Voto agli immigrati. Ennesima farsa
16 Settembre 2008
Manuela Scroccu
Le vacanze, si sa, rimettono in sesto anche il fisico più provato e la mente più stressata. Le spiagge di Sabaudia poi, sono taumaturgiche. C’è scritto anche nelle brochure turistiche: avete perso le elezioni? Avete raso al suolo la sinistra? Avete un fastidioso sardo con la barba e prodiano di ferro attaccato ai polpacci come un cane al suo osso? Venite a Sabaudia e poi ripartite di slancio! Walter Veltroni è tornato e, prima ancora di scaricare l’automobile e riporre l’ombrellone e le ciabatte infradito in cantina, ha scritto una lettera a Gianfranco Fini chiedendo un impegno concreto sul tema del voto amministrativo agli immigrati (nientemeno). Veltroni è stato durissimo, come suo solito, e il Presidente della Camera è stato invitato a ricordare le sue precedenti prese di posizione (era il 2003) a favore di una legislazione in tal senso e sollecitato a favorire (addirittura) l‘eventuale iter di una legge costituzionale in tal senso. Fini ha risposto con cortese sollecitudine alla gentile missiva di Walter Veltroni e per farlo ha scelto coraggiosamente di sfidare l’indomito oppositore proprio sul palco della festa del PD, a Firenze, durante il dibattito con Giuliano Amato. Concedere il diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati, ha detto, non è una “ipotesi sciagurata” né un’idea “criminale”, a certe condizioni (ovviamente). Ma, al tempo stesso, gli immigrati devono dimostrare di essere in grado di adempiere a certi doveri. Infatti i diritti e doveri, dice Fini con il tono di accondiscendente rimprovero di chi sta dicendo una cosa ovvia ad una platea un po’ tonta, devono stare insieme. Il Presidente della Camera aggiunge, inoltre, che come non è criminale chiedere il diritto di voto agli immigrati, non è criminale l’obbligo di identità per i minori (con un gentile riferimento alla schedatura su base razziale dei bambini rom…pardon volevo dire censimento statistico). “Potrei liquidare così l’argomento”, ha detto, “ma non lo faccio sia per rispetto a Veltroni (?) sia per l’oggettiva importanza del tema; e non ho alcuna difficoltà a ribadire alcuni concetti espressi in altri tempi e con altra veste istituzionale”. Applausi e i titoli sui giornali: “Fini dice sì al voto agli immigrati”. E’ divertente questa opposizione epistolare, questo scriversi d’altri tempi, questo scambio di salamelecchi e gentilezze simil aristocratiche. Fa tanto “noi si che siamo dei signori, dei galantuomini, non come quelli della sinistra radicale che minimo minimo ve li sareste ritrovati in piazza a urlare scomposti frasi sovversive contro il governo che scheda i bambini (ma si sa, i morti non urlano) ”. Noi del piddì si scrive lettere, e guardate che non è semplice concentrarsi con tutto quel rumore di macerie del paese che crolla. Chissà in che paese vive il Veltroni che dice “nei prossimi giorni sarò primo firmatario di una legge costituzionale sul voto agli immigrati” e chiede, con gentilezza e pacatezza, l’aiuto e la collaborazione di questo governo. Perché nel paese in cui vivo io si prendono le impronte ai bambini rom perché sono geneticamente predisposti al furto; nel paese in cui vivo io si è introdotta nel nostro codice penale l’ “aggravante razziale” che ho visto applicare per la prima volta l‘altro giorno in Tribunale ad un algerino clandestino che aveva rubato una bicicletta. Altro che dialogo sul voto agli immigrati! Mi stavo quasi convincendo di essere una disadattata quando per fortuna ci hanno pensato Silvio Berlusconi e i suoi a farmi riprendere contatto con la realtà. Ed eccole le dichiarazioni di La Russa che dice “Il diritto di voto agli immigrati non è all’ordine del giorno, oggi la priorità è la lotta all’immigrazione clandestina”, e ancora “non apriremo noi un cantiere per il quale per due anni la sinistra non ha messo nemmeno un mattone”. O il sublime Castelli che dice: “quella del voto agli immigrati era una delle promesse elettorali del Pd. Una proposta sonoramente bocciata dagli italiani con il loro voto. Veltroni aspetti di vincere le elezioni per riproporla (non c’è pericolo, dico io), ma se proprio vuole fare il maître à penser delle cause perse provi a parlarne con Obama…”. Fino all’intervento definitivo di Silvio che riporta Fini al posto suo con un fermo e deciso strattonar di guinzaglio: “Il riconoscimento del diritto di voto agli immigrati non è nel nostro programma, il presidente Fini ha espresso un suo parere e non c’è all’ordine del giorno nessuna iniziativa legislativa su questo tema”. Ah, mi sembrava. Ma allora mi sa che sei tu su un altro pianeta, Walter. Interessanti le dichiarazioni degli appartenenti alle comunità di immigrati presenti nel paese. Sentito sul tema il mio amico Amar ha dichiarato: “Voto agli immigrati? Ma io non li voglio votare i vostri politici di m…a!”.