Un voto utile, ma per quale progetto?
13 Febbraio 2014Marco Ligas
Nel corso di questa campagna elettorale spesso vengono dati suggerimenti, certo non disinteressati, su come affrontare consapevolmente la prossima consultazione; sono ricorrenti due consigli: col primo si invitano gli elettori a non sprecare il voto, il secondo, apparentemente più neutrale, sottolinea che tra destra e sinistra non c’è più alcuna differenza, tutt’al più piccoli dettagli; che gli elettori dunque ne tengano conto quando faranno le loro scelte.
L’invito al voto utile è prevalente tra i sostenitori del centro sinistra, soprattutto del Pd. È comunque il segnale di come questa coalizione che pur dovrebbe tutelare, come sostiene, gli interessi di un elettorato democratico e tradizionalmente di sinistra non sia affatto sicura di sé.
Ed è curioso l’invito al voto utile. Viene da chiedersi: utile a chi e per quale progetto? Per capire meglio proviamo ad esaminare, pur in modo schematico, le posizioni dei diversi schieramenti.
Le coalizioni a cui le previsioni o i sondaggi (da valutare sempre con la dovuta prudenza) attribuiscono una possibilità di vittoria sono tre: quella del Presidente uscente del centro destra e le altre due che fanno riferimento, in modo non del tutto definito, al centro sinistra con un’accentuazione sovranista per la coalizione guidata da Michela Murgia.
Sullo schieramento di Cappellacci sappiamo; sembra comunque estraneo al rischio del voto sprecato. La sua coalizione, pur avendo registrato qualche defezione, attualmente appare abbastanza compatta nel conservare il suo bacino elettorale.
Chi rischia di più a causa del cosiddetto voto sprecato è la coalizione guidata dal Pd; non a caso sono soprattutto i suoi sostenitori che chiedono con insistenza di non votare per Sardegna possibile, ritenuta una concorrente temibile.
Ma perché un elettore incerto di sinistra dovrebbe accogliere questo invito? Il Pd e la sua coalizione (certo non in tutte le componenti) non danno un’immagine esemplare di sé sia per quanto riguarda la questione morale sia per quanto riguarda l’impostazione politica ed economica del programma elettorale. Lo stesso candidato Presidente, pur considerato unanimemente una persona corretta, non si allontana dalle posizioni neoliberiste, non a caso ha accolto favorevolmente le proposte di Monti quando lo scorso anno è diventato Presidente del Consiglio; non risulta che oggi abbia cambiato opinione.
L’invito al voto utile conserva dunque la sua ambivalenza e se non verrà sorretto da un cambio di programma difficilmente modificherà gli atteggiamenti dei singoli elettori ai quali rimane la scelta o dell’astensione (che è sempre meglio evitare) o l’opzione del meno peggio. Ma l’utilità di cui si parla è un’ipotesi che rimane lontana dai convincimenti di chi deve votare.
L’altra informazione che viene data agli elettori riguarda la natura della destra e della sinistra. Qui, usando un linguaggio politichese, possiamo dire che l’informazione assume un carattere trasversale. Sono in tanti a sostenere che destra e sinistra sono concetti che tendono ad identificarsi. E nel valutare questo processo di identificazione viene preso come punto di riferimento il comportamento reale dei partiti o delle coalizioni, così come oggi si manifesta.
Non c’è dubbio che così facendo bisogna ammettere che destra e sinistra non sono così lontane tra loro. Non a caso, se facciamo qualche esempio relativo alla politica italiana, dobbiamo prendere atto che Letta e Alfano, che pure appartengono a coalizioni differenti, votano assieme quando c’è da approvare una legge che inserisce il pareggio di bilancio nella Costituzione. E lo fanno favorendo il raggiungimento del quorum dei due terzi che esclude qualsiasi proposta referendaria. Iniziative analoghe sono state e sono molteplici sia su scala nazionale che regionale. Il pastrocchio dell’Italicum è l’ultimo in ordine di tempo.
Questi processi di identificazione tra destra e sinistra sono ormai accettati da tutti (o quasi), sembrano entrati nel nuovo dizionario della politica. Di volta in volta, ora gli uni ora gli altri, sulla base delle convenienze momentanee, sottolineano le somiglianze tra i due concetti.
