro-pastorali sarde. Inoltre sono già stati depositati, i permessi di ricerca per idrocarburi nel mare che interessano una aria estesa quasi quanto l’intera superfice dell’Isola. Ciò costituisce una minaccia per la biosfera marina di tutto il mediterraneo occidentale e non ultimo per le attività economiche che nell’isole gemelle vivono di turismo. Rimane ancora in sospeso il rischio essere scelti come deposito unico per le scorie nucleari.
Il paradigma economico proposto nel secolo scorso basato sull’estrazione lineare a senso unico delle ricchezze e delle risorse offerte dalla natura e dalla società dell’Isola, abbia già messo in pericolo la resistenza, la stabilità dei territori e delle comunità. Serve riflettere su come promuovere azioni che riconcilino le attività produttive con i cicli della natura e con la salute e il benessere anche sociale delle popolazioni, evitando che prevalgano gli interessi finanziari e speculativi dei grandi gruppi.