Ma sono davvero queste le modalità più idonee per valutare che cosa siano la destra o la sinistra?
Penso piuttosto che, soprattutto in situazioni di grandi trasformazioni sociali, non si possano accettare paradigmi che mettano in discussione i diritti fondamentali delle persone, in particolare non bisogna rinunciare ad essere conservatori , tutelando innanzitutto l’ispirazione della nostra Costituzione.
Occorre difendere cioè i capisaldi della cultura democratica e di sinistra che possiamo sintetizzare così: 1) i diritti del lavoro non sono una palla al piede per l’economia ma vanno difesi per proteggere la dignità dei lavoratori, 2) i sindacati sono ancora oggi organizzazioni indispensabili, pur tra molteplici difficoltà, per la difesa della democrazia; devono rappresentare i lavoratori nelle trattative con le direzioni aziendali perché quando il lavoratore è lasciato solo nel negoziato diventa un ostaggio del padrone, 3) lo Stato deve occuparsi della salute dei cittadini, non può lasciare che ciascuno provveda da sé, 4) anche l’istruzione deve essere pubblica e gratuita, bisogna contrastare sin dalla scuola dell’obbligo la mortalità scolastica, 5) le tasse devono essere progressive sia sui redditi che sui patrimoni. Da quel che si ricava bisogna consolidare la politica del welfare, 6) la pace non si difende con le false missioni e sostenendo spese inaudite per la produzione di armi. Quegli investimenti vanno indirizzati altrove, devono essere usati innanzitutto per creare lavoro.
Non ho mai sentito forze di destra sostenere queste cose. Ecco, se anziché intrattenersi in dispute improduttive sull’utilità del voto o sui processi di identificazione tra destra e sinistra si definissero i progetti politici innovativi che è necessario realizzare, gli elettori avrebbero un quadro più chiaro sul come orientarsi.
13 Febbraio 2014 alle 01:07
Giusto. Ma ha sentito le cosiddette (odierne) forze di centrosinistra sostenerle? Chi ha dichiarato di volere la trasformazione delle basi militari in qualcosa di utile per la cittadinanza è solo la coalizione che sostiene Michela Murgia. Chi ha un’idea sostenibile di economia, chi chiede solidarietà e partecipazione fra e con i cittadini è Sardegna Possibile. Se guardiamo ai programmi e non a schieramenti astratti non ci sono dubbi di cosa sia il meglio. Basta fregare la gente sostenendo di essere di sinistra e nei fatti inneggiare al montismo ultraliberista o fare la ruota di scorta a questo assurdo pensiero dominante per acquisire una o due poltrone in consiglio regionale: di questa “sinistra” ne dobbiamo finalmente fare a meno
13 Febbraio 2014 alle 17:47
Capisco che il manifesto avendo storicamente optato per stare dalla parte delle minoranze, in coerenza lo faccia anche ora sostenendo Michela Murgia. Ma se il direttore fosse intelletualmente corretto direbbe ciò che dicono effettivamente i sondaggi e cioè che la Murgia è distante dalla seconda posizione di circa 18 punti. Ciò significa che è matematicamente terza.Le sue liste sono sotto il 10%. Questo significa che né Michela Murgia né alcuno della sua coalizione verrà eletto. A questo si aggiunge che per via del voto disgiunto, Cappelllacci e la destra potrebbero vincere le elezioni. Se un progetto politico non produce effetti in favore del popolo, è inutile. Si dicca quindi che Michela Murgia ha sbagliato totalmente la strategia.. solo per eccesso di leaderismo. La sua incapacità di fare alleanze e la presunzione di essere l’unica detentrice del bene, non porterà alcun beneficio ai sardi.. e come probabile neppure a lei. Saluti
13 Febbraio 2014 alle 21:28
Caro Serra, vedo che la correttezza non fa parte del tuo modo di dialogare per cui ti senti autorizzato a definire intellettualmente scorretto chi non la pensa come te. E’ comunque possibile correggere questo difetto, provaci.
Entro nel merito delle tue osservazioni. Sui sondaggi si possono dire diverse cose; è vero che oggi esistono metodi e tecniche di rilevazione che consentono di ridurre i margini di errore, però non sappiamo quando vengono usati correttamente. Per esempio: come vengono scelti i campioni?, sono rappresentativi di tutti gli elettori o sono viziati in partenza perché diano risultati programmati?
Tu dici che Michela Murgia arriverà terza. Può essere, ma questo discorso sollecita qualche considerazione sulla legge elettorale votata dalle due coalizioni che a tuo avviso si contenderanno il successo. Su questa legge le tue osservazioni sono assenti. Eppure sai che forse è peggiore persino del Porcellum, forse è anche anticostituzionale. Ciò nonostante ti preoccupi che gli elettori possano votare per la Murgia, voto sprecato dite.
In realtà c’è un altro modo perché il voto sia utile: votare per la Murgia che, non vorrei sbagliare, non ha indagati nelle sue liste e presenta un programma che si ha bisogno, a mio parere, di arricchimenti ma sembra più legato ai bisogni del popolo sardo.
14 Febbraio 2014 alle 23:19
Caro Marco, purtroppo pare che anche le liste di Michela Murgia abbiano condannati, secondo quanto riporta Vito Biolchini sul suo blog: http://www.vitobiolchini.it/2014/02/14/ci-sono-due-condannati-nelle-mie-liste-kelledda-confessa-ma-non-fa-i-nomi-uno-e-antonello-steri-di-gentes-ma-laltro-chi-e/ .
Pare che avere “liste completamente pulite” per questa nostra Isola sia davvero un’impresa.
15 Febbraio 2014 alle 11:12
Caro Stefano, se la notizia relativa alla presenza di qualche indagato o condannato in una delle tre liste che fanno riferimento a Michela Murgia è vera, il giudizio non può che essere negativo. Nella migliore delle ipotesi bisogna dire che c’è stata leggerezza nella scelta del candidato, e questa non può essere giustificata in alcun modo.
È vero che le cause delle condanne possono essere diverse. Francesco Bachis, per esempio, sottolinea come un manifestante che viene condannato per aver partecipato ad una iniziativa NOTAV non può essere giudicato alla stessa stregua di chi ruba.
Ma nel caso in esame pare che i NOTAV non c’entrino.
15 Febbraio 2014 alle 11:42
Traspare dall’intervento di M.Ligas che la differenza tra destra e sinistra non stia tanto sulle questioni ideali, ma sulle opportunità politiche (questione morale, legge elettorale, scelte economiche e sociali, ecc. ecc.).Questo è inequivocabile, come lo è il processo di “democristianizzazione” subito dal Centrosinistra, da non confondere con il Centro – Sinistra. Parlare genericamente, come Rocco. Quindici, di “fregare la gente sostenendo di essere di sinistra” è strumentale e offensivo, perchè chi dignitosamente appartiene al popolo della Sinistra di sicuro non vuole “fregare” nessuno e tanto meno i lavoratori, i giovani, i disoccupati. La Sinistra da sempre si è schierata a difesa della Costituzione e dei diritti fondamentali conseguenti: lavoro, istruzione, sanità ecc.ecc.. Ma non solo, ancor prima dei movimenti sovranisti, autonomisti, indipendentisti dell’ultima ora la Sinistra da sempre si è schierata contro l’occupazione militare-colonialista della nostra isola. Essere nella coalizione con il Centrosinistra-PD non significa che la Sinistra ha recepito, pedissequamente, anche il programma del Liberal Pigliaru. Anzi.Ciò nonostante resta il fatto che Pigliaru, nel panorama dei candidati, in verità un po grottesco, vista la fauna politica presente in tutti gli schieramenti, rappresenta una novità per onestà e capacità, se questi sono i paradigmi, che nulla ha da invidiare alle novità presenti negli altri schieramenti.
15 Febbraio 2014 alle 19:02
L’unica cosa che non dovrebbe differenziare un candidato di destra da uno di sinistra è la fedina penale. In entrambi i casi dovrebbe essere pulita, è la condizione minima che si dovrebbe chiedere a chi si candida.Per il resto destra e sinistra rimangono diverse e chi sostiene che questa differenza non esiste, come la storia insegna, è profondamente – e subdolamente – di destra.
Credo che il compagno Pintor si rivolti nella tomba